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Tar boccia il piano rifiuti del Piemonte Per i giudici è «approssimativo», da rifare un programma da mille miliardi Tar boccia il piano rifiuti del Piemonte TORINO — n Tar del Piemonte ha annullato il plano per lo smaltimento dei rifiuti approvato dalla Regione nel marzo '88 -perché è stato impostato con un'approssimazione che porta a risultati assurdi e inaccettabili'. La sentenza manda in briciole un programma per il quale sono previsti finanziamenti per quasi 1000 miliardi. Il verdetto è caduto come una bomba sulla Regione. Elettra Cernetti, assessore all'ambiente, ha dichiarato: "La decisione del Tar è inconcepibile, irrazionale. La stiamo esaminando, ci pare impossibile sia stata presa, ancora non riusciamo a crederci... Sono vanificati tutti i nostri sforzi per risolvere il problema dell'eliminazione dei rifiuti. Un problema che, adesso, da grave diventa tragico'. Alla Regione non resta che una via: appellarsi al Consiglio di Stato e chiedere una sospensiva. Passeranno mesi prima della pronuncia. L'assessore Cernetti ha ag¬ giunto: "Il Tar ha bocciato le direttive ministeriali, in pratica ha bocciato la legge statale 441, non l'ha capita'. I giudici, invece, nelle venti pagine con cui hanno motivato la loro decisione, sostengono l'esatto contrario: «La Regione ha interpretato in maniera sbagliata la legge 441; varando una sua normativa particolare, ha inteso disporre di un qualcosa che non esiste nelle regole emanate dal legislatore dello Stato...: La legge 441 parla genericamente di «zone» in cui debbono essere situate discariche e impianti per la distruzione dei rifiuti e recita: •L'individuazione di queste zone è una variante degli strumenti urbanistici'. Cioè, possono essere acquisite tramite esproprio. La normativa è stata integrata dalla Regione con una legge che distingue tra «zone» e «siti»: quest'ultimi sono le aree, interne alle «zone», destinate allo smaltimento dei rifiuti. An¬ ch'esse sono espropriabili. •La Regione — afferma il Tar —tratteggiando in forma approssimativa una mappa su scala 1:P50.000 ha identificato questi "siti" in estensioni smisurate, in Ci.i si trovano centri abitati e campagne, edifici pubblici e privati. La questione non verte sul fatto che sia stata usata una mappa piuttosto di un'altra, ma di averla comunque usata con un'approssimazione che porta a risultati assurdi e inaccettabili... Si sono identificati i "siti" con territori esuberanti e indeterminata superfìcie attribuendo al tutto, essendo i "siti"espropriabili, un effetto di variante che sconvolge integralmente ed inutilmente la pianificazione territoriale». Tramite 11 professor Paolo Scaparono, era stato presentato alla fine dell'anno scorso, dal Centro sportivo ricreativo di Ceresole d'Alba e da 28 abitanti di questo comune che la Regione ha individuato come «sito». Contro l'impugnazione, la Regione aveva depositato memorie del professor Sergio Vinciguerra e dell'avvocato Giovanna Scollo. A fianco della Regione s'era schierata anche la società «Servizi ecologici» con l'avvocato Giorgio Mort arino. Malgrado il ricorso fosse solo di un ente e di alcuni residenti di un piccolo comune, il Tar ha dichiarato illegittimo il piano per l'intero Piemonte perché «esso cade nella sua completezza per un radicale, intimo errore d'impostazione che ne preclude qualsiasi possibilità di sopravvivenza», v Per i giudici, inoltre, la Regione ha prevaricato. «/ comuni si sono visti imporre i "siti " e la modifica dei propri strumenti urbanisti senza poter interloquire in modo adeguato. In maniera illegittima sono state sacrificate le garanzie di partecipazione previste per gli enti che rappresentano le collettività locali: Claudio Giacchino
Persone citate: Cernetti, Elettra Cernetti, Giorgio Mort, Giovanna Scollo, Paolo Scaparono, Sergio Vinciguerra
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