La fusione non «scalda» l'Europa di Piero Bianucci

La fusione non «scalda» l'Europa Scetticismo al Cern di Ginevra per la scoperta dell'americano Fleischmann La fusione non «scalda» l'Europa Davanti a 600 colleghi lo scienziato spiega come ha prodotto energia nucleare a freddo - «Ora tocca a voi capire le ragioni del fenomeno» - Il fisico Fubini: «Non so se ha ragione, di sicuro ha molta fantasia> - Rubbia: «C'è qualcosa di misterioso» DAL NOSTRO INVIATO GINEVRA — Martin Fleischmann, lo scienziato che ci promette una energia nucleare pulita, illimitata e a basso costo, è entrato alle 14 in punto nell'Auditorium del Cern gremito da seicento fisici scettici: un chimico nella fossa dei leoni. Carlo Rubbia, premio Nobel, direttore generale del Cern, lo ha presentato come al solito con poche' parole e ha provveduto a cacciare fuori decine di operatori tv alla ricerca di scienzaspettacolo. Poi Fleischmann si e sfilato la giacca, è rimasto in camicia azzurra e cravatta blu e in cinquanta minuti ha esposto la clamorosa scoperta compiuta con il collega Pons all'Università dello Utah: la fusione nucleare con bilancio energetico in attivo ottenuta con un banale apparato per l'elettrolisi e con la modesta spesa di un centinaio di milioni in cinque anni, mentre i fisici del plasma, pur disponendo di 1400 miliardi all'anno, non sono ancora riusciti ad ottenere una fusione nucleare che restituisca almeno tanta energia quanta ne consuma. Fleischmann è stato rigoroso e prudente, ma anche deriso nell'affermare i suoi risultati. Trincerato nella sua competenza di chimico, ha evitalo di scendere sul terre¬ no minato della fisica, ben sapendo che proprio li si nascondono per lui trappole pericolose. Ha anche scherzato. •Ho fatto la foto mate' ha detto mostrando la diapositiva del calorimetro con cui ha misurato la presunta energia da fusione nucleare -perché cosi non potrete copiare-. In effetti, qualunque sia il fenomeno osservato da Fleischmann e Pons, ci troviamo davanti a qualcosa di non banale. Nella provetta dei due chimici americani scorreva un watt di elettricità e uscivano quattro watt di calore. Questo corrisponde — ha detto Fleischmann — alla fusione di deuterio in atomi più pesanti al ritmo di 10 mila reazioni al secondo. In pratica la resa energetica è più bassa, perché per produrre l'elettricità è inevitabile una forte dispersione di energia termica. Anche così però il conto rimane in attivo: il rozzo apparecchio sistemato in una stanzetta di tre metri per tre dell'Università dello Utah dà una resa del 110 per cento. E l'energia in eccesso in qualche modo deve essere spiegata. L'esperimento di Fleischmann e Pons consiste nel far passare una corrente elettrica continua in acqua pesante, cioè in acqua le cui molecole contengono un isotopo dell'idrogeno, il deuterio. La corrente fluisce tra due elettrodi, rispettivamente di platino e di palladio. Quest'ultimo ha la singolare proprietà di assorbire l'idrogeno, e quindi anche i suoi isotopi, come il deuterio e il trizio. E' tra gli atomi del palladio che si addenserebbero i nuclei di deuterio fino a raggiungere in qualche modo la fusione nucleare, con una grande produzione di calore. Non dimentichiamo che l'energia liberata da una reazione nucleare è circa un milione di volte maggiore di quella ricavabile da reazioni chimiche. Peccato che alla fine — e Fleischmann lo ha ammesso senza difficoltà — i conti non tornino: se la reazione fosse realmente di fusione, dovrebbe uscire dalla provetta anche un potente flusso di neutroni. Invece i neutroni osservati sono appena un miliardesimo di quelli previsti. Inoltre sì dovrebbe avere una produzione di trizio e di elio 3, ma anche questi non sono stati rilevati nella quantità