Camon: un addio tenero-ironico alla psicoanalisi di Ferdinando CamonLorenzo MondoFerdinando Camon

Camon: un addio tenero-ironico alla psicoanalisi Nel romanzo «Il canto delle balene» una storia coniugale sul divano del terapeuta Camon: un addio tenero-ironico alla psicoanalisi HO l'impressione che «n canto delle balene», il romanzo breve di Ferdinando Camon ispirato ancora una volta alla vita famigliare, rappresenti per l'autore una specie di congedo dalla psicoanalisi come tema narrativo, come cerchio catturante, e non sempre liberatore, delle nevrosi che insorgono nel rapporto di coppia, [suoi lettori ricorderanno che questo, appunto, dopo i sondaggi nel mondo perituro della campagna veneta e nel disadattamento terroristico delle metropoli, era all'incirca l'argomento di libri quali «La malattia chiamata uomo» e «La donna del fili». Ora il confronto non privo di ironia con l'analisi freudiana chiamata a investigare le espressioni primarie, cellulari, della società umana, ritorna in modo più fresco e arioso, sema opache sudditanze psicologiche, con rapide movenze di allegretto. Per stare in ambito veneto, con affabile grazia goldoniana. Che è un bel passo, per chi ricordi i pur memorabili inizi di Camon, lampeggianti di torsioni espressionistiche. La vicenda si svolge nei modi di una confessione che tuttavia si concede soltanto per negarsi, è un grido del cuore che afferma la necessità per ogni uomo di avere un suo segreto da conservare come un bene prezioso. Ed è, strutturalmente, il dato più significativo e rivelatore di questo romanzo che sembrerebbe procedere anche troppo liscio, senza increspature. Tutto comincia quando la moglie Mavina prende lui e i figli e li porta dall'analista. L'intera famiglia deve sottoporsi a terapia, aiutare la donna a non più soffrire, a identificare fra l'altro chi sja il vero malato. Ed è qui che il protagonista, assistendo al solito rituale, scopre che Mavina ha compiuto verso di lui il peggiore dei tradimenti, ha rivelato al medico i più gelosi momenti dell'intimità co¬ niugale. Le loro effusioni, così intense e creative, offerte come puntello alle risorse ciarlatanesche di un austriaco risputato dalla California («Gli americani volevano comprare Freud, poi hanno scoperto che Freud è morto, e allora comprano i suoi discendenti»;. La costernazione lo spinge a ricercare Marina, che ai tempi dell'università era l'amica più cara della moglie. Nella rifinitura degli zigomi, nell'equilibrio dei fianchi, sembrava anzi una sua copia più riuscita, e per questo un poco falsa e distante. Adesso vive in una casa solitaria, senza più figlia e marito. Appesantita dagli anni, abbassata forse dalla sua inermità al livello di Mavina, situata perfino al di là del rimorso, diventa desiderabile, la complice giusta per il tradimento che l'uomo vuole restituire. Tanto più che entrambi possedevano già un segreto da condividere, gli anni della scuola, gli amici dispersi, i maestri elettivi di una stagione tumultuosa ed effimera. , Soprattutto in queste pagine il sorriso di Camon si immalinconisce, ii suo personaggio sembra apprestarsi a consumare il tradimento con la Mavina di una volta, al riparo dalle ferite e dagli sperperi della vita, dalla volontà imperterrita di inquisire e inquisirsi, di rispondere a tutti i ' perché. Capace, Mavina, di ripartire un'altra volta per vedere le balene. Una compagnia di viaggio l'ha portata in California, su certi scogli da cui si poteva ascoltare il canto dei grandi mostri marini. Qualcosa hanno sentito, ma per ciascuno si trattava di una voce diversa. Chissà se l'ha capito, Mavina, che anche le balene amano stare al largo e trascinarsi in pace con i loro segreti. Lorenzo Mondo Ferdinando Camon: «Il canto delle balene», Garzanti, 108 pagine, 15.000 lire. «Pausa nello studio» di Adelchi-Riccardo Mantovani, part. (dal catalogo Electa)

Persone citate: Camon, Freud, Garzanti, Riccardo Mantovani

Luoghi citati: California