Parte il consulto sui debiti

Parte il consulto sui debiti Da ieri al vertice Fmi di Washington si cerca una soluzione Parte il consulto sui debiti Si discute intorno al piano Brady - Ma crescono i dubbi sulla sua attuabilità - Gli Usa dicono di non avere i fondi necessari - Però non gradiscono che Tokyo prenda il loro posto -1 contrasti con la Banca Mondiale Intubo da 400 miliardi di dollari WASHINGTON — E' cominciato ieri a Washington il mega-consulto sui debiti (oltre 400 miliardi di dollari solo per l'America Latina) che schiacciano e destabilizzano il Terzo Mondo. Attorno a questa mina vagante, come mostrano i recenti disordini in Venezuela, sono destinate a ruotare le tradizionali «sessioni di primavera» organizzate dai Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. Il mega-consulto si è aperto con un primo vertice tra debitori, cioè con una riunione a livello tecnico del -Gruppo dei24- (unarappresentanza di Paesi in via di sviluppo). Il «Gruppo dei 24» continuerà i suoi lavori fino a domani e per l'ultima sessione saranno presenti i ministri finanziari. Domani scenderanno in lizza anche i creditori: è in calendario un incontro tra i ministri finanziari del «Gruppo dei sette» (Stati Uniti, Giappone, Germania federale, Francia, Gran Bretagna, Italia e Canada). Lunedi e martedi la stretta finale: «Gruppo dei dieci» (che però sono undici: i Paesi del G-7, più Olanda, Belgio, Svizzera e Svezia), «comitato interinale» del Fondo e poi un «meeting congiunto» tra vedici del Fondo e della Banca Mondiale. I Paesi ricchi e poveri sono chiamati a pronunciarsi sul pacchetto di «idee e suggerimenti» che il segretario americano al Tesoro, Nicholas Brady, ha abbozzato tre settimane fa per il contenimento del carico dei debiti che strangola la maggioranza delle nazioni in via di sviluppo. Brady ha lanciato un piano che a suo giudizio permetterà a 39 Paesi di ridurre in media del 20 per cento in tre anni i debiti contratti presso le banche private occidenta¬ li. Brady vorrebbe stimolare le banche a parziali condoni «volontari» dei prestiti e degli interessi usando risorse finanziarie dei due massimi organismi preposti al controllo e sviluppo dell'economia internazionale: Fondo Monetario e Banca Mondiale. Ma qui sorge il primo intoppo: coordinare aree e modalità d'intervento di due organismi che furono creati nel dopoguerra con una netta divisione dei ruoli (il Fondo per il controllo su monete e bilance dei pagamenti e la Banca Mondiale per i progetti di sviluppo) ma che negli ultimi anni hanno spesso invaso i ri- spettivi territori di competenza. Ancora più complesso e irrisolto il problema di dove reperire le risorse per il «piano Brady». Gli Stati Uniti hanno già avvertito che non possono sborsare grosse somme, il grave deficit del bilancio federale non consente molta libertà. Il Giappone potrebbe fare da banchiere del «piano Brady». Sembra però che gli americani non vedano di buon grado un aumento dell' influenza giapponese nel Fondo e nella Banca Mondiale. Ma anche sul piano Brady in sé si stanno sempre riù addensando dubbi c- riserve. Una riduzione dei debiti sull" ordine del venti per cento in tre anni potrebbe essere ancora troppo po'jo per rimettere in carreggiata le economie dei Paes. più indebitati, come Messico, Argentina, Venezuela e Brasile. E c'è anche chi (tra gli esperti della Banca Mondiale) non crede alla possibilità che il piano Brady abbia successo: difficilmente la riduzione dei debiti arriverebbe all'obiettivo del 20 per cento in un triennio e d'altra parte significherebbe poco se non affiancata da nuovi massicci prestiti. Si annuncia quindi grande battaglia attorno al «piano Brady» e con ogni probabilità il mega-consulto di Washington servirà al massimo per gettare le fondamenta di un' iniziativa anti-debito bisognosa ancora di molte messe a punto. Tra l'altro, non potrà recarsi a Washington un personaggio-chiave: il ministro giapponese delle Finanze, Tatsuo Murayama, trattenuto a Tokyo da pressanti impegni parlamentari. Ci sarà un suo vice, Toyoo Gyoten, ma con poteri negoziali inevitabilmente limitati. (Ansa) Nicholas Brady Un mondo di debiti (Debito estero 1988 in miliardi di dollari) BRASILE 120,1 MESSICO 107,4 ARGENTINA 59,6 VENEZUELA 35,0 NIGERIA 30,5 FILIPPINE 30,2 JUGOSLAVIA 22.1 MAROCCO 22,0 CILE 20,8 PERU' 19,0 COLOMBIA 17,2 COSTA D'AVORIO 14,2 ECUADOR 11,0 Fonte: Banca mondiale

Persone citate: Nicholas Brady, Paes, Tatsuo Murayama