Processo Cirillo: la dc si ritira Culolo tace, il teste ritratta di Giuseppe Zaccaria

Processo Cirillo: la dc si ritira Cutolo tace, il teste ritratta Per il falso documento dell'Unità nessuno è parte civile Processo Cirillo: la dc si ritira Cutolo tace, il teste ritratta Non ci sono state le preannunciate rivelazioni sulle trattative per il rilascio dell'assessore NAPOLI — La democrazia cristiana rinuncia a chiedere dure condanne. Raffaele Cutolo non parla. Enrico Madonna, il supertestimone, ritratta quasi tutto. Ecco, finalmente, le coordinate del nuovo «processo Cirillo». Alla sua prima vera udienza, il giudizio che avrebbe dovuto fare chiarezza sul rilascio dell'assessore regionale de, sulle presunte trattative fra uomini politici, camorra, servizi segreti e terroristi — su uno dei momenti più foschi, insomma, della politica di luesti anni — ha rivelato la sua cifra. Non ci saranno processi al passato, non esploderanno polemiche né folgoranti rivelazioni. Sarà perché siamo a Napoli, ma la tentazione di liquidare tutto col classico «chi ha avuto ha avuto» è già forte. Lo spirito di rivalsa della de? Scomparso, o meglio diluito dagli anni e dal clima nuovo, n partito che quattro anni fa, all'epoca dello scandalo, querelava l'Unità per il falso documento, adesso fa sapere che di costituirsi parte civile non ha alcuna intenzione. Con una lettera a firma del segretario amministrativo, Severino Citaristi, la de afferma di non voler infierire: costituirsi in giudizio significherebbe manifestare contro gli autori del falso una condotta 'eccessiva e persecutoria, estranea agli ideali del partito-. Raffaele Cutolo, «boss» in disarmo, arriva dinanzi ai giudici solo per dire: «Con tutto il rispetto, non intendo rispondere». E il teste-chiave, infine, ingrana una spettacolosa marcia indietro: «/ politici? Non ne ho mai periato. I verbali dicono il contrario? Ero spaventato, confuso. Trattative, miliardi, riscatti? Non ne so nulla...». Collegare i tre avvenimenti di ieri può essere arbitrario, eppure la sensazione che qualcosa sia avvenuto dietro le quinte del processo è piuttosto netta. Ieri, al termine di un'udienza estenuante, Enrico Madonna, già detenuto per rapina, poi avvocato dei camorristi, infine me.'zo «pentito», dopo aver cancellato tutte le ammissioni sulla vicenda Cirillo si è avvicinato alle gabbie e, commosso, ha avvinghiato Cutolo in un problematico abbraccio attraverso le sbarre. I carabinieri li hanno separati. Mentre l'ex supertestimone veniva portato via, Cutolo gridava: -E che modi sono? Che processo è questo? Adesso due amici non possono nemmeno abbracciarsi?». La terza udienza si apre nel segno delle eccezioni: il difensore di Luigi Rotondi, l'autore del falso pubblicato àaìl'Unità, chiede che il processo venga dichiarato nullo per incompetenza territoriale. Dopo una lunga camera di consiglio il Tribunale respinge l'eccezione. I difensori del quotidiano comunista chiedono la convocazione di altri testi: il più importante è libero Gualtieri, senatore repubblicano. Come presidente del comitato di controllo sui servizi di sicurezza, il parlamentare avrebbe indicato in una bozza di relazione i nomi dei politici che «trattarono» con Cutolo la liberazione dell'assessore. Quando il vero processo si apre, sono quasi le 13,30. Primo interrogatorio, quello di Cutolo. «Don Raffaele» ha fatto sapere per settimane, attraverso i suoi legali, che questo sarà il «suo» processo, che il vero accusatore sarà lui. Adesso invece il capo della «nuova camorra» ostenta distacco. 'Presidente, con tutto il rispetto, parlerò solo quando avrò capito chi sono le parti lese, chi sono quelli a cui avrei fatto l'estorsione». L'accusa di estorsione nasce dai miliardi che parenti di Cirillo e politici de avrebbero versato a camorristi e brigatisti rossi per il rilascio dell'assessore. 'Mi riservo di parlare alla fine del processo: dimostrerò che la vera estorsione l'ho subita io», conclude Cutolo. Si alza e torna nella gabbia. Poco dopo, Enrico Madonna non sarà da meno. Arrestato in America, era stato luì il primo a fornire al giudice istruttore Carlo Alemi elementi sulle «trattative» per Cirillo. Adesso però non ricorda: anzi, smentisce. 'Cirillo? Non ne so nulla, allora non ero neanche difensore di Cutolo. Ami, se 10 fossi stato gli avrei consigliato di lasciar perdere certi contatti. So cosa gliene è derivato: prima gli hanno promesso tutto, poi glielo hanno tolto...». Sapere «chi promise cosa» sarebbe interessante, ma l'avvocato Madonna è un fiume in piena. Impossibile interromperlo, ottenere chiarimenti. Negli Usa, ad Albany, interrogato dal giudice italiano aveva indicato certi nomi. Cutolo, aveva detto, venne visitato in carcere da Patriarca, Manfredi Bosco, Flaminio Piccoli. Adesso nega: 'Ricordo solo 11 nome di Patriarca. Me l'aveva riferito il camorrista Casillo: mi disse di far sapere a Cutolo che Patriarca sì interessava della sua sorte...». Negli Usa, il supertestimone aveva raccontato anche delle condizioni poste da Cutolo per 1'«interessamento»: restare nel carcere di Ascoli, nessun processo per la sorella Rosetta, una perizia del professor Semerari che lo giudicasse infermo di mente, appalti in Irpinia per i suoi amici. Adesso giura: 'Queste cose non le ho mai dette. In America firmai i verbali soltanto perché ero in isolamento, solo, disperato. Mi picchiavano tutti i giorni, volevo impiccarmi. Dissi certe cose solo perché volevo tornare in Italia...». Giuseppe Zaccaria

Luoghi citati: Albany, America, Italia, Napoli, Usa