La destra paralizza Atene

La destra paralizza Atene Sempre più dura in Grecia l'opposizione al governo socialista di Papandreu La destra paralizza Atene Duecentomila persone sono accorse alla manifestazione indetta da «Nuova Democrazia» contro «la corruzione» - Acceso dibattito sull'opportunità di modificare la legge elettorale ATENE — La campagna preelettorale greca è cominciata praticamente ieri, a tre mesi dal ricorso alle urne, con un imponente raduno di protesta popolare al centro di Atene. Lo ha organizzato 'Nuova democrazia», il partito dell'opposizione di destra, e lo aveva preannunciato lunedì scorso, dalla tribuna del Parlamento, Costantino Mltsotakis proprio al termine di un incandescente scambio di accuse col rivale Papandreu. All'appello hanno risposto ieri sera oltre 200 mila cittadini, secondo le prudenti stime della polizia, confluiti nella centrale piazza Syntagma e nei viali adiacenti per ascoltare 11 discorso del leader 11- beral-democratico. n traffico, per parecchie ore, è rimasto bloccato e colossali ingorghi si sono formati agli ingressi della capitale al rientro di migliaia di persone dal week-end. La folla gridava 'vogliamo il repulisti», alludendo evidentemente alla catena di scandali che negli ultimi due anni, e in particolare dall'estate scorsa, hanno avvelenato la vita pubblica e marcato quasi esclusivamente 11 discorso politico nel Paese. Mltsotakls, dopo avere ribadito le accuse di corruzione e di inefficienza mosse contro il governo una settimana fa, ha promesso che giunto al potere affiderà alla giustizia la punizione di coloro che •hanno sprofondato il Paese nei debiti con lo sperpero e il saccheggio del pubblico denaro». La manifestazione, una delle più grosse organizzate nella capitale greca dal principale partito di opposizione, ha voluto offrire una dimostrazione di forza elettorale da parte dello stato maggiore neodemocratico e soprattutto ha tentato una prova di convinzione verso quella Importante fetta di incerti di provenienza centrista, i quali, delusi da Papandreu, alle prossime elezioni affronteranno «un problema di coscienza». A questi Mitsotakis si è rivolto In particolare, assicurandoli di non ritenerli responsabili della loro scelta antecedente e assicurandoli che il suo sarà un governo al di sopra degli interessi di parte. Indubbiamente, per poter raggiungere una maggioranza assoluta alle elezioni di giugno, alla 'Nuova Democrazia» saranno necessari ben più di quel 41,5 per cento dei voti raccolti nel 1985. La nuova legge elettorale, presentata dal socialisti del Pasok giovedì scorso, è elaborata in modo tale — a detta degli esperti — da rendere difficile il prevalere di un solo partito, come avveniva in precedenza. Dal 1952 in poi, infatti, quando si era fatta sentire in Grecia la necessità impellente di governi stabili monocolori, vigeva un sistema elettorale detto della «proporzionale rinforzata» la quale prevedeva premi scalari al primi due partiti. Tale sistema da allora in poi è stato applicato a tutte le elezioni successive, salvo restando le modifiche e gli «aggiustamenti» apportativi da ogni governo uscente ai fini delle proprie necessità contingenti. I neodemocratici accusano ora Papandreu di aver reso la nuova legge più vicina possibile ad una proporzionale pura al fine di non consentire la formazione di un governo di maggioranza. Secondo i commentatori di destra questa sarebbe una prova che i socialisti danno già per scontata la loro prossima sconfitta alle urne, sperando quindi di giungere a un eventuale governo di coalizione con la sinistra. Ma anche la sinistra protesta. Nei comizi che essa ha organizzato in settimana in 32 città greche, gli oratori hanno sostenuto che, pur avvicinandosi molto alla proporzionale da loro richiesta, hanno tuttavia chiesto di costituire una legge «capestro» per il loro movimento. I due partiti comunisti, infatti, superando vecchie ruggini e una ventennale separazione, hanno deciso quest'anno la collaborazione elettorale formando la «coalizione per la sinistra e il progresso». Sperano così di approfittare dei delusi del Pasok per rafforzare la loro presenza in Parlamento e costituire un possibile partner nel futuro governo. Una delle maggiori accuse al governo Papandreu è quella legata al cosiddetto «scandalo della Banca di Creta» il cui ex presidente, Ghiorghios Koskotas, si è reso responsabile di ammanchi per circa 300 miliardi di lire, buona parte dei quali versati, secondo le accuse, a esponenti del Pasok. Minas Minassian

Persone citate: Costantino Mltsotakis, Koskotas, Minas, Minassian, Mitsotakis, Papandreu

Luoghi citati: Atene, Grecia