«I camalli sono pronti a trattare» di Francesco Cevasco

«I camalli sono pronti a trattare» Il console Batini di Genova: «Se però il commissario del porto non si dà una calmata, sciopero a oltranza» «I camalli sono pronti a trattare» «L'ammiraglio è andato al di là dei decreti Prandini, deve smetterla di trattarci come soldatini» - I portuali accolgono con favore la proposta del de Guarino: «Una società per azioni che opera in regime di concessione» MILANO — Dopo tre mesi di sciopero Paride Batini, il console dei camalli, il capo dei 2136 portuali genovesi, lancia una ciambella di salvataggio. E ripropone -l'interpretazione minima» dell'opposizione ai decreti del ministro Gianni Prandini sulla riorganizzazione del lavoro in banchina. «Per tornare al lavoro — spiega il console — ci basta la sospensione dei provvedimenti adottati dall'ammiraglio Giuseppe Francese, il commissario del Consorzio autonomo del porlo. Con la sua solerzia. Francese è andato ben al di là di quanto previsto dai decreti Prandini. Se l'ammiraglio si dà una calmata lo sciopero si sospende, la trattativa comincia e il buon senso prevale. Altrimenti...». Altrimenti? -Noi andiamo avanti, avanti, avanti. Se non succede niente lo sciopero continua. A oltranza». Uno spiraglio di pace, dunque, ma anche uno squillo di guerra. Per mandare questi segnali Batini è venuto a Milano (-il più grande "porto" industriale d'Italia-). Qui il profpssor Giuseppe Guarino, ex r.ùnistro delle Finanze, de, ha spiegato la sua proposta -Porto 1992». Un'idea che piace ai portuali (-71071 abbiamo avuto problemi a rivolgerci a un de: Guarino è serio e autonomo, come noi-). Piace perché propone una società per azioni •che non significa privatizzazione, ma opera in regime di concessione- da parte dello Stato. Perché nella società dovrebbero essere presenti -le rappresentanze produttive dell'Italia centro-settentrionale, le imprese armatoriali e di trasporto, Regione, Provincia. Comune, banche e la compagnia del lavoro portuale-, cioè i camalli. Perché i lavoratori avrebbero -garantita la conservazione dei risultati dello status pregresso per un periodo transitorio- anche se •dovrebbero ragionevolmente accettare la modifica in un normale rapporto di dipendenza entro il 1992 o poco dopo-. E mentre Guarino dipin¬ geva questo quadretto di concordia tra le parti sociali, da Genova (ammiraglio Francese) e da Roma (ministro Prandini) rimbalzavano altre accuse contro i camalli. Insomma, Batini, ormai la più leggera che vi beccate è: ostinati difensori di privilegi antistorici. • Cosi ci dipinge qualche irresponsabile. Come si può definire irriducibile chi, come noi, aveva chiesto il ritiro dei decreti Prandini, poi si accontentava della sospensione e giù fino alla semplice richiesta di revocare prima e di congelare adesso i soli provvedimenti locali, genovesi, del commissario al Cap?». Che cosa vi chiedono Prandini e Francese? •Il ministro si comporta come se il diritto di sciopero in Italia non esistesse. L'ammi¬ raglio come se i portuali fossero i suoi soldatini. Un solo esempio: fosse per lui un portuale può essere chiamato al lavoro e poi rispedito a casa dopo tre ore-. E invece voi volete il salario garantito anche quando scioperate... •Lo dica un'altra volta e la mando in galera. I portuali stanno pagando di tasca loro. E caro. Certo il danno provocato da questa situazione è enorme. Per noi portuali è addirittura incalcolabile. Abbiamo tutti contro. Non siamo irresponsabili: le navi passeggeri viaggiano, le merci deperibili sono scaricate, ci muoviamo dentro il codice di autoregolamentazione». Prandini sostiene che vi opponete a una innovazione indispensabile per abbassare i costi del porto e renderlo competitivo con i concorrenti europei. ■Quando parla di queste cose il ministro fa dei raffronti che non stanno né in cielo né in terra né in mare. Prendete la rotta Milano-Singapore, fatevi viaggiare 2 mila container, se arrivano a Singapore via Rotterdam il costo è superiore di 3 miliardi a quello del viaggio via Genova». Francesco Cevasco