Via i boss dal carcere di Reggio

Via i boss dal carcere di Reggio Dieci mafiosi sono stati trasferiti dalla Calabria a Voghera Via i boss dal carcere di Reggio Nicolò Amato, responsabile degli istituti di pena: «Avevano minacciato gli agenti e il direttore che ha lasciato l'incarico» - Oggi l'insediamento del sostituto ROMA — Da oggi c'è un nuovo direttore nel carcere di Reggio Calabria, dopo il trasferimento, alcuni giorni fa, del responsabile dell'istituto e del maresciallo degli agenti di custodia, che erano stati minacciati. Dalla prigione sono stati trasferiti anche dieci boss mafiosi. Alla cerimonia di insediamento del nuovo responsabile del carcere, Felice Bocchino, parteciperà anche il direttore generale degli istituti di prevenzione e pena, Nicolò Amato. 'Sono qui per confermare agli uomini della casa circondariale il senso della continuità di una politica di legalità, nonostante il cambiamento degli uomini». -Nel carcere calabrese — ha detto Amato — l'unica legge e l'unica volontà dovranno continuare ad essere la legge e la volontà dello Stato. Il trasferimento del di¬ rettore e del maresciallo è avvenuto perché da parecchio tempo era in atto una serie di attentati; mi è sembrato giusto tutelare la loro incolumità e farli lavorare serenamente. Ma questo provvedimento non cambia nulla all'interno del carcere: direttori e marescialli esprimono la politica dell'amministrazione, che non si identifica mai con il singolo operatore». Subito dopo la partenza del direttore e del maresciallo, da loro stessi sollecitata, Amato ha disposto il trasferimento da Reggio Calabria al carcere di Voghera di dieci nomi di spicco della mafia. Nell'elenco ci sono Antonino Lo Giudice, Domenico Gagliardi, Fortunato Fedele, Cosimo Moschera e Giuseppe Iamonte, tutti con pesanti condanne alle spalle. 'Questo provvedimento — sottolinea Amato — è la dimostrazione che lo Stato non intende cedere alle intimidazioni o alle minacce». La direzione generale delle carceri ha istituito inoltre una commissione di inchiesta per accertare se ai responsabili della casa circondariale di Reggio Calabria e al personale di sorveglianza risultino -episodi di intimidazioni, interferenze o pressioni da parte di ambienti criminosi». La serie di attentati e di minacce ai danni degli operatori del carcere calabrese era cominciata nel 1986, subito dopo il trasferimento dell'allora direttore Raffaele Barcena. Il funzionario, dopo inchieste disposte dalla direzione generale degli istituti di pena, fu arrestato nell' aprile di quell'anno con altri otto militari in servizio nel carcere con l'accusa di pecu¬ lato e corruzione. L'arrivo del nuovo direttore, Paolino Quattrone, aveva provocato, oltre che ad un'inversione di tendenza nella gestione del carcere, anche 1' inizio delle ritorsioni della malavita. Ecco allora le prime auto date alle fiamme, i colpi di pistola contro agenti di custodia, l'esplosivo sotto la casa del direttore, fino all' uccisione, nel 1986, del maresciallo Salsone. In tutto, 14 attentati in due anni. Ora il carcere di Reggio è nel mirino dei commissari di inchiesta, per impedire favoritismi e privilegi a vantaggio di detenuti eccellenti. Uno dei boss trasferiti a Voghera, Lo Giudice, aveva ottenuto dal magistrato l'autorizzazione ad uscire per assistere alle nozze del cognato. La direzione generale ha bloccato il provvedimento. r. cri.

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