Ambasciatore di un'Italia sempre in minoranza di Aldo Rizzo

Ambasciatore di un'Italia sempre in minoranza Mezzo secolo di politica estera nelle memorie di Fausto Bacchetti, collaboratore di Brosio alla Nato Ambasciatore di un'Italia sempre in minoranza Ameta degli Anni Sessanta, un libro edito da Comunità rivelò al pubblico italiano interessato a questo genere di cose, e in particolare ai più giovani, una nuova -scienza», insieme affascinante e terribile: la strategia nucleare. Questo era anche il titolo del libro. Ne era autore il diplomatico Fausto Bacchetti. Non che in Italia già non si sapesse della "bomba» e deU'»equilibrio del terrore», ma Bacchetti, attraverso una meditata antologia dei maggiori esperti strategici mondiali, offrì un quadro completo dei dettagli operativi e persino -filosoficidelia nuova disciplina, alla quale era ed è legata la stessa sopravvivenza del mondo. Bacchetti era a quel tempo il più diretto collaboratore dì Manlio Brosio. segretario generale della Nato. Ed era un tempo di grandi polemiche strategiche, tra la Francia gollista che aveva deciso di darsi un'indipendenza nucleare e il resto e" ■•'l'Alleanza atlantica, che continuava a puntuiC tutto sulla protezione d'-ombrello») degli Stati Uniti. Il libro-antologia di Bacchetti ci permise di farci un'idea complessiva e preziosa del -grande dibattito» (come lo definì Raymond Aron). Un quarto di secolo dopo. Bacchetti, ora am¬ basciatore in pensione, è tornato in libreria con un volume di tutt'altro genere: nel quale pure si parla di strategia nucleare e di quegli anni con Brosio a Parigi e a Bruxelles, ma il cui senso generale è quello di una cavalcata della memoria "attraverso mezzo secolo», passando da esperienze private, personali e familiari, a esperienze pubbliche, spesso le une intrecciate con le altre, com'è naturale nella vita della gente, e dei rìinlomatici in particolare. Uomo pubblico. Fausto Bacchetti, che è stato fra l'altro ambasciatore in Israele e in Austria, ma anche molto schivo, al punto che, nell'introduzione, quasi si scusa di queste memorie, attribuendole all'insistenza degli amici. Una caratteristica, in verità, che non è di tutti i diplomatici. Ma gli amici hanno avuto ragione, perché Attraverso mezzo secolo è un bellissimo libro, per almeno tre motivi. Il primo riguarda i fatti diplomatici in senso stretto, di cui Bacchetti rende testimonianza. Si va dal negoziato per la soluzione del problema di Trieste ai contrasti strategici in seno alla Nato, dalla svolta arabo-israeliana legata all'arrivo di Sadat a Gerusalemme alla questione altoatesina. 11 secondo motivo riguarda la politica interna italiana, della quale l'autore è stato testimone privilegiato, in passaggi di grande interesse. Infatti i suoi esordi nella vita pubblica, prima ancora dell'ingresso in diplomazia, lo videro segretario di uomini come Carandini e lo stesso Brosio, quando costoro furono ministri nei governi Bonomi. Parti e De Gasperi, subito dopo la Liberazione. Il tutto sullo sfondo delle inquietudini e delle mutevoli vicende della sinistra liberale. nell'Italia in cui si andavano fissando i futuri equilibri (e squilibri). Il terzo e ultimo motivo riguarda la vita italiana in generale, e di Roma in particolare, in anni che ora ci appaiono favolosi, pur se drammatici, gli Anni Trenta e Quaranta. Qui i ricordi specifici, anche privati, si fondono meglio con le osservazioni generali, in una scrittura riservata e suadente, con tocchi proustiani. In conclusione, una bella opera memorialistica, espressione di un italiano per bene, tollerante e civile, «europeo» per istinto oltre che per educazione. Un italiano, purtroppo, di minoranza. Ancora oggi. Aldo Rizzo Fausto Bacchetti, «Attraverso mezzo secolo», Il Mulino, 331 pagine, 34.000 lire.