Un guardaroba da battaglia

Cresce l'interesse dei civili per uniformi e accessori militari Cresce l'interesse dei civili per uniformi e accessori militari Un guardaroba da battaglia IL «fascino della divisa» è stato fino agli Anni 50 un principio estetico di cui le signore si sono sempre servite per apprezzamenti indiretti e a volte «maliziosi» nel confronti dei militari di mestiere o di leva. Nei due decenni successivi è tramontata questa predilezione per l'uniforme, che ha però mantenuto una sua presenza nella moda giovane con una netta inversione di significato. Le giacche o i cappelli del marines indossati come «citazione a monito» dagli hippies e gli eskimo grigio-verdi adottati dalla contestazione sessantottina hanno mantenuto in vita e abilitano all'uso civile tutto un sottobosco dell'usato e un fiorente mercato di eccedenze di magazzino (o «surplus» militare) a uso prima dissacratorio e poi, con l'inizio del decennio Ottanta, anche puramente estetico. Parecchi stilisti si sono ispirati alla sobrietà di linea di certe uniformi, e numerose aziende di capi tecnici ne hanno mutato la funzionalità e la praticità al punto da stimolare un collezionismo nuovo, recentemente diffusissimo, per il capo «originale». Se fino a dieci anni fa in Italia il punto di vendita d'obbligo era solo il mercatino di Livorno (dal dopoguerra fonte di approvvigionamento per tutti gli appas¬ LE variazioni meteorologiche improvvise, accompagnate da sbalzi di temperatura, in questo periodo sono all'ordine del giorno. Tutti risentono questi cambiamenti, ma con reazioni differenti. L'organismo umano reagisce attraverso un sistema di controllo nervoso e ormonale: quando questo meccanismo non è perfettamente funzionante, si diventa meteorosensibili o meteoropatici e si accusano disturbi che cambiano a seconda delle cause: temperatura, pressione, umidità. Fin dai tempi antichi si conoscevano gli effetti negativi di venti come lo scirocco, caldo e umido, o il fóhn, caldo, secco e violento (proprio di alcune vallate transalpine). Più di recente si è scoperta la sindrome di «Baizac-Gualtierotti», provocata dalla depressione barometrica (nuvole basse). Non è un fenomeno marginale. Si calcola che su cento persone, almeno dieci (e in certi casi si può arrivare a trenta) soffrono di disturbi legati alle condizioni meteorologiche. I più esposti sono ste europee), le «Tiger Stripe» (per giungle asiatiche), le «Olive» (tipo Corea e Vietnam), le «Desert» (per savane e deserti), e perfino le «Desert night» (per mimetizzarsi di notte liei deserto è stato programmato al computer un disegno a rombi e linee geometriche, nero su verde scuro, che farebbe invidia ad Armanl o Cai-din). Costano tutte 200 mila lire circa, complete di pantaloni. Sorvolando sulle introvabili tute artiche e da montagna (primaverili, autunnali o invernali) passiamo a quelle da pilota dell'US Air Force ignifughe (nuove arrivano a più di 200 mila lire) e ai famosi «Bombers» (giubotti di volo in nylon lucido, verde, blu o nero, con interno imbottito «doublé face» colore arancio, 150 mila lire). Grande successo ottengono i vari cappellini: da fatica con visiera, verdi o «camo» (12 mila lire) e a tesa larga e Coscia per «camouflage», con passanti speciali per inserire ramoscelli o altri elementi ambientali a piacere (i «Boonies», 20 mila lire). Un buon mercato hanno 1 cinturoni (25 mila), le giberne (15 mila), e gli zainetti (30 mila), tutti altamente tecnici, apprezzati anche da molti fotografi professionisti, come gli occhiali speciali degli elicotteristi (50 mila). Ottima fama gode anche il tutto spendono miliardi in ricerche e usano materiali spesso non reperibili sul mercato civile». Ecco dunque ciò che è maggiormente apprezzato dai collezionisti di -militaria» (neologismo ormai affermato