prevista. Rimane l'enigma del calore sviluppato, dell'energia in eccesso. Ma questo, ha lasciato intendere Fleischmann, è un problema che dovranno risolversi i fisici. Alla fine del seminario, un applauso, poi molte domande. La prima, la più imbarazzante, viene proprio da Rubbia: •Perché non avete provato a rifare l'esperimento con acqua normale al posto dell'acqua pesante? Così si chiarirebbe subito se sì tratta di vera fusione nucleare-. •Ci abbiamo pensato — è la vaga risposta — ma c'è stato troppo poco tempo-. Poi arrivano le domande di Van Hove, di Ugo Arnaldi, di Franco Bonaudi. Fleischmann diventa allora meno elusivo, circoscrive nettamente la sua competenza, si arrocca nella torre ben munita dell'eccesso di calore registrato (misura che i chimici sanno fare molto bene) e rilancia ai fisici la questione delle altre misure: vedano loro se c'è una teoria che spiega la mancanza di neutroni, di trizio, di raggi gamma e così via. Lui, lascia capire, un'idea ce l'ha: forse è una questione di «elettroni pesanti», che potrebbero favorire l'avvicinamento tra i nuclei di deuterio. In ogni caso non è tanto la teoria che gli interessa, quanto il fenomeno in sé e le sue potenziali applicazioni pratiche. Non per niente ha già protetto la sua provetta magica con tre brevetti, mentre soltanto in maggio su -Nature- uscirà l'annuncio scientifico ufficiale. Dice Rubbia: •Mi viene in mente la storiella di quell'archeologo che, scavando nella sabbia del deserto, trova la punta di una piramide e dice: può essere la scoperta archeologica del secolo, tutto dipende da quanto va in profondità-. Intorno alle provette di Fleischmann e Pons sono già in molti a scavare. Ma i responsi sono contraddittori, non tutti trovano che la piramide continua sotto terra. Al Sandia Laboratory (Usa), ad Harwell (Inghilterra) e in un istituto olandese finora non si è riusciti a riprodurre l'esperimento. La cosa invece è parzialmente riuscita — si è saputo ieri alla Columbia University di New York — a Steven Jones, che già contende a Fleischmann la priorità della scoperta. Parliamo ancora con Rubbia. -Che il processo avvenga è confermalo. Dalla provetta esce più energia di quella che entra, non mi sembra però che possa essere un processo di fusione ordinario. C'è qualcosa di misterioso, non è neppure provato che il fenomeno sia realmente dovuto al deuterio-. Se l'annuncio venisse smentito, non c'è il rischio che ne risenta l'intera ricerca scientifica? Non potrebbe es¬ serci un taglio dei finanziamenti a tutti gli studi sulla fusione? -Sarebbe come se un uomo ricorresse a una certa operazione chirurgica per risolvere i suoi problemi sentimentali. No, in realtà la cosa da sottolineare è l'enorme interesse dell'opinione pubblica, giornali e tv, per questa vicenda. Significa che tutti si sono accorti che sul cruscotto del mondo si è accesa la spia rossa della crisi energetica e che la gente spera nella scienza per la soluzione di questo problema di dimensioni planetarie, sul quale si gioca il futuro-. Il Cern sottoporrà a verifica il lavoro di Fleischmann? -Non è il nostro compito. Qui facciamo altre cose, c'è un programma di ricerca ben preciso e va avanti quello-. Ma in sostanza, lei crede alla scoperta della fusione in provetta? -C'è un modo di dire vallese che suona: non è vero, ma non è neppure falso-. Una battuta, infine, di Sergio Fubini, illustre fisico teorico, uno dei promotori del progetto italiano Ignitor per la fusione nucleare: -Non so se Fleischmann abbia ragione, ma se il suo seminario fosse una tesi di laurea gli darei 110 per la fantasia-. U prossimo futuro ci dirà se è solo fantasia. Piero Bianucci

Luoghi citati: Europa, Ginevra, Harwell, Inghilterra, New York, Usa, Utah