Serena non tornerà a casa

Serena non tornerà a casa Non c'è ancora la sentenza, ma prevale l'orientamento negativo Serena non tornerà a casa Prima camera di consiglio dei giudici: pm contrario all'affidamento ai Giubergia - La decisione lunedì o martedì • Gli operatori che seguono la bambina: «Sta bene, non ha subito traumi per il distacco» TORINO — E' quasi certo: Serena non tornerà a casa. I giudici non hanno ancora deciso e la sentenza è prevista soltanto per lunedì o martedì. Ma, dopo la camera dl consiglio di ieri, resta poco spazio alla speranza di Francesco e Rosanna Giubergia e di quanti in questi giorni con loro si sono schierati. Il parere depositato dal procuratore Oraziana Calcagno, non vincolante ma circostanziato in tre cartelle dattiloscritte, è negativo. E gli operatori che seguono la bambina, nella comunità dov'è ospite dal 15 marzo, sostengono che Serena sta bene, fisicamente e psicologicamente. Sembra quindi che nessun fatto nuovo emerga a far tornare i giudici sulle decisioni già prese. Una riunione sofferta, quella di ieri, caratterizzata dall'interesse, da parte di tutti, a stabilire quale sia davvero il "miglior bene- di Serena. Nella stanza in fondo al corridoio del primo piano, Tribunale per i minorenni, alle 9 si sono sedute intorno al tavolo dieci persone: il presidente Camillo Losana, il giudice a latere Giulia De Marco, il procuratore Graziana Calcagno, i due giudici onorari dottoressa Rosignoli, assistente sociale, e dottor Basunti, la psicologa e il medico legale consulenti del Tribunale che hanno seguito la bimba in questo periodo, il neuropsichiatra infantile e perito di parte Vittorino Andreoli, l'avvocato dei Giubergia Leonarda Strippoli e il suo collega torinese Scalia. La porta s'è riaperta alle 15 passate. Oltre otto ore di dibattito, interrotte soltanto da un paio di pause di qualche minuto alle Ile intorno all'una. Che cosa è successo, che cosa si sono dette quelle dieci persone in tanto tempo? Due i problemi di fondo da risolvere, l'uno subordinato all'altro. Stabilire se, dal giorno in cui è stata allontanata da Racconigi, Serena abbia dimostrato per il distacco una sofferenza inguaribile. E, in caso di risposta affermativa, se si possa anco¬ ra affidarla alla famiglia Giubergia. Questa soluzione aprirebbe infatti un varco pericoloso nella legge 184/83, e anche la corte d'appello ha espresso severe riserve sul comportamento della coppia durante i quattordici mesi di convivenza con la bambina. Sul primo punto si sono fronteggiati i consulenti del Tribunale e il professor Andreoli. Secondo il medico legale, le condizioni di Serena sarebbero soddisfacenti: non rifiuta i pasti e dorme tranquilla, è in buona forma. Se lutto, disperazione per il distacco ci fosse, quindi, questa non si ripercuoterebbe sulla salute fisica. Dal punto di vista psicologico, poi, la bambina sarebbe tranquilla: l'esperta che la segue dice che le due settimane di separazione dal fratello adottivo Nasario, e dall'ambiente cui era abituata, non hanno prodotto traumi evidenti. Serena si sarebbe insomma adattata alla nuova situazione, tanto da non piangere, da non chiamare la mamma, da giocare allegra con gli altri bimbi della comunità. Tutte cose documentate in una videocassetta che, ieri mattina, era a disposizione degli avvocati e del perito di parte. Ma il professor Andreoli ha Eva Ferrerò (Continua a pagina 2 In prima colonna)

Luoghi citati: Racconigi, Torino