Pasquetta, facciamo merenda di Sandro Doglio

Pasquetta, facciamo merenda Pasquetta, facciamo merenda La Pasquetta può essere celebrata sui prati, con qualche cibo portato da casa, oppure in una trattorìa di campagne o di collina (e non c'è che l'imbarazzo della scelta, specialmente sulla collina torinese), o infine anche in un bel ristorante, di quelli che — per salvare le apparenze di festa campagnola — abbiano almeno un giardinetto o un po' di verde intorno. Ma che cosa sì mangia in Piemonte a Pasqua e a Pasquetta? La tradizione dice che l'agnello — in costolettine o arrosto — è quasi di rigore, simbolo evidente delle feste della Resurrezione. Ma la campagna si è ormai svegliata, e il verde spunta un po' dappertutto, offrendo insalatine gustose, i primi asparagi, la possibilità di far verdi frittate. Come antipasti molti ristoranti riprendono a presentare i pesci «in carpione»; tra i ••primi» sempre validi sono gli agnolotti o i tajarin. Nei dolci, oltre all'uovo di cioccolato (che, si racconta, fu inventato proprio a Torino nell'Ottocento, da una certa vedova Giambone), «panna cotta» o una croccante crostata di frutta. Pasquetta cade anche nella stagione in cui si può bere bene il vino dell'ultima vendemmia, che dovrebbe essere stato imbottigliato da pochi giorni: perciò Barbera giovane, Dolcetto, Grignolino, eccetera. Con un goccio di Moscato o di Asti Spumante (che quest'anno sono eccezionali) per brindare e finire con la bocca dolce. La tradizione di andare a tare -'merenda» nel giorno di Pasquetta è molto antica in Piemonte, soprattutto a Torino. Si festeggiava 'l dop disné die marende, il pomeriggio delle merende: fin dal 1500 o 1600 in quel pomeriggio tutti gli abitanti della città — anche, soprattutto i più poveri — andavano nei prati della periferia oppure sulla «rampa» del Monte dei Cappuccini, appena al di là di Po, per consumare una merenda sull'erba. Ma in passato a Torino si festeggiava anche la Maderna die marende, l'8 settembre. In quel giorno, infatti — ricorrendo l'anniversario della vittoria sui francesi che assediavano Torino nel 1706 — il popolo saliva a Superga (santuario eretto proprio per ricordare la fine del terribile assedio ), ed era quella una nuova occasione per consumare una marenda sui prati. L'abitudine della «merenda di Superga» fu mantenuta persino durante i primi anni dell'occupazione francese: un decreto del-14 Fruttifero, anno Vili» (cioè il 1° settembre 1800), stabilisce infatti che «la festa solita celebrarsi nel Piemonte il dì 8 settembre in onore della B. Vergine sarà in ogni sua parte eseguita. Essa sarà diretta a porgere voti all'Altissimo per ottenere la pace». La festa però a poco a poco si spense, e non fu ripresa che nel 1814 — ma con poco successo — con il ritorno a Torino dei Savoia. Sandro Doglio

Persone citate: Barbera, Giambone, Maderna, Moscato, Savoia

Luoghi citati: Asti, Ottocento, Piemonte, Torino