Così morì la Vienna rossa di Cinzia Romani

Così morì la Vienna rossa Il ribelle Soyfer racconta il socialismo degli Anni 30 Così morì la Vienna rossa LA storia disprezza chi la ama. Questo aforisma di Cane tt i, definitivo come una lapide, sintetizza assai efficacemente la vicenda umana e intellettuale di Jura Soyfer, autore di poesie, di testi satirici e di cabaret, morto ventiseienne. I suoi scarsi e sofferti anni di vita non impedirono all'ucraino ribelle, formatosi nella Vienna del '20, di lasciarci una testimonianza compiuta sulle miserie del socialismo austriaco nel confusi Anni Trenta. Così morì un partito è un romanzo storico, bello e singolare, che ripercorre le dolorose stazioni deU'Arbeiterpartei di Otto Bauer sotto il peso schiacciante della croce uncinata. Tu tt'altro che organico al suo partito, Soyfer — arrestato nel '37 per propaganda comunista, internato a Dachau, poi a Buchenwald, dove muore di tifo — descrive con febbrile lucidità la pochezza dei socialdemocratici, le angustie dell'Austria postbellica, l'ambiguità dei moderati. 'Riconciliarsi — vivere e lasciar vivere—evitare disturbi di digestione — trovare il modus vivendi»: così recita il professionista del compromesso Joseph Dreher, parlamentare montagna di ciccia che caracolla per le officine, invocando trattative e pacificazioni bonarie. Soyfer lo estrae dalla ricca miniera dei suoi personaggi fittizi, controfigure, poi di quelli storici, con amorosa cautela. Perché quest'uomo uscito indenne dalla '15-'18 si ammala proprio mentre il partito si disfa sotto i colpi della dittatura. Cosi, quando Dreher incoi.1.-a dal barbiere il neodirettore Dollfuss. preitrisee andar via. Dà la replica al pacioso maneggione Robert Bium, l'Impiegato subalterno per eccellenza, rappresentante dell'impolitico animus piccolo borghese della socialdemocrazia. E qui si scopre il gioco onomastico: Robert Blum è l'eroe popolare del '48, l'ambasciatore degli Absbùrgo passato dalla parte degli Insorti e perciò giustiziato. Che cosa ha in comune il Blum del romanzo con l'eroe omonimo? Nulla. La vita prende a calci il cassiere Blum, rotella d'un meccanismo feroce? E lui fa girare la ruota della Storia incarnando il verso di Tucholsky: 'Ma che eroi I questa età vuole impiegati!»; perciò va puntuale alle riunioni dei fiduciari. Finché non gli si sdoppia l'Io facendogli commettere un attentato contro l'officina del nazista von Russ. Farcito di botte, 11 piccolo Blum diventa l'alter ego storico, delirando in carcere sulla situazione politica. Si tratta di uno dei momenti più drammatici del romanzo, che pure di momenti epici ne colleziona. E se si pensa che lo stesso Soyfer fu arrestato per uno scambio di persona, il tratto autobiografico si fa palese. Invano si cercherebbe nel racconto un rallentamento di tensione, una pausa da bosco viennese. E' tutto un andirivieni di personaggi dall'esistenza precaria, come Franz Seidel, operaio della Lega difensiva, che dice 11 suo grande no al padrone nazista, mentre dei suol colleghi «convertiti» si vedono solo le gambe nel calzoni unti d'olio, sporgenti da sotto le carrozzerie. Altrettanto provvisoria, la fidanzata di Seidel, Kàt e, di professione bambinaia disoccupata, anima un breve ma denso capitolo ambientato nell'estate del '33, quando il fascismo preme sugli operai perché aderiscano al Fronte patriottico. Nell'anno in cui entra in clandestinità, nel '34, Soyfer inizia la stesura di Cosi mori un partito, senza perdersi nel potente intreccio dei fatti che ispirarono Anna Seghers, Bertolt Brecht e Joseph Rotti. Con l'amore con cui 1 medici studiano le epidemie, Soyfer indaga nel graduale spappolamento degli ideali rivoluzionari. La «Vienna rossa» come «Impero In briciole» sembra specchiarsi tutta nella sua prosa baluginante e fulminea, abitata in ogni sillaba da un sentimento morale e colto. Che è poi quello che nasce da un'ostinata speranza: le cose cambiano. Cinzia Romani Jura Soyfer, «Così morì un partito», Marietti, 200 pagine, 23.000 lire.

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