La vera storia di Marco e Debora tra un giudice e una sentenza

La vera storia di Marco e Debora tra un giudice e una sentenza La vera storia di Marco e Debora tra un giudice e una sentenza Fu una decisione ispirata al principio di meglio tutelare l'interesse dei figli ROMA — «Un esperimento che purtroppo è fallito; dice l'avvocato Marina Bottani, che difendeva la signora Giovanna Meloni. «Afa non del tutto. Molti genitori oggi si accordano da soli per una soluzione simile, sema che intervenga il magistrato », precisa il giudice Achille Toro, quello che due anni fa emise la «rivoluzionaria sentenza». Ora che la storia di Marco, Debora e dei loro genitori Giovanna Meloni e Salvatore Sanna sarà raccontata in uno sceneggiato tv, i protagonisti ripensano col distacco dell'analisi a quella strana decisione. Il 12 marzo 1987 Achille Toro, giudice istruttore della prima sezione civile del tribunale di Roma, ordinò che i due figli dei separandi coniugi restassero nell'appartamento dov'erano vissuti fino a quel momento, e che ad accudirli si alternassero sei mesi il padre e sei mesi la madre. Quando era il turno dell'uomo la donna doveva andarsene di casa, e viceversa. Che cosa è accaduto poi? Oggi la signora Meloni exSanna è ritornata in pianta stabile nell'appartamento romano, e con lei vive Debora, 14 anni. Salvatore Sanna, invece, se n'è andato in Sardegna, portandosi dietro Marco che di anni ne ha 15. L'esperimento ordinato dal giudice Toro durò pochi mesi. Di fronte all'appello della donna il magistrato fece fare una perizia sui due ragazzi, e stabili che di fronte alla spiccata preferenza manifestata da Marco di stare sempre con il padre era meglio che ciascun genitore si prendesse cura di uno del due figli. •E' vero — ammette oggi Achille Toro —, ma è vero anche che il medico ha riconosciuto i vantaggi che derivano al minori da una responsabilizzazione come quella a cui li portava la sentenza-. Aggiunge l'avvocato Bottani: «Quello fu un esperimento molto interessante, ma applicato al caso sbagliato. C'erano grossi problemi pratici, perché nessuno dei due coniugi aveva trovato una sistemazione per i sei mesi in cui doveva andarsene di casa». La sentenza definitiva è arrivata qualche settimana fa, ed ha ratificato la separazione, oltre che dei genitori, anche dei figli. Nei mesi in cui fu applicata la parola del giudice Toro, ciascuno dei coniugi si sistemò come meglio poteva, ma nessuno era soddisfatto. Quando non potevano stare coi figli, la madre se ne andava da un'amica e il padre in un residence. La vicenda nacque da una normale causa di separazione intentata dalla signora Meloni. Di fronte a quell'istanza un giovane magistrato romano aveva deciso di affidare entrambi i figli al padre, ordinando alla madre di lasciare l'appartamento entro 30 giorni. -Per la mia cliente fu come un fulmine a ciel sereno — ricorda l'avvocato Bottani —, e presentammo ricorso. Per non sconfessare del tutto il suo collega, poi, il giudice Toro escogitò la soluzione di far restare i bambini dov'erano, con l'alternanza dei genitori». Una scelta inedita, dettata dalle nuove norme sul divorzio dov'è scritto, fra l'altro, che nel dirimere le cau- se bisogna tenere in maggiore considerazione l'interesse dei figli. «La novità — spiega Toro — stava nel tentare di ridurre i costi che dalla separazione derivavano ai figli, anche se ciò comportava necessariamente l'aumento di quelli dei genitori». Poi però le cose sono andate come abbiamo detto. Che cosa resta allora di quella sentenza? Dice ancora l'avvocato Bottani: •Purtroppo i giudici, sulla scia dello scarso risultato raggiunto nel singolo caso, non hanno fatto più ricorso ad un principio giusto come quello dell'interesse dei minori, che andrebbe maggiormente tutelato». Qualcosa però è rimasto. Accade più spesso, adesso, che genitori separati decidano consensualmente, senza aspettare il pronunciamento di un magistrato, di avvicendarsi nella casa dove restano i figli. E' il merito maggiore che il giudice Toro assegna oggi alla sentenza di allora: «Le nuove forme di affidamento trovano una loro concreta applicabilità in presenza di un consenso effettivo di entrambi i coniugi. Ultimamente mi è capitato di ratificare una separazione di due persone che si alternano nella casa dove sono rimasti i ragazzi di 13 e 15 anni. Certamente in quel caso tutto è reso più facile dal fatto che adesso i genitori abitano in due palazzi molto vicini l'uno all'altro». Un bilancio non del tutto negativo, dunque, nonostante che la sentenza di due anni fa abbia poi portato a sbocchi diversi. comunque dimostrato — conclude T^ro — che quando si ha modo di discutere serenamente e approfonditamente con ì nenitori, si arriva quasi sempre a soluzioni concordate e meno dolorose per tutti». gio. bia.

Luoghi citati: Roma, Sardegna