che indica qualità e originalità nel settore). Al primo posto nelle richieste sono i capi dell'esercioto americano della Seconda guerra mondiale, della Corea e del Vietnam; seguono poi le divise tedesche «nazl» (una tenuta da ufficiale delle SS, anche con le tarme, può valere un milione), quelle russe che arrivano ora dall'Afghanistan, quelle inglesi (per lo più giubbotti da pilota), quelle della Legione straniera francese (soprattutto i «Kepi») e, all'ultimo posto, quelle israeliane e quelle italiane del periodo fascista. Ma parlando dei modelli Usa oggi più venduti e indossati (da appassionati di fuoristrada, survival e outdoor in genere), occorre sapere che esistono infinite divise adatte alle esigenze più specifiche e «tattiche». Sono sempre più rare le vecchie tute mimetiche da combattimento e quelle verde oliva da fatica. Óf.gi i soldati americani hanno in dotazione diverse giacche con calzoni separati: le «Woodland» (mimetizzateperfora¬ sionati dei surplus Usa) oggi stanno proliferando i negozi specializzati in questo genere, con miracolose vendite di divise addirittura nuove. Le fonti di rifornimento sono spesso oscure e perfino leggendarie. L'armeria Brio di Torino presenta oggi «prede belliche» giunte perfino dall'Afghanistan (berretti in panno da soldato e in pelo da ufficiale dell'Armata rossa, con tanto di distintivi fiammeggianti, mai usati). H pericolo, per il collezionista dell'originale, arriva dalla Corea. Numerose aziende dell'Estremo Oriente hanno infatti fiutato l'affare e producono industrialmente delle repliche quasi perfette di ogni divisa che «fa mercato» e tutti gli accessori «tattici» annessi e connessi (giberne, zaini, calzature, orologi, distintivi dei reparti, occhiali, caschi da pilota). Franco Brio ammette: «Nonostante la scrupolosa ricerca dell'originale, tramite rappresentanti specializzati in surplus svenduto da varie basi militari, a volte la concorrenza coreana si fa sentire: però i prezzi, di poco più bassi, allettano solo chi si accontenta del colpo d'occhio e usa i capi per diporto. L'originale è in ogni caso preferibile, perché dura di più e assolve egregiamente ogni specifica esigenza tecnica. Gli americani soprat¬ poncho multi-uso dei marines (mantella trasformabile in sacco a pelo e tenda di fortuna). Ma le più richieste sono le scarpe: qui gli americani non hanno badato a spese e ricerche per alleviare il disagio dei loro marines su ogni tipo di terreno; insuperabili sono gli anfibi neri in pelle (leggeri, morbidi e indistruttibili a 100 mila lire) e i rari «jungle boot», fatti per la foresta pluviale in tela, pelle e gomma con buchi a filtro laterali (per la rapida fuoruscita dell'acqua) e «spike protection» (lama di acciaio antichiodo vulcanizzata dentro la suola). i bambini e gli anziani. La causa principale pare essere un difetto di regolazione della temperatura corporea, nell'adattamento agli agenti esterni. I disturbi principali sono estremamente vari: si va dall'insonnia all'irrequietezza alle vertigini, alla difficoltà di respirazione, alla caduta della pressione arteriosa. A questi si aggiungono altri sintomi: una certa tendenza a commettere errori, difficoltà di concentrazione, depressione e persino, in certi casi limite, tendenza al suicidio. L'attendibilità di questi dati è tale che, nella legislazione vigente in Austria, la presenza del fòhn può essere un'attenuante in caso di delitti. Le meteoropatie possono, in alcuni casi, aggravare i sintomi di malattie preesistenti, favorendo accessi asmatici, disturbi cardiocircolatori, ulcere gastroduodenali. Uno studio condotto tra l'agosto ed il dicembre 1987 dal Centro di ricerche di Bioclimatologia Medica dell'Università di Milano ha dimostrato che un brusco

Persone citate: Coscia, Franco Brio, Gualtierotti, Woodland