II giudice si trastoma in ragioniere quando applica la legge sui pentiti di Lorenzo Del Boca

II giudice si trastoma in ragioniere quando applica la legge sui pentiti Comincia il processo d'appello ai terroristi di Prima linea: 98 alla sbarra II giudice si trastoma in ragioniere quando applica la legge sui pentiti Il procuratore generale Bernardi: «Gli imputati sono davvero cambiati» -1 parenti delle vittime: «La giustizia è sconfìtta» Prima Linea per la sesta volta. Gli «anni di piombo» che sono stati un periodo tremendamente importante per la storia di Torino rischiano di essere declassati a una querelle della burocrazia giudiziaria che si avvita, si ripete e si contraddice. Processo e appello per giudicare soltanto il reato generico di banda armata: processo e appello per i fatti specifici che significano 8 morti, 12 feriti e 109 attentati, mesi di lavoro, quintali di verbali e drammi personali di una generazione di giovani. La Cassazione da Roma ha cancellato la sentenza perché — fatto più formale che indispensabile — Ugo Iannibelli, presidente della Corte d'Assise d'appello, era stato nominato con un decreto sul quale mancava la firma del Capo dello Stato. Rifare. Ma per una noncuranza il processo replay è tornato a Ugo Iannibelli in regola con timbri e protocolli ma questa volta in contrasto con i principi del diritto: avrebbe giudicato due volte gli stessi imputati per gli stessi delitti. Aberrazione giudiziaria. Gli avvocati del collegio di difesa non hanno potuto evitare di rilevare questa contraddizione e la Cassazione ha dovuto ricominciare daccapo. Per la verità i contrattempi non mancano nemmeno adesso: il giudice Aldo Natte ro che si era studiato il prò cesso e doveva presentare Va relazione è ammalato. Della relazione — fatto abbastanza eccezionale — se ne fa carico il presidente Guido Barbaro che il mondo del terrorismo conosce per aver giudicato le Brigate Rosse. Il processo può iniziare e andare avanti ma non è più un processo. "Al magistrato non resta che cancellare i reati prescritti perpoi contare mesi e giorni e stabilire la pena». Il Procuratore Generale Alberto Bernardi che sostiene l'accusa ammette: -Mi sembra di aver cambiato me¬ stiere. Per ognuno degli imputati bisogna riunificare le sentenze che lo riguardano e quindi sommare. Poi, però, bisogna sottrarre o dividere perché il risultato che è un numero di giorni di prigione va diminuito perché si devono applicare le attenuanti generiche o gli articoli 3 e 4 delle legge comunemente detta "dei pentiti". Devo lavorare con la calcolatrice e quando mi viene un risultato con i decimali, allora, via, un giorno in meno a favore dell'imputato». Il tempo ha cancellato falsi, furti, porto d'armi, la maggior parte delle rapine, ferimenti e lesioni anche se hanno provocato invalidità. Restano omicidi e tentati omicidi. Novantotto alla sbarra. In primo grado erano stati inflitti 10 ergastoli, in appello 6 ma adesso l'accusa non chiederà condanne al carcere a vita. Alla lotta armata non pensano più. Chi non si è pentito è dissociato e chi non è nemmeno dissociato è omogeneo: ma è ormai comune il giudizio negativo sugli anni di piombo e il desiderio di costruirsi una parvenza di futuro. Almeno questa è la speranza. Questi imputati sono stati risucchiati nella catego ria dei bravi ragazzi che coltivano obiettivi del tutto borghesi: si sposano in chiesa e in municipio, diventano papà e mamma, cercano un lavoro almeno part-time: tanti divorziano. I nomi? Roberto Sandalo grande pentito. Michele Viscardi, Umberto Mazzola, Susanna Ronconi, Sergio Segio, Bruno Laronga, Silveria Russo, Roberto Rosso. Enrico Galmozzi, "Ivan» Giai che con percorsi magari conflittuali sono arrivati allo stesso risultato. Doveva esserci anche Marco Donat-Cattin rimasto ucciso sull'autostrada in un incidente. C'è l'ex gotha del terrore, i colonnelli e i caporali, gli ex ideologi e gli ex killer dagli occhi di ghiaccio: i famosi, le comparse, i quasisconosciuti, i dimenticati. "I più hanno compreso il disvalore del terrorismo». Alberto Bernardi evidenzia che c'è un abisso di cultura e di consapevolezza fra i processi del 1982 e quelli di oggi. «Per questi ragazzi il carcere ha funzionato come elemento che li ha fatti riflettere e acquisire consapevolezza.. La prigione è stato lo spazio che li ha fatti ragionare, riflettere, fare autocritica, discutere e comprendere gli errori. Come si fa a non chiedere le attenuanti per chi ha compreso, non è più pericoloso e per cui io personalmente potrei mettere la mano sul fuoco? Mi rendo conto che forse l'opinione pubblica non comprenderà». Le famiglie dei giudici Emilio Alessandrini e Guido Galli, ammazzati a Milano, non hanno intenzione di costituirsi parte civile. Inutile. Per loro la giustizia è sconfitta: chi ha ucciso i loro uomini ha già un piede in libertà. Lorenzo Del Boca

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino