Tavola rotonda: ultimo brivido a Varsavia

Tavola rotonda: ultimo brivido a Varsavia Nonostante l'assenso del Plenum salta la firma del patto anticrisi, si litiga sui dettagli Tavola rotonda: ultimo brivido a Varsavia Walesa: «Mancano ancora i puntini sulle i» - L'opposizione chiede che il futuro Senato abbia diritto di veto - Contrasti sulla percentuale di voti necessaria per l'approvazione di una legge - Divergenze sui poteri del capo dello Stato DAL NOSTRO INVIATO VARSAVIA — Ostacoli dell'ultima ora, imprevedibili come i primi temporali di primavera, stanno rallentando la conclusione della «tavola rotonda» polacca. Uno stallo forse passeggero, sbloccato in extremis dal Plenum del Comitato centrale del partito comunista, il quale comunque ha fatto piombare il Paese nel clima cupo dell'incertezza. Sono svaniti di colpo gli entusiasmi delle ultime settimane quando si dava per scontato il suggello dell'intesa fra governo e opposizione, e da ieri sera molti a Varsavia sfogliano preoccupati la margherita. Verrà siglato l'accordo, e quando? Naufragherà in un mare di polemiche od approderà felicemente in porto? Unico dato sicuro per ora è lo slittamento di almeno due giorni della cerimonia finale a Palazzo Radziwill, sede del Consiglio dei ministri, prevista lunedì prossimo. Due mesi di intensi negoziati non sono bastati al potere ed a Solidarnosc per fissare gli infiniti dettagli del compromesso sui tre temi in discussione: pluralismo sindacale, apertura politica e riforme economiche. In linea generale la triplice convergenza fila via abbastanza liscia, i contrasti di fondo sembrano ormai smussati al minimo, ma Lech Walesa continua a scuotere la te¬ sta, dice che "mancano ancora i puntini sulle i». Quelli che il premio Nobel aveva tentato invano di scrivere mercoledì nel faccia a faccia di dieci ore con il ministro degli Interni Czeslaw Kiszczak. I due antagonisti si incontreranno perciò di nuovo dopodomani a Magdalenka, elegante sobborgo della capitale, assieme a due mediatori della Chiesa cattolica nella speranza di superare l'impasse che si annida fra le righe del documento congiunto sui poteri del Parlamento e del Capo dello Stato. L'opposizione sollecita patti chiari riguardo le prerogative dell'Assemblea nazionale, ossia diritto di veto da parte del futuro Senato (dove presumibilmente avrà la maggioranza assoluta) nei confronti della Camera dei deputati controllata dal regime secondo la ripartizione prefissata dei seggi (65 per cento alla coalizione governativa del poup e dei due partiti fiancheggiatori, il restante all'altra Polonia, estranea al marxismo). In più, Solidarnosc chiede che l'approvazione delle leggi transiti attraverso la forca caudina del consenso di due terzi del Parlamento, un quorum invece sgradito al generale Jaruzelski. Per non correre pertanto il rischio di finire in minoranza, il generale-presidente ha contropro¬ posto la soglia dei due quinti subito definita «inaccettabile» da Bronislaw Geremek, il principale consigliere di Walesa. C'è poi la spinosa questione sui doveri del Presidente della Repubblica. Il vertice comunista li vorrebbe totali, incondizionati, compresa la facoltà di sciogliere le due Camere e promulgare l'emergenza nazionale in caso di «attentato» al sistema, se, ad esempio, fossero rimesse in gioco l'alleanza con l'Unione Sovietica e l'appartenenza al blocco orientale, mentre l'opposizione tenderebbe piuttosto ad imbrigliarli. Sì al potere dell'Esecutivo purché sempre sottomesso al vaglio parlamentare. Della situazione cosi ambivalente si è occupato a lungo l'assise dei 110 membri del Plenum convocata a pcrte chiuse nel palazzone bianco della Aleja Jerozolimskie, vicino alla Vistola, in una ridda di voci contrastanti. Era stata avanzata infatti l'ipotesi di un drammatico show-down tra falchi e colombe, tra conservatori e riformisti sulla falsariga dello scontro di febbraio in cui Jaruzelski fu costretto a minacciare le dimissioni pur di far prevalere la sua linea innovatrice. E che le acque fossero agitate lo confermava d'altronde la dichiarazione resa alla vigilia da Stanislaw Ciosek, membro influente del Politbjuro: -Il dialogo con l'opposizione comporta la revisione dei principi fondamentali sulla stabilità nazionale». Guardia alzata, quindi, a non cedere senza precise garanzie i privilegi del monopolio goduti dalla fine della guerra, però anche ricerca dell'unità interna per evitare pericolose spaccature nell'apparato. Cosa che puntualmente si è avverata con una risoluzione, approvata in serata all'unanimità, di pieno appoggio all'operato dell'Ufficio politico (sarà indetta il 4 maggio la conferenza nazionale dei delegati) e l'invito caloroso a proseguire nel segno della trasparenza sulla strada del «contratto sociale» da firmare con l'opposizione. Pertanto nessuno sbarco 'li forza degli intransigenti capeggiati dal leader dei sindacati ufficiali. Alfred Miodowicz. protagonista di un clamoroso voltafaccia. Contrario fin dall'inizio dei colloqui all'inevitabile rilegalizzazione di Solidarnosc. egli aveva ritirato all'improvviso il consenso all'indicizzazione salariale definendola •un'arma iiwfficace a svejitarc gli scioperi selvaggi-. Una mossa che ha messo in seno imbarazzo la delegazione governativa, adesso però Miodowicz è rientrato nei ranghi. Piero de Garzarolli

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