Dopo sedici anni torna Giulini uno dei grandissimi

Dopo sedici anni torna Giulini uno dei grandissimi Domenica 2 all'Auditorium: il ricavato del concerto devoluto alla Fondazione per la ricerca sul cancro Dopo sedici anni torna Giulini uno dei grandissimi E, stata un'idea bella oltre che inconsueta per la musica sinfonica, «aprire- al pubblico la prova generale del concerto di domenica 2, ore 18 all'Auditorium, che Carlo Maria Giulini ha dedicato alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro e all'Associazione Amici degli Handicappati. Un'idea che ancora una volta denota con quanta sensibilità il maestro si accosta alle opere di solidarietà umana. Far pagare il biglietto anche per la prova generale (che, ricordiamolo, è un concerto in piena regola), significa incrementare il «fondo» destinato alle due associazioni. La generale si svolgerà sabato 1° aprile alle 17,30. Biglietti in vendita al Salone La Stampa, via Roma 80. Costo 20 mila lire. A Torino Carlo Maria Giulini manca da 16 anni: ritorna per dirigere / Filarmonici di Torino, che per l'occasione, si avvalgono di altri strumentisti di chiara fama: come il flautista Griminelli, il fagotto Daniele Damiani, primo della Berliner Philharmoniker; la spalla Mario Ferraris; musicisti della Scala e dei Virtuosi di Roma. Ed è quasi superfluo dirlo, un avvenimento molto atteso a Torino, sia per la partecipazione straordinaria di Giulini, sia per le finalità umanitarie del fatto musicale. Giulini dirigerà la Quarta Sinfonia di Schubert e la Quarta di Brahms, che hanno organici assai diversi: la prima appartiene al primo romanticismo viennese; la seconda al tardo romanticismo tedesco. Marcello Rota, bravissimo primo corno, ormai avviato alla brillante carriera di direttore d'orchestra, ha preparato con particolare cura i fiati, che hanno un ruolo importantissimo. Dice Rota: «Ho cercato gli elementi migliori per questo evento che sta molto a cuore ai Filarmonici, ma anche a tutti coloro che amano la musica e la ritengono veicolo di sentimenti di solidarietà umana». «E posso dire, mi si consenta il paragone automobilistico, che sono tutti strumentisti di «Formula Uno». Per Brahms, seguendo la consuetudine della grandi formazioni orchestrali come i Berliner, i Wiener, i Filarmonici della Scala, ho curato il raddoppio delle prime parti negli ottoni, ma anche nei legni» (gli strumentini così definiti sono: flauti, oboi, clarinetti, fagotti, costruiti in origine in legno e costituiscono una famiglia di strumenti nell'orchestra classico romantica n. d. r.). «In Brahms — conclude Marcello Rota — il solista di flauto ha un gran da fare, come del resto tutti i corni. Molti sono i passi a quattro nella parte iniziale del primo tempo e per tutto il secondo della sinfonia». Bruno Oddenino, primo oboe dei Filarmonici e responsabile con Vittorio Muò della Scuola di Alto Perfezionamento di Saluzzo, spiega: «Credo di poter affermare che nella Sinfonia di Schubert ci sia un intreccio armonico e melodico intimo che si evolve con le sonorità eroiche e drammatiche. Della Quarta di Brahms si potrebbe dire: è una sinfonia che non inizia, la continuazione ideale di un discorso già affrontato in altri temi musicali, che rispecchia la maturazione spirituale di Brahms». «Ma — continua Oddenino — per ottenere pregevoli risultati, è necessario che l'intonazione dell'orchestra sia assolutamente perfetta, basata sugli armonici naturali e non ricerchi effetti strani. Voglio dire che non ci si può basare sull'intonazione del sistema temperato, quello del pianoforte dove, per esempio, il do diesis e il re bemolle sono omofoni». «Quando studiamo e analizziamo in sezioni di piccoli gruppi — dice ancora Oddenino — cerchiamo di evidenziare le rotondità del suono, fino ad ottenere un'intonazione naturale. Il che impreziosisce l'esecuzione». La Quarta delle otto sinfonie di Schubert, a cui lo stesso compositore vienne¬ se diede il titolo di La tragica, fu terminata il 27 aprile del 1816 e richiede un organico particolare: 12 violini, 10 secondi, 8 viole, 6 violoncelli, 4 bassi, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni e 2 trombe, 2 triangoli, 1 timpano. Non si differenzia molto dalle prime tre sinfonie, ma ha una peculiarità: l'adagio che introduce il primo tempo, il terzo e il Finale, rivela gli inconfondibili segni della genialità di Schubert e colpisce per il suo carattere cupo, tragico, mentre tutto il resto ha un carattere melodico e assai discorsivo: quasi un lieto conversare dei fiati. La Quarta in mi minore di Brahms fu eseguita il 25 ottobre 1885 ed è l'ultima pagine sinfonica del grande compositore tedesco, l'ultiuma suprema manifestazione della sua vocazione per l'arte della variazione; un tema di otto misure in cui la forma barocca della Passacaglia da tempo dimenticata, trova la sua migliore realizzazione. E si pensi al grande travaglio nel comporre questa stupenda musica: quando si decise a metter nero sul pentagramma, aveva 44 anni e usciva da una lunga crisi di coscienza. Von Bulow la chiamò la Decima, avendola considerata come naturale prosecuzione delle Nove sinfonie di Beethoven. Armando Caruso Carlo Maria Giulini dirigerà all'Auditorium i Filarmonici di Torino

Luoghi citati: Roma, Saluzzo, Torino