Primavera, ritorno ai piaceri dell'orto

Primavera, ri forno ai piaceri dell'Orio Primavera, ri forno ai piaceri dell'Orio o SUPPONIAMO di avere, da qualche parte, un fazzoletto di terra. Pochi metri, anche pochissimi. Non siamo contadini, né figli di contadini; per trovare un antenato che abbia zappato la terra bisogna fare un salto di parecchie generazioni. I nostri legami con la campagna sono soprattutto sentimentali, al limite ecologici: ci piace perché c'è natura, c'è pace; perché la vita è ancora a misura d'uomo, perché si vede il verde, si sentono cantare gli uccellini, si è lontani dal caos della città. Forse non abbiamo neppure il pollice verde, e di semi, germogli, potatura, concimi, innaffiatura sappiamo ben poco, forse nulla. E' impresa folle il voler trasformare quel quadratino di terra in un orto, per avere qualche pomodoro, due piselli o unlnsalatina? Che cosa si deve fare? Da che parte cominciare? Questo è un po' il riassunto di quanto scrivono o chiedono moltissimi lettori, che si dicono «affascinati» — bontà loro — da queste quattro chiacchiere settimanali sul «gentiluomo di campagna». Un po' corrispondono, anche, al «beato te», detto spesso a chi possiede una casetta fuori città e di tanto in tanto può mettere in tavola un pollo ruspante allevato senza iniezioni o mangimi industriali, un piatto di lattuga appena colta nell'orto, oppure una mela o un'albicocca che non sanno di acido fenico e di cui si può mangiare anche la buccia, perché colte sul proprio albero, al quale non si fa nessun sofisticato trattamento chimico. Senza pretesa di far scuola — e con l'avvertenza che se si ha di mira l'economia o il risparmio è bene rinunciare a ogni progetto di far qualcosa di redditizio nel proprio fazzoletto di terra —, mettendo assieme sudate esperienze, attente letture e amichevoli suggerimenti raccolti un po' in ogni dove, ecco qualche modesto consiglio per trasformare pochi metri quadrati di terra in un orticello. La stagione è buona. Fra pochi giorni è Pasqua; comincia la primavera; la luna è favorevole (sarà «piena» domani, mercoledì, un minuto prima delle undici del mattino); e forse si ha anche qualche giorno di vacanza da dedicare a questi lavoretti. L'ipotetico nostro fazzoletto di terra, naturalmente, dovrebbe già essere preparato: mondato dalle erbe, vangato, zappato, concimato (con letame di stallatico, tutt'al più con qualche pugno di quel fertilizzante completo in granelli che vendono a sacchetti per poche migliaia di lire). Se la terra non è pronta, con vanga e zappa si può rimediare anche all'ultimo momento, ma certo è tempo e fatica in più. Oltre alla vanga e alla zappa il nostro ortolano dilettante dovrebbe avere, come strumenti, almeno un rastrello, una pala, un innaffiatoio, un paio di forbici da giardino, e un certo numero di paletti o pezzi di canna che gli serviranno per «Supponiamo» — per tornare alla premessa che ci induce a scrivere queste righe — che il fazzoletto di terra si trovi a poca distanza dal luogo di residenza e che il potenziale «gentiluomo di campagna» pensi di poterci fare un salto quasi tutti i fine settimana. Potrà divertirsi a coltivare un piccolo assortimento di tutto (o quasi) quel che può crescere; pur senza fare troppo affidamento su una produzione quantitativamente importante, potrà aver la speranza fondata di tornare a casa dopo ogni weekend con un cestinello di fresche verdure. Cominciando adesso, i primi raccolti si potrebbero già avere fra un mese e mezzo o due. Nel riquadro qui accanto abbiamo cercato, ortaggio per ortaggio — limitandoci ai più noti —, di dare qualche indicazione sull'epoca e il modo di semina, sugli eventuali accorgimenti di coltura e sull'epoca prevedibile di raccolta. Ma duesonoancora i suggerimenti di carattere ' generale di cui slamo In debi- ' ""te: riguardano l'acquisto dei semi (o dei piantini) e il modo di semina (o di impianto ). I semi — scegliendo prodotti che si sa, per scienza propria o confidenza del vicino, che crescono e maturano nella zona in cui abbiamo il fazzoletto di terra — è prudente sempre acquistarli nei negozi specializzati o sui cataloghi delle vendite per corrispondenza. Sono venduti in bustine (il contenuto di una bustina è in genere am¬ piamente sufficiente per il nostro ipotetico orto), ben sigillate e con la data di scadenza (da controllare). Un tempo grandi specialisti per i semi erano soprattutto (con gli inglesi), gli olandesi e poi i francesi ma oggi sono molte le ottime aziende italiane. Buoni i cataloghi di Sgaravatti, Stassen o Bakker. I piantini (pomodori, porri, cavoli, eccetera), al momento opportuno si possono comperare presso negozi specializzati o mercatini locali. Sono venduti in mazzetti o a numero. Per seminare, la terra deve essere fine e asciutta; secondo la grandezza, i semi devono essere sparsi oppure messi nelle singole buchette, ricoperti di terra (la profondità è in proporzione alla grandezza del seme) e quindi' innaffiati. E' consigliabile, per favorire la germinazione, per mantenere l'umidità del terreno, e per impedire che gli uccelli si mangino i semi coprire il seminato con una';, tela 'di sacco ùmida (si può" ' irmaffiaPeTEÙichè sulla coperà; J tura), da togliere non appena' ' spunteranno i germogli. Per piantare, e sempre meglio scavare un fossetta, sul fondo della quale mettere un po' di letame o concime, posando le radici però in modo che non siano a contatto diretto con lo stallatico. Attorno, la terra va premuta, e se la pianta necessiterà di sostegno (come i pomodori) è bene prevedere subito l'impianto di una robusta canna. Sandro Doglio ECCO un sommario pro-memoria alla coltura di alcuni ortaggi. Moltissimi sono i testi facilmente reperibili che suggeriscono più In dettaglio le tecniche di semina, trapianto, innaffiatura e raccolta. Sulle bustine di semi sono normalmente riportate le istruzioni, che possono variare da qualità a qualità. E' comunque sempre prudente uniformarsi alle tecniche e alle abitudini dei contadini del luogo dove si ha il fazzoletto di terra che si vuole trasformare In orto: in certe zone ci sono ortaggi che danno risultati eccezionali, altri che non danno buoni prodotti. Aglio - Si semina in autunno o in primavera, si raccoglie in estate. Si mettono in terra gli spicchi, profondità 2-3 centimetri. Non richiede innaffiature. Dopo il raccolto lasciarlo qualche giorno al sole. Asparagi — Si possono seminare ma, meglio, si interrano abbastanza profondamente le «zampe» (che si trovano in vendita in primavera). L'asparagiaia chiede un terreno fisso, produce dopo tre anni circa, fino a dieci-quindici anni dall'impianto. Si raccoglie in primavera. Bietole — La bietola da taglio (erbetta) si semina in

Persone citate: Bakker, Primavera, Sandro Doglio, Sgaravatti