Italiani, voglia di sognare e attaccamento al passato di Fulvia Caprara

Italiani, voglia di sognare e attaccamento al passato «Sulla cresta dell'onda» ha coinvolto 30 mila persone Italiani, voglia di sognare e attaccamento al passato Omar Calabrese parla delle tendenze rivelate dai sondaggi telefonici ROMA — Una grande voglia di fantasticare e insieme un forte attaccamento al passato, il desiderio di tornare alla vita tranquilla delle città di provincia, ma anche la curiosità verso i mondi più sconosciuti e irraggiungibili. Italiani contraddittori, sognatori, disinibiti e stanchi di consumismo, vengono descritti nella lunga serie di sondaggi realizzati dall'Istituto Mesomark e presentati da Edwige Fenech nella trasmissione di Raiuno Sulla cresta dell'onda, il martedì alle 21,20, da cinque settimane a questa parte. Omar Calabrese, docente di «Semiologia delle arti» all'Università di Bologna, consulente scientifico del programma, racconta divertito alcune delle tendenze più interessanti rilevate attraverso i sondaggi di Sulla cresta dell'onda. Sondaggi frivoli, certo, "perché intorno alle 21 non si può pretendere dalla gente un impegno troppo marcato», ma anche sondaggi seri che offrono un quadro interessante dei mutamenti culturali degli italiani e nello stesso tempo contribuiscono alla realizzazione dello scopo del programma: "trasformare l'informazione in varietà». Le interviste, telefoniche o dirette, hanno coinvolto finora circa trentamila persone e sono state suddivise in due tronconi fondamen tali: il primo riguarda l'atteggiamento nei confronti del cinema, della televisio ne e della musica; il secondo si occupa invece delle «idee sulla società». Cioè va a indagare sui consumi, sui sogni e desideri, sul rapporto con il passato degli intervistati. Tutti e due i blocchi di in dagini servono a descrivere la popolazione in esame. E anche le domande frivole, come quelle sugli attori e sulle attrici preferite, riescono ad azionare interes¬ e i e a i e E , e ¬ santi campanelli d'allarme: si è scoperto per esempio che mentre l'universo maschile torna agli Anni 50 con la passione per le superdotate tipo Francesca Dellera, quello femminile non è più attratto dal modello «bagnino» e preferisce uomini teneri e intellettuali come William Hurt o Christopher Lambert. Si è anche rilevato un fenomeno di saturazione da spot che dovrebbe mettere in guardia gli inserzionisti (il 30% non guarda la pubblicità, il 15% si innervosisce al suo comparire sullo schermo) e nel complesso un gran rifiuto verso certi bombardamenti consumistici, una tendenza ^'«ecologia culturale» su cui Calabrese invita a riflettere. «E' significativo — dice — che alla domanda sui manifesti appesi in camera, il 58% degli intervistati giovani ha dichiarato di non averne neanche uno». Sulla stessa linea si pone il dato sui consumi: gli italiani, secondo le ricerche della Mesornark, sono convinti di spendere troppo per il «parco oggetti domestico» e poi per i beni voluttuari. Stanchezza verso il consumismo, insomma, che si lega con un modo di desiderare tutto nuovo: al primo posto della scala dei sogni non c'è l'avere tanti soldi, ma il guarire da tutte le malattie e il conoscere moltissime lingue. Quello della salute, della sfiducia nelle strutture sanitarie e della paura di ammalarsi è un tema ricorrente dei sondaggi, un argomento su cui si coagulano le tensioni di quasi tutti gli intervistati. La malattia é •la grande preoccupazione degli italiani». Ma a questo sentimento concreto e serissimo si contrappone dall'altra parte la voglia di fantasia. Una voglia che ci descrive come «un Paese che soffre molte contraddizioni, ma non è assillato dalle a o i é e o e e necessità». Esempio di contrasti è il dato alto che testimonia l'insoddisfazione verso le condizioni di vita in Italia e quello ugualmente alto che raccoglie le persone che in fondo dicono di star bene dove stanno. I desideri di cambiamenti, quando si verificano, riguardano il passaggio da metropoli congestionate tipo Roma e Milano a città piene d'arte e di passato come Bologna, Verona, Siena. E quando il pensiero corre all'estero, non si orienta più verso l'America ma piuttosto verso un Oriente fascinoso e imprecisato, meta di avventure più che di guadagni e vantaggiose scalate sociali. E succede anche, racconta Calabrese, che, se nell'elenco dei Paesi da scegliere vengono inseriti nomi falsi ma suggestivi tipo Shangrilà, Katai e Ruritania, la maggioranza degli Intervistati li indica ad occhi chiusi, preferendoli di gran lunga al luoghi noti del quotidiano. Accanto all'interesse verso mondi sconosciuti restano radicate però certe familiari nostalgie: tra i mestieri che vanno scomparendo vengono elencati quello del cacciatore (e qui torna il tema ecologico), del palombaro e del guidatore di carri. Tra i vecchi programmi che sarebbero rivisti con piacere vengono citati «Carosello» e il «Musichiere» e tra gli attori il più amato è ancora Totò. Insomma, spiega Calabrese, c'è «un'italianità che resiste», più forte delle mode e di certe deprecate manie esterofile. Infine una piccola notazio ne che riguarda la sfera sessuale: come indumento più preoccupante nella "prima volta» sono state indicate nell'ordine, la pancera e le mutande rotte. Insomma un timore tutto estetico, per nulla legato ai tabù del pudore. Fulvia Caprara

Persone citate: Calabrese, Christopher Lambert, Edwige Fenech, Francesca Dellera, Omar Calabrese, William Hurt

Luoghi citati: America, Bologna, Italia, Milano, Roma, Siena, Verona