«Così hanno ucciso i missionari» di Gigi Padovani

«Così hanno ucciso i missionari» Drammatiche testimonianze dal Mozambico: due frati rapiti dalla guerriglia «Così hanno ucciso i missionari» Il bilancio dell'agguato s'aggrava - Oltre ai religiosi italiani trucidati, padre Giocondo e padre Oreste sono nelle mani dei ribelli anti-governativi - L'ambasciatore: «Si potrà tentare una trattativa attraverso la Croce Rossa» ROMA — Due frati italiani morti e due nelle mani del guerriglieri: è questo il bilancio dello scontro a fuoco nel quale è rimasta coinvolta la missione dei cappuccini di Inahassunge, nel centro del Mozambico. Mentre l'altra sera già sembrava che padre Giocondo Pagliara, di Campi Salentina, 67 anni, proveniente della comunità di Bari e padre Oreste Saltori, di Vigo Meano, del gruppo trentino, fossero riusciti a sfuggire alle truppe anti-governative, ieri si è avuta la certezza che invece sono stati rapiti. Soltanto padre Zaccaria e i tre novizi africani si sarebbero salvati, riuscendo a tornare alla loro base di Quelimane, un centro di 600 mila abitanti dove ora si sono radunati tutti 40 i padri cappuccini italiani sopravvissuti. La conferma ci è stata data per telefono dall'ambasciatore italiano a Maputo, Giorgio Testori. «Lo scontro è avvenuto alle prime luci dell'alba del lunedì dell'Angelo — racconta l'ambasciatore — e al termine della battaglia due frati sono stati ritrovati uccisi, mentre altri due sono da considerarsi rapiti. Finora la guerriglia della Renamo, la Resistenza che conta migliaia di aderenti in tutto il Paese, aveva risparmiato la Zambesia, colpendo soprattutto il Nord e il Sud del Mozambico: da qualche settimana la situazione è di nuovo molto calda anche nel Centro». Con l'attacco di lunedi salgono così a nove i religiosi cattolici uccisi in attacchi della Renamo, a partire dal 1982: due mozambicani, tre italiani e quattro portoghesi. Lo ha ricordato ieri anche la stampa di Maputo, che all'episodio ha dedicato ampio risalto, ricordando che 1 guerriglieri hanno avviato una offensiva nel centro del Paese nel tentativo di dividerlo in due lungo lo Zambesi. Ieri i contatti tra Maputo e la Farnesina si sono intensifi cati e della situazione è stato informato anche Palazzo Chigi. 'Stiamo già valutando le strade da intraprendere — aggiunge Testori — per arri vare alla liberazione degli altri due. Forse si potrà ten tare con la Croce Rossa». Con l'aiuto dei frati minori francescani — dalla Curia ge neralizia di Roma e dalle sedi provinciali di Trento e Bari, che alimentano il lavoro mis- sionario — abbiamo in parte ricostruito quel che è successo nella piccola isola di Inhassunge, centro di 60 mila abitanti a 900 chilometri dalla capitale. Siamo nel grande delta dello Zambesi, a Sud di Queli¬ mane. E' il giorno di Pasquetta, il sole è appena sorto. Dalla boscaglia i frati sentono i primi colpi di mitragliatrice, quindi incomincia la battaglia. Gli obiettivi dei guerriglieri sono la casa del governatore e la sede della guarni¬ gione dell'esercito mozambi cano, a qualche centinaia di metri dalla sede dei cinque frati italiani. In pochi minuti la missione si trova al centro della scon tro: per due ore si sentono soltanto il crepitare dei mi- tragliatori e gii scoppi delle bombe. Alla fine restano a terra diversi soldati governativi e qualche ribèlle. H pugliese Camillo Campanella viene trovato con il cuore spaccato da un colpo di bazooka; il trentino Francesco Bortolotti è straziato da decine di ferite provocate da una baionetta. Di padre Giocondo e padre Oreste, nessuna traccia. Ora i padri cappuccini, frastornati, in ansia per i loro fratelli scomparsi, si sono rinchiusi nella più sicura Quelimane e attendono notizie, rincuorati dal padre superiore Francesco Monticchio. 'Il vescovo della città, monsignor Bernardo Governo, un frate del nostro ordine di origine africana — racconta da Bari padre Matteo — ha officiato i funerali e poi tutti sono ritornati a pregare e a lavorare». Nonostante la tragedia, i padri non sembrano aver perso la serenità. Dalla Curia generale dell'ordine, parla l'etiope Ajele Teklchajmanot, responsabile per l'Africa; 'Non ci ritireremo certo dalle nostro missioni in Mozambico per quel che è successo: nel Paese ci sono quasi due milioni di cattolici e la Renamo non attacca noi specificatamente, ma le strutture governative. Noi siamo rimasti coinvolti, come altre volle, ma non c'è una volontà di perseguitare i cristiani». Al 'Sacrificio» dei due 'generosi francescani» ha rivolto un pensiero ieri anche il Papa, che ha invitato i 20 mila fedeli presenti all'udienza generale a pregare con lui. Giovanni Paolo Secondo ha così concluso il suo appello: «Voglio altresì esprimere il voto che il sacrificio di questi due zelanti missionari non vada disperso, ma la loro memoria induca tutti coloro che possono a ricercare con tenacia e perseveranza la strada della pace per l'intera, provata, diletta nazione mozambicana'. Ora la Chiesa e la Farnesi na dovranno cercare un contatto con la Resistenza mozambicana, il fronte antimarxista che ha molti appoggi in Occidente, oltre che in Sud Africa. Nell'85 per padre Bruno e padre Gaetano, rapiti a Luabo, la prigionia era durata 40 giorni. La speranza è che tutto si possa risolvere in fretta. Gigi Padovani mm Inhassunge. Padre Francesco Bortolotti (una delle vittime) e frate Oreste Saltori (ora nelle mani dei guerriglieri) fotografati recentemente alla missione in Mozambico (Telefoto Associated Press)

Persone citate: Camillo Campanella, Farnesi, Francesco Bortolotti, Giocondo Pagliara, Giorgio Testori, Giovanni Paolo, Oreste Saltori, Testori, Vigo Meano