Boboli verde reggiaper le passeggiate dei Medici

C'è un progetto per salvare il più bel giardino di Firenze C'è un progetto per salvare il più bel giardino di Firenze Boboli, verde reggia per le passeggiate dei Medici VENTIQUATTRO ettari di verde disposti su una collina dall'andamento irregolare, modellata da ripidi saliscendi e declivi dolcissimi, costellata •tteW4 sculture e 5.600 alberi . circa: questo, nella sua essenzialità, è Boboli, il più famoso giardino rinascimentle italiano sorto a Firenze alle spalle di Palazzo Pitti. A definirne l'unicità di giardino storico e di 'museo all'aperto», com'è scritto nei cartelli in cui si invita al rispetto del luogo, ci sono, poi, altre presenze. Hanno la forma di are, rilievi, sarcofagi, vasche, fontane, grotte, edifici e, impossibile dimenticarlo data la collocazione, un anfiteatro. -Boboli 90-, il convegno internazionale di studi per la salvaguardia e la valorizzazione del giardino, svoltosi per tre giorni e concluso sabato 11 marzo nelle sale di Palazzo Pitti, primo nel suo genere, è stato patrocinato dal ministero per i Beni Culturali e Ambientali c da diversi istituti italiaru e stranieri per esaminare le soluzioni da adottare affinché il patrimonio costituito dal giardino della reggia medicea non vada lentamente, ma progressivamente estinguendosi. Le cause del degrado sono molteplici. Inquinamento atmosferico, incuria dovuta alla mancanza di fondi per la manutenzione ordinaria, potature brutali (dette «a scavalcatura») protrattesi per secoli, alterazioni causate dagli agenti biologici e meteorologici e, non ultima in ordine di importanza, la totale mancanza di una cultura del verde da parte di molti visitatori tra le migliaia che ogni anno percorrono viali e viottoli. Tra statue deturpate, fontane spente e percorsi alberati in cui il tappeto di ghiaia lascia troppo spazio alla polvere, Boboli, per noi che non lo abbiamo visto quando era -una delle più belle, più vaghe, e più dilettevoli rarità della città di Firenze», come scriveva il Cambiagi alla metà del Settecento, è comunque, nonostante tutto, ancora un luogo di non poche magie. Entrando direttamente dal «rondò- di sinistra nel piazzale antistante Palazzo Pitti, la statua di Morgante, conosciuta come «il bacchino-, è la prima che si incontra. Il nano di corte prediletto da Cosimo de' Medici è un ometto ben pasciuto raffigurato a cavalcioni di una tartaruga posta a sua volta sopra la vasca di una piccola fontana. Poco più avanti, la Grotta Grande è l'esempio più significativo di quell'aspirazione a una bellezza artificiosa, fatta di bizzarria, formalità, raffinatezza e virtuosismo, espressa dal Manieri¬ smo. Realizzata dal Buontalenti, è composta da tre ambienti comunicanti. Per l'arsi aprire il cancello di ferro che ne impedisce l'entrata bisogna chiedere un permesso. In mancanza di questo ciò che la prima stanza, ampia e luminosa, permette di vedere è sufficiente per cogliere le suggestioni create dal clima culturale tardocinquecentesco, in cui trionfano inquietudine e stupore, presenti nel giardino come genere fondamentale insieme alle teorie architettoniche del Quattrocento caratterizzate dalla ricerca di ordine e armonia. Una miriade di concrezioni a forma di stalattiti, tipiche delle decorazioni a rocaille, copre le pareti nascondendo tra le incrosta¬ zioni figure umane e animali a riproposizione del mito di Deucalione e Pirra, mentre gli affreschi del soffitto riproducono una volta naturale crollaL. sulla quale si affacciano leopardi, satiri, ' scimmie e civette. ■ In penombra il secondo e quasi al buio l'ultimo, gli altri due ambienti hanno al centro le sculture in