L'Urss ha bocciato i «dinosauri»

L'Urss ha bocciato i «dinosauri» Nel quadro del nuovo Parlamento novità e limiti della svolta elettorale L'Urss ha bocciato i «dinosauri» Il politologo Bestushev-Lada: un voto contro i burocrati, non contro il partito - «Anche tra i nazionalisti ci sono molti iscritti al pois» «La valanga Elisin», un regalo dei suoi avversari » DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — il successo di Eltsin una protesta contro il partito? Igor Bestushev-Lada, politologo e sociologo dell'Accademia delle scienze, noto per le sue posizioni radicali, non condivide gli entusiasmi di chi, anche in Urss, ha letto 11 trionfo del «grande ribelle» come una pericolosa sfida al ruolo egemone del pcus, e smorza i significati politicamente più imbarazzanti del suo successo: 'Eltsin rappresenta l'ala radicale del partito ma resta, appunto, all'interno del partito», dice. -Chi ha votato per lui ha votato per un candidato simbolo, il simbolo appunto delle rivendicazioni più radicali della perestrojka, ma sempre dentro il partito. Da dove nasce la valanga Eltsin? Per buona parte dagli interventi contro di lui, durante la campagna elettorale: sono state queste operazioni a far aumentare tanto la sua popolarità fra la gente-. Un errore dei suoi avversari, allora? -Il risultato era certo prevedibile». — Considera il plebiscito per Eltsin un segnale di nuova libertà? — «Il fatto è che le elezioni in quanto tali non cambiano niente nella situazione generale del Paese. La vittoria di Eltsin significa soltanto che uno dei 2250 deputati del Congresso si chiamerà Eltsin e non Brakov. Le cose importanti cominceranno con i lavori delle commissioni e dei comitati del Soviet Supremo, la camera ristretta di 542 membri. Ed è anco¬ ra presto per giudicare». — Il voto ha comunque mostrato che anche in Urss esiste ormai il problema del consenso sociale, che la base corre spesso su strade parallele al partito. — -Senza dubbio. Ma in parte soltanto, perché le elezioni nella maggioranza delle organizzazioni pubbliche sono state la semplice ripetizione delle elezioni alla vecchia maniera, quando i candidati passavano tutti, al cento per cento. Le elezioni nei distretti territoriali invece hanno rivelato per la prima volta il problema del consenso nel campo politico, la necessità per i candidati di ottenere l'appoggio dell'opinione pubblica. Ma con una avvertenza: da noi l'opinione pubblica si sta formando soltanto». — Lei ha seguito il «discorso elettorale» nel suo insieme. Crede che gli elettori siano stati più sensibili ai temi politici globali o ai problemi locali? — «Le dichiarazioni e le promesse dei candidati non hanno niente a che fare con dei veri programmi: non possono esserci duemila programmi nel Paese. Sono, piuttosto, la manifestazione delle posizioni civili e morali di ogni candidato. E' un feno¬ meno del tutto sconosciuto in Occidente, dove l'elettore deve scegliere fra i programmi dei diversi partiti. In generale, da noi è contato soprattutto il modo in cui 1 candidati si sono presentati e hanno espresso queste loro posizioni, più che la sostanza delle cose dette. Le simpatie degli elettori sono andate a chi ha dimostrato, durante gli incontri, di essere capace di parlare nel modo giusto di un problema, si trattasse di un problema globale o di un problema minore, locale, per esempio la costruzione di un ospedale o il miglioramento dei rifornimenti alimentari». — Ma c'è stato un rifiuto netto di molti candidati del partito. — «Non credo che la bocciatura di questi candidati esprima umori antipartito generalizzati Ira la gente. Alle elezioni ha avuto un'importanza decisiva solo la persona e non la sua appartenenza al partito». — Ma sono stati bocciati anche dei leader di partito, un membro supplente del politbjuro, segretari regionali e cittadini. — «Neanche in questi casi credo che si sia trattato di una protesta contro il partito né di una frattura fra iscritti e non iscrìtti al partito, n voto contro questi personaggi ha espresso soltanto la protesta degli elettori contro quelle persone in quanto funzionari del partito. Voglio dire che non si potevano separare i due aspetti, della persona e dell'uomo di partito, perché da noi qualsiasi alto funzionario è iscritto al partito ed è uomo di partito. E poi un'altra cosa: c'è anche il cosiddetto effetto-notorietà. E' più facile votare all'unanimità per persone che nessuno conosce. Chi è noto invece è sottoposto al giudizio e all'amplificazione che gli viene dalla sua notorietà». — Lei sostiene dunque che si è votato per le persone e non sul partito. — «Non escludo che una parte degli elettori, anche una parte consistente perché credo comprenda soprattutto gli anziani, abbia votato "per" il partito. E non posso escludere che qualcuno abbia votato soltanto "contro" il partito. Ma credo che si sia trattato di fenomeni minori». — Come giudica il successo dei nazionalisti baltici? — «Me lo aspettavo. In quelle Repubbliche la maggioranza assoluta della popolazione è ormai concentrata attorno ai Fronti popolari. Ma ancora ima volta non bisogna dimenticare che questi Fronti non sono movimenti anti partito; sono diversi dal partito ma non contro il partito. In ogni Fronte, compreso il più potente, il lituano Sajudis, c'è uno strato compatto di iscritti al partito». e. n.

Persone citate: Eltsin, Igor Bestushev-lada

Luoghi citati: Mosca, Urss