Sotto una tenda bianca e nera il forte tè delle guide tuareg

Sotto una tenda bianca e nera il forte tè delle guide tuareg Sotto una tenda bianca e nera il forte tè delle guide tuareg SAHARA. Un territorio esteso quanto gli Stati Uniti fatto di sabbia, di pietre, di vento e di spazi infiniti. Nel mezzo del deserto, proprio ai piedi del grande massiccio dell'Hoggar, si trova Tamanrasset. Meta degli appassionati dei raid sahariani, è il centro abitato più meridionale dell'Algeria. Dalla capitale la si può raggiungere via terra, affrontando duemila chilometri di strada e di pista, oppure in aereo, in un paio d'ore di volo. Di qui si possono compiere spedizioni sui monti dell'Hoggar e sull'omonimo altopiano (Tassili) che si stende a Sud, in prossimità del confine con il Niger. Non tutte le piste sono percorribili da veicoli isolati e senza la presenza di una guida autorizzata. Il governo algerino impone delle regole severe che è bene rispettare. Tutto è più semplice se ci si rivolge a uno dei programmi proposti da operatori specializzati, realizzati in collaborazione con l'Onat (l'organizzazione turistica statale), che mette a disposizione i fuoristrada con autisti e guide tuareg. Viaggio organizzato non vuol dire comodità. Bisogna accettare disagi come dormire sotto le stelle nelle notti gelide (l'escursione termica è notevole, la sera il freddo è pungente) o non potersi lavare per giorni e giorni. L'avventura inizia quando il Boeing dell'Air Algerie posa le ruote sulla pista dell'aereoporto di Tamanrasset. A 1400 metri d'altitudine, la cittadina ha un clima fresco e, anche d'estate, il termometro si mantiene entro valori sopportabili. L'acqua, però, scarseggia ed è razionata. Le strutture turistiche sono povere: l'hotel Tahat e l'unico a offrire un servizio di livello quasi europeo. Per le strade di Tamanras¬ set ecco, fuori dal mito, i tuareg. Indossano gli abiti tradizionali e il chech, il turbante che fascia il viso, lasciando scoperti solo gli occhi. Alla fierezza del portamento fanno riscontro i problemi di un popolo in bilico tra la fine del nomadismo e un incerto sviluppo. Un tempo erano i signori del deserto: pastori, carova- rasset, percorrendo in Land Cruiser una pista massacrante, si giunge in mezza giornata alla cima dell'Assekrem, a 2780 metri. Qui padre de Foucauld costruì il suo eremo: una casupola di pietra, piccola e spoglia. Per salire all'eremo, proprio sulla vetta, bisogna arrampicarsi lungo un sentiero; la pista si arresta un centinaio asfaltata, scende in direzione del Niger e di Agadez. Dopo aver seguito per un tratto questa via di comunicazione, si devia verso SudEst per inoltrarsi nel Tassili dell'Hoggar su piste appena accennate. La regione offre al viaggiatore lo spettacolo di un deserto mutevole. Pietraie, morbide dune modellate dall'incessante hara. Un castello incantato con torri di arenari: erose dal vento che sorgono dalle dune. Gli elementi hanno scolpito la roccia, donando forme fantastiche, precari equilibri ai grandi massi e ai pinnacoli che s'innalzano tra la sabbia delle barcane. Scendendo ancora verso Sud, vicino alla grande piana di Tagrera, si possono incontrare resti di antiche civiltà neolitiche dedite alla caccia, all'agricoltura e alla pastorizia. E' facile imbattersi in framm enti di utensili di pietra. Migli.. ìu di anni fa, queste regioni erano ricche d'acqua. Antilori, giraffe, bufali, elefanti e rinoceronti si abbeveravano lungo i fiumi. Ne resta il ricordo nelle incisioni rupestri, che risalgono a seimila anni fa. Sono disegni semplici, eleganti e di una stupefacente modernità. Ogni sera, acceso il fuoco, le guide tuareg preparano il tè. E' un rito: le foglie vengono bollite a lungo per tre volte, ottenendo bevande di gradazione diversa. Ciascuna, prima di essere offerta, viene travasata ripetutamente, fino a che si forma un denso strato di schiuma. Il primo bicchiere, il più forte, scende nello stomaco come una mazzata. Dev'essere lo stesso effetto che può fare un caffè espresso a un americano. In un paese dove l'alcool è sconosciuto il tè ne prende il posto e, nelle fredde sere del Sahara, svolge la stessa funzione della nostra grappa. Soltanto il terzo e ultimo bicchiere ha una consistenza che ricorda il tè al quale siamo abituati. Quanto al cibo, la sera e immancabile il piatto di «chorba» (minestra), seguito dalla carne di montone o, magari, dal cuscus. Un posto a parte merita la «tagella», una specie di pagnotta schiacciata fatta di farina di semola non lievitata. In una piccola buca si stende la brace e uno strato di sabbia. Adagiata la pagnotta, la si copre con altra sabbia e ancora con brace. E' un cibo antico: da sempre è stato il pane dei nomadi, dei cammellieri delle carovane e dei predoni. intensa. E' allora che gli oued si riempiono. Per alcune settimane la vita lungo il loro corso si rianima, per tornare ad assopirsi in attesa della prossima pioggia. La vita è tenace. E la volontà di sopravvivere stimola la fantasia della natura. Le acacie spinose — se ne. incontrano lungo gli oued e vicino alle guelfa, le rare poz-

Persone citate: Land, Migli

Luoghi citati: Algeria, Niger, Stati Uniti