Armenia, un voto fantasma
Armenia, un voto fantasma Armenia, un voto fantasma NOSTRO SERVIZIO MOSCA — A due giorni dalle elezioni, mentre i dati sugli esiti del voto continuano ad affluire ininterrotti da ogni angolo del Paese, dall'Armenia arriva solo silenzio. L'Armenia è una piccola repubblica, montagnosa e terremotata, dove però il conteggio dei suffragi non dovrebbe essere più difficile che altrove. L'agenzia di stampa locale, YArmenpress, si nasconde dietro una posizione ufficiale sibillina: non possiamo ancora fornire nessun risultato, per ora si può soltanto dire che la percentuale dei votanti è stata dell'81 per cento. I nazionalisti armeni fiutano odore di imbroglio, e accusano senza mezzi termini il partito e le commissioni elettorali di aver manipolato pesantemente i risultati, usando mezzi illegittimi e arbitrari. n boicottaggio proposto dal movimento per protestare contro la procedura poco democratica delle elezioni primarie, che nei due mesi scorsi aveva ascluso con metodi spicci la candidatura dei membri del «Comitato Karabakh », a dire di un portavoce sarebbe pienamente riuscito. Fino alla sera di domenica, la percentuale dei votanti si aggirava intorno al 25-30 per cento, una cifra troppo bassa che non avrebbe consentito a nessun candidato di raggiungere il quorum minimo richiesto. All'avvicinarsi dell'ora di chiusura dei seggi, con una decisione insolita e improvvisa, le com¬ missioni elettorali stabiliscono di prolungarne di due ore l'apertura, ufficialmente per permettere alla gente di far ritorno dalle celebrazioni di Pasqua, dedicate tradizionalmente alla commemorazione dei defunti «Afa chi si attarderebbe fino alle otto in un cimitero?» si chiede il rappresentante nazionalista, è in quelle due ore che è successo di tutto. I membri delle commissioni elettorali hanno segnato le schede degli elettori che non si erano presentati e le hanno infilate nell'urna, hanno votato per conto di quelli che volevano boicottare le elezioni, così, senza nessun controllo. Ma hanno usato anche un altro metodo, appena più raffinato. Poiché la legge permette alle persone malate di votare in casa con l'aiuto delle commissioni volanti, si sono dati alla caccia dei «malati immaginari» per falsificare i voti: in un solo distretto elettorale hanno raccolto circa 400 schede, l'equivalente del 30 per cento sul totale degli elettori di tutto il distretto. Ma nemmeno ai tempi dell'epidemia di peste s'è mal vista una concentrazione di malati così alta. La vigilanza delle commissioni di controllo sarebbe stata facilmente elusa con la loro semplice espulsione. Alcuni di questi gruppi volontari sarebbero comunque rimasti a piantonare l'ingresso del seggi per contare quanti si recavano a votare; ma con il calare della sera molti di loro avrebbero subi¬ to delle vere aggressioni, e nei distretti elettorali s'è dato 11 via libera a qualsiasi azione illecita. Elezioni pilotate, dunque, i cui risultati, seppure tardano ad arrivare, premieranno i falchi del partito, quegli uomini che la popolazione aveva deciso di non votare. I nazionalisti sanno che 11 primo segretario del partito armeno, Suren Ariutiunlan, riuscirà senz'altro a rientrare tra gli eletti; Ariutìuuìan si presentava infatti a Leninakan, dove si trovano ancora molti operai e soldati venuti da fuori per riparare 1 danni causati dal terremoto. La sua nomina, tiene a precisare il movimento, non passerà con i voti degli armeni. L'agenzia dì stampa Novosti dava inoltre tra i promossi il primo segretario del partito di Erevan Mìkhail Mlnasbekian, e il presidente del consiglio dei ministri locale Vladimir Martarian, ma fino a sera nessuna conferma ufficiale era giunta ancora a sostegno della notizia. Il silenzio sull'Armenia nasconde forse un imbarazzo, quello di dover spiegare tante irregolarità in maniera convincente, ma più il silenzio si prolunga, più sembra diventarne un'indiretta conferma. Un dato finora è certo, una gran parte del popolo armeno, quella che non si dà per vinta sul contenzioso del Karabakh, non si sentirà rappresentata nel futuro Parlamento. Paola Delle Fratte
Persone citate: Vladimir Martarian
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