Il pci fa congresso anche in librerìa

Il pci fa congresso anche in librerìa Leader, oppositori e ex discutono il nuovo corso di Occhetto: Il pci fa congresso anche in librerìa CONTRARIAMENTE a quel che abitualmente accade per gli altri partiti (e se ne è avuta conferma nella desertica fase di preparazione al congresso democristiano che s'è celebrato un mese fa) il dibattito che ha preceduto le assise del pei s'è svolto, soprattutto nelle ultime settimane, anche a colpi di libri e saggi Libri e saggi che hanno dato luogo ad una discussione forse più interessante e appassionata di quella che s'è registrata nelle sezioni, dove il tripudio per l'identità recentemente ritrovata ha fatto premio su tutto il resto. Tra i primi a scendere in campo è stato, sulle colonne della rivista "MicroMega», Paolo Flores d'Areais, il quale ha indirizzato una lunga lettera aperta al congresso del pei. Per incitare Achille Occhetto ad essere conseguente con la promessa di un 'riformismo forte» e a disfarsi dell'«equivoco unitario», cioè della politica di abbraccio con Bettino Craxi: « Un riformismo costretto a dichiararsi forte per suggerire un coerente impegno riformatore, cioè un riformismo tout court — afferma Flores — implica che l'altro riformismo, ribadito quotidianamente dall'entourage di Craxi, sia un riformismo debole, evanescente, trascorso. Un guscio vuoto. O comunque, oggi come oggi, un riformismo ibernato». Ma esiste davvero questa implicazione automatica nell'Impostazione di Occhetto? Una cosa è certa: Paolo Flores auspica che Occhetto si renda conto del fatto che c'è. Tant'è che esorta poi il neosegretario del pei anche a rompere con V'equivoco migliorista» cioè con quella destra del pei che egli considera «una costellazione evanescente, ardua da afferrare sotto il profilo programmatico... ossessionata soltanto dal timore di perdere i contatti con il psi». Di chi parla? Dei fratelli Borghini, 'Sfrenati cultori del più ottuso industrialismo», dei "plumbei burocrati regionali alla Cernetti tutti casa e politburò», di Antonello Trombadori (che in realtà da tempo è stato restituito al rango di semplice iscrìtto) da lui definito 'migliorista alla vaccinaro» e accusato di "triviale aggressività». Ce n'è pure per Giorgio Napolitano, "leggendario per un dissenso sempre minacciato e sempre puntualmente rettificato» e per Napoleone Colajanni. Anche Cola.janni dunque tra gli ossessionati dal rapporto con Craxi? Mentre Flores stava dando alle stampe la sua lettera aperta, Colajanni si accingeva a scrìvere un pamphlet al vetriolo, -La resistibile ascesa di Achille Occhetto», in cui contesta al nuovo, giovane gruppo dirìgente del pel proprio di seguire le orme del leader socialista: -La leadership della sinistra, di fatto, non è più in discussione — è il rimprovero di Colajanni — se l'è conquistata il psi di Craxi. Il pei di Occhetto è nella sua scia». Colajanni, il cui libro è una lettera d'addio al pei da cui è uscito dopo quarantadue anni di militanza, pur essendo stato fino a ieri un esponente di spicco della destra comunista (e bisogna dargli atto di non aver paura delle parole dal momento che la definisce ripetutamente proprio 'destra comunista»), non ne vuol sapere di gemellaggi con Craxi. Anzi, condivide con Flores 1 rimproveri a Napolitano, ma accusa poi Occhetto e la leva di dirigenti quarantenni che sono saliti al vertice con lui, di condiscendenza alla politica spettacolo di stampo craxiano. Una politica che «consiste nel cercare di organizzare il consenso poggiando sui sentimenti eie impressioni immediate, o utilizzando le reazioni istintive degli uomini, spesso quelle più primordiali, come la paura dell'ignoto, che gioca un ruolo primario nelle discussioni sull'energia (un esplicito riferimento al referendum sul nucleare quando Colajanni si dissociò dalla posizione anti-atomo che accomunava pei e psi, ndr)». Un altro esponente della destra comunista che in questi giorni ha dato alle stampe un libro ('Togliatti, Longo, Berlinguer, il mito e la realtà») è l'europarlamentare, ex responsabile della sezione Esteri del pei, Carlo Galluzzi. Galluzzi, ricordando con una sterminata serie di interessantissimi aneddoti e retroscena la figura dei tre segretari del pei scomparsi, giunge alle conclusioni che il culto della diversità ha stretto il partito come in un'armatura: «Ci ha portato a negare, di fatto, alle altre forze politiche, anche a quelle di sinistra, la stessa legittimità democratica, le stesse credenziali morali e