Torino non è la città del Diavolo

Torino non è la città del Diavolo Ballestrero consegna il pastorale al nuovo arcivescovo Giovanni Saldarmi Torino non è la città del Diavolo Con questo ultimo messaggio di speranza al successore il cardinale lascia dopo 11 anni la diocesi Lunga passeggiata per le vie del centro con tante strette di mano - In duomo il primo incontro 'No, Torino non è la città del diavolo, non è una città perduta", n cardinal Anastasio Ballestrero s'arresta un attimo soltanto, con la voce rotta dal pianto. -Qui troverai meravigliosa disponibilità, carità e tanti santi". E la Consolata, stipata di tantissima gente, sembra esplodere in un applauso senza fine. E' per il cardinale che se ne va piangendo perché, lui così schivo e discreto, s'accorge di aver amato Torino moltissimo: nei momenti terribili del terrorismo, negli attimi delle divisioni, tra le polemiche. Ora la restituisce unita. Afferra il pastorale, quello che al Cottolengo aveva ricevuto dall'indimenticabile padre Michele Pellegrino e io consegna al suo successore. Giovanni Saldarini, 64 anni, volto gioviale, un velo di commozione e tanta voglia di abbracciare la sua gente è appena arrivato: scortato dai vigili, accolto dal sindaco. Maria Magnani Noya. dal presidente del Consiglio regionale. Angelo Rossa, da Porcellana, Bodrato, Bonsignore e dal ministro Donat-Cattin. -Da oggi sono cittadino di Torino, spero che mi adotterete-. Gli ha risposto uno scampanìo incredibile e altri battimani che proseguiranno in un crescendo di improvvisate soste e incontri per l'intero pomeriggio. Avverte: -Le nostre città sono spesso piene di cose, ma prive d'amore-. Alla Consolata Al sindaco ha offerto l'immagine di una Chiesa 'Che darà il suo contributo di sapienza e di amore nella ricerca e nella costruzione della concordia senza la quale le più piccole cose non crescono e senza la quale le più grandi vanno in rovina*. E ora sotto la cupolona del santuario più caro ai torinesi sta partendo per la sua avventura più grande. 'Inizia per me la stagione più seria e decisiva». Sono le 15,48. Ballestrero gli ha dato anche l'anello che porta l'immagine della Sindone. Un abbraccio forte e, commosso, si mette in disparte. 'Grazie di tutto — esordisce il nuovo arcivescovo — del pastorale, dell'anello, della Chiesa unita che mi consegna, della casa che ha rimesso a nuovo che finora ha avuto un ospite solo, il Papa-. I canti riempiono le navate, qualcuno piange, tutti battono le mani. Si parte per il Duomo. Da via della Consolata un corteo inconsueto s^cammina per le vie della città. Ci sono migliaia di persone (moltissimi giovani), centinaia di preti, suore, coppie, bambini. In via Garibaldi Stringono tutti l'ulivo. Per la prima volta Torino accoglie il vescovo così: in strada mentre gli altoparlanti diffondono canti e preghiere. Pellegrino era arrivato in Duomo, Ballestrero aveva scelto il Cottolengo. Saldarini ha voluto l'uscita in strada. Chiamato, invocato, seguito va avanti a stento. Lo accompagnano i milanesi guidati da monsignor Renato Corti. Lo aspettano i ragazzi dell'Azione cattolica e quelli di CI, ma soprattutto tanta gente. Lui, instancabile si ferma davanti ad ogni bambino Parla con i genitori, li benedice e va avanti. In via Garibaldi la gente va a passeggio. Non importa. Saluta tutti, chiacchiera, s'informa, vuole sapere, e non dimentica chi dietro i banconi dei bar lavora: tende la mano anche a loro. Un bagno di folla con uno stile che Torino non conosceva: semplice, deciso, faccia a faccia. Alle 17 il lunghissimo corteo arriva in piazza San Giovanni. Ancora applausi, altre strette di mano, le carezze ai ragazzi e alle ragazze del Cottolengo, il bacio della croce, davanti al duomo e, tra le note trionfanti e solenni dell'organo, l'ingresso nella sua Chiesa. •Ci provochi», lo invita il vicario generale Franco Peradotto. Lui l'ha già fatto con decisione portando il messaggio duro dei cristiani tra le via di una città in festa. E con lo stesso stile affronterà il resto. •La Chiesa è sempre la medesima ma sempre nuova, è la Chiesa che non inventa messaggi e non cambia bandiera. Annuncia oggi come ieri, sema arroganza, ma con franchezza». Eccolo il messaggio che quest'uomo di 64 anni porta nel nome della fede: 'Non vogliamo imporre nulla, vogliamo semplicemente spartire la nostra gioia». Nella prima omelia ripete: «Questa Chiesa che oggi si incontra con Cristo è la stessa che incontra i disperati, i pagani di oggi come il centurione di allora, le folle curiose e confuse». Monsignor Saldarini sa di non venire in una città facile. 'Non la conosco e cercherò di farlo in fretta». Sa anche di portare una fede scomoda in una comunità dalle mille anime e tante culture. In Duomo 'Mi farò perciò alunno attento e diligente, forte dell'esperienza avuta a Milano in particolare dal cardinal Carlo Maria Martini ì cui programmi così creativi, così concreti hanno segnato una traccia incancellabile». Ma vuolcominciare subito. E fa sue le parole del Papa: 'Risorgi Torino nella Pasqua di Cristo! Conserva la tua anima, cristiana, cattolica, italiana, umana. Sii la città fedele e sicura. Noi crediamo alla forza della fede che apre alla speranza e si fa carità e sappiamo che un granellino di fede può spostare le montagne. Perciò vi dico: non abbiate paura». Un canto s'alza forte, improvviso, potente: 'Siamo un popolo in cammino...». La messa è finita. In via XX Settembre lo aspettano gli amici di Milano per l'arrivederci e quelli di Torino per la prima chiacchierata. Il nuovo vescovo è puntualissimo, pronto alla battuta, attentissimo a cogliere anche le sfumature dei discorsi che in tanti gli rivolgono. E oggi sarà già in Curia. L'ha detto: 'Voglio cominciare subilo. La Chiesa non può fermarsi». Gian Mario Ricciardi

Luoghi citati: Milano, Torino