marmo bianco di Paride e Elena in atteggiamento sensuale e la statua di Venere mentre esce dal bagno sotto lo sguardo di quattro fauni. Qui, a due passi da una delle cinque entrate, il percorso tra il verde inizia così, con l'immagine della grotta del Buontalenti. Uno dei giardini chiusi di Boboli, dove tra le siepi e un piccolo parterre spicca in solitudine una grande statua di Giove, è visibile soltanto scegliendo il sentiero più ripido tra quelli indicati per raggiungere la Kaffeehaus. Abbandonata questa ed altre intrusioni tra orti, il panorama di Firenze diventa tutto. , Il padiglione di forma circolare costruito nel 1776 per le soste durante le passeggiate della corte di Pietro Leopoldo di Lorena, adesso è l'unico punto di ristoro del giardino. Per godersi i tetti, le torri e !e cupole della città bevendo tranquillamente qualcosa, basta evitare di sedersi a uno dei tavolini accanto alla siepe che recinge il piccolo bar all'aperto. Non lasciare l'orlo della collina, percorrendo i vialetti che conducono alla Fontana del ^Ponfe Vecchio Nettuno e al Viottolone, a questo punto della visita vuol dire dominare le due prospettive più belle. Cardine dell'impianto eseguito sotto il granducato di Francesco I de' Medici, l'asse lon-1 gitudlnale termina ■dove il giardino si incontra con il palazzo. La statua dell'Abbondanza, la Fontana del Nettuno, l'Anfiteatro e la Fontana del Carciofo sono gli elementi scultorei e architettonici che vi si susseguono raccontando momenti diversi di vita del giardino nel punto in cui ciò che prevale rispetto ad altre zone è lo spazio. Disseminate di statue greche e romane raccolte dai Medici nel corso del Cinquecento o scolpite da artisti seicenteschi in figure tratte dal mondo agreste e pastorale, fiancheggiato da cipressi altissimi dietro ai quali la vista si perde in un intrico di vialetti e sentieri, il lungo e ampio viale chiamato Viottolone nasconde fino alla fine della discesa l'Isoletta, la fontana più straordinaria di Boboli. Perseo nell'atto di incitare un cavallo e Andromeda in posa di richiamo dall'alto di una piccola roccia sono separati niente altro che dall'acqua in cui sono immersi. Al centro della grande vasca ovale l'isola abbellita di verde è dominata dalla Fontana dell'Oceano del Giambologna. Ai bordi, infine, quattro Putti sono affiancati dalle quattro Fontane delle Arpie, bellissime e incredibili nel momento in cui stanno per spiccare il volo. Dall'anno in cui Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, acquistò dalla famiglia Pitti il palazzo con il terreno retrostante sono trascorsi più di quattro secoli. Progettato dal Tribolo, al quale subentrarono in breve architetti come l'Ammarinati e il Buontalenti, il giardino di Boboli ha subito ne! corso del tempo innumerevoli trasformazioni. Pietro Leopoldo di Lorena, dal 1765 granduca di Toscana, è stato il promotore dei mutamenti più rilevanti apportati all'impianto originario. Sua. vale la pena di ricordare, è anche la decisione dell'apertura al pubblico nel 1776. Nella presentazione del convegno appena concluso, l'arco di tempo preso in considerazione per eseguire i mille provvedimenti di cui Boboli necessita riguarda un decennio. L'augurio migliore è che i giardini segreti, tra cui quello che nasconde la più grande collezione al mondo di limoni, i labirinti, i giochi d'acqua, le serre, le statue e i lecci tornino entro questo periodo a far rivivere quello che è stato un luogo di meraviglie. Elisa Forghieri

Persone citate: Buontalenti, Elisa Forghieri, Francesco I, Morgante, Perseo, Pietro Leopoldo, Pirra, Tribolo

Luoghi citati: Firenze, Lorena, Nettuno, Toledo, Toscana