politiche che noi avevamo, spingendoci oggettivamente all'arroccamento, alla chiusura, alla presunzione di essere solo noi portatori del nuovo e del giusto». E' evidente che per Galluzzi è giunta l'ora di voltar pagina e di premere sull'acceleratore dell'integrazione con gli altri partiti socialisti europei. Compreso, ovviamente, quello italiano. Del partito socialista parla anche l'ex segretario del pei Alessandro Natta in una ricca e interessantissima autobiografia (sotto forma di intervista ad Ale est e Santini) dal titolo «/ tre tempi del presente». Per quel che riguarda il passato nelle parole di Natta c'è un che di autocrìtico: è stato uno sbaglio 'ritenere che la svolta craxiana fosse un progetto compiuto, diciamo teòricamente definito, e che la successione degli atti politici, delle "provocazioni" teoriche e culturali, fosse una escalation preordinata. Non è la prima volta che il nostro gusto (e non voglio qualificarlo come virtù o come difetto) per le visioni organiche ideologico-politiche ci conduce ad attribuire ad altri — interlocutori o avversari — un "grande piano" che in realtà è inesistente». Ma poi l'ex segretario del pei torna ad accusare Craxi d'essersi fatto imporre, anche quando era presidente del Consiglio, una politica sostanzialmente democristiana e 10 esorta a prendere il largo per un avvicinamento e una collaborazione con il partito comunista. Similmente a Colajanni, 11 politologo comunista Biagio de Giovanni mette in •guardia-11 pfoprto'partito — nel sàggio 'La nòttola di Minerva», uscito, però, prima di quello di Colajanni — dall'adottare 11 modello craxiano. E lo fa citando Max Weber: -La direzione dei partiti da parte dei capi plebiscitari determina la rinuncia dei seguaci alla propria anima o, per dir così, la loro proletarizzazione spirituale». De Giovanni, che pure è un ammiratore di Occhetto, nota come all'interno del pei si dissenta ancora con fatica, so¬ prattutto negli organismi ufficiali, «e l'opinione di minoranza continua ad essere considerata, appunto, dissenso, stigmatizzata come intrinsecamente parziale anche se informe ben più liberali di prima». Tutto ciò è, a suo avviso, assai pericoloso perché oggi li partito comunista avrebbe bisogno di un totale rigetto del conformismo. Cioè di un clima intemo che è l'opposto di quello che domina nel psi. Da ultimo Aldo Schiavone che dopo la sconfitta elettorale del 1985 fu il primo a chiedere, con un libro, un «nuovo pei» (e che, probabilmente anche a causa di quelle posizioni allora eretiche, in seguito perse il posto di direttore dell'Istituto Gramsci) pubblica ora "la sinistra del terzo capitalismo». Schiavone concede ad Occhetto il diritto a qualche escamotage dialettico perché riconosce che deve ancora affermare la propria leadership ed emarginare con le buone 11 vecchio gruppo dirìgente. Ma, secondo lui, deve fare in fretta a chiarire che ha imboccato la via della piena compatibilità capitalistica (quello che definisce 11 «fattore di compatibilità»). «Se un solo filo di ambiguità andasse oltre qualche civetteria verbale e qualche provvisoria concessione agli equilibri fra le correnti — prevede Schiavone — non sarebbe più nemmeno il caso di parlare di future occasioni per il partito». E il psi? Dopo aver analizzato gli ultimi anni della politica italiana, Schiavone conclude che «è impossibile che il psi non veda come compimento del suo disegno la formazione di un governo che lasci la de all'opposizione e che rimetta in gioco i comunisti». Ma al momento Craxi gli appare come ipnotizzato dalla sua bravura di manovra, gli sembra che immagini la strategia come una prosecuzione illimitata della tattica e lo considera mal circondato da un pessimo staff, «un miscuglio sospeso fra Yale, Depretis e management d'assalto». Che è come dire: rampanti cinici e trasformisti. Paolo Mieli Napoleone Colajanni, «La resistibile ascesa di Achille Occhetto», Ponte alle Grazie, Firenze, 108 pagine, 10.000 lire. Biagio de Giovanni, «La nottola di Minerva - Pei e nuovo riformismo», Editori Riuniti, 130 pagine, 18.000 lire. Paolo Flores d'Arcais, «Lettera aperta al congresso del Pei», in «MicroMega» n° 11989, pagine 7-30,15.000 lire, Carlo Galluzzi, «Togliatti, Longo, Berlinguer - Il Mito e la realtà», Sperling & Kupfer, 156 pagine, 18.500 lire. Alessandro Natta, «I tre tempi del presente», Edizioni Paoline, 378 pagine, 22. 000 lire. Aldo Schiavone, «La sinistra del terzo capitalismo», Laterza, 150 pagine, 15.000 lire.

Luoghi citati: Ale, Firenze