Troppi sono tornati a casa in gran fretta
Troppi sono tornati a casa in gran fretta Troppi sono tornati a casa in gran fretta Gli italiani arrivati al traguardo della cittadina ligure sono stati 42 su 114 Per celebrare la Sanremo di Fignon e scusare quella di Fondriest, si è trascurata ieri l'altro la Sanremo del resto d'Italia. Ricordando le sedici Milano-Sanremo della serie nera, tutte vittorie straniere, da Petrucci 1953 a Dancelli 1970, ricordando la volta in cui il primo italiano (Fantini) era tredicesimo, si può forse fare un piccolo sforzo e citare qualcuno, o meglio qualcosa. Baffi (terzo) ad esempio sta diventando sprinter internazionale, di quelli che non patiscono certe volate «dure» e che esistono anche dopo tanti chilometri. La nostra presenza complessiva nel gruppo dei terzi, dopo Fignon e Maessen, è stata di nove corridori su trentacinque, non bene ma non male se si pensa ad altri ordini d'arrivo. Oli italiani arrivati sono stati 42 su 114: alla partenza gli italiani erano 72 contro 135. n tempo era brutto, dunque a priori noi solari dovevamo essere penalizzati particolarmente, e durissimamente, tanto più che per un corridore italiano le sollecitazioni di ritiro, e di raggiungimento rapido della casetta, sono in una Sanremo assai più numerose di quelle per uno straniero, che come unico punto di riferimento ha l'hotel sanremese. Vero che c'è per tutti la possibilità di prendere il torpedone di fondo-corsa, ma la scelta italiana non è fra il torpedone tutto spifferi o le pedalate, è quella suadente fra il torpedone o l'auto degli amici, che ti portano subito a casa. Insomma, una volta andava anche peggio. Però tante volte è andata anche meglio. Casomai, si dica che dopo la Tirreno-Adriatico in cui il primo dei nostri era stato Fondriest, decimo nonostante il ginocchio dolente, temevamo una Sanremo ancora più severa, come numeri, con il nostro ciclismo. Non che ci siano speranze grosse per il futuro: ma almeno non c'è troppa umiliazione per il presente. g. p. o.
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