«Cina, ridammi mio marito»

«Cina, ridammi mio marito» Patrizia per protesta partorirà davanti all'ambasciata di Roma «Cina, ridammi mio marito» All' uomo, un ex funzionario dell'Orni, è stato tolto il passaporto perché ha sposato un'italiana - Il bambino deve nascere in questi giorni, ma da Pechino nessuna notizia DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Il camper, targato Napoli, è parcheggiato appena dopo la Foresteria dell'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Roma in via Bruxelles. Siamo alle spalle della Salaria, in una zona molto elegante di ambasciate, uffici, villette. Una zona semivuota nel giorno di festa. Il camper è chiuso. Sui fianchi sono attaccati grandi fogli su cui — con pennarello rosso e blu — sono scrìtti alcuni articoli dei Diritti dell'Uomo. A stampatello, anche: «Mr Zhu è trattenuto in Cina contro la sua volontà da quattordici mesi! Un bambino deve nascere con il padre vicino!'. Arriva gente. C'è anche un fotografo in attesa. Il cancello dell'ambasciata è scuro, pesante, e non lascia intravedere segni di vita. Arrivano alcune donne, che vorrebbero portare la loro solidarietà a Patrizia Riccardi, la giovane che qui si è messa per protestare contro le incomprensibili scelte venute dall'alto, a Pechino, che impediscono al marito cinese di lasciare il suo Paese e di raggiungerla in Italia. Lei sta per avere un figlio. Ha annunciato che lo partorirà qui, davanti alla sede della rappresentanza diplomatica. Ma adesso non c'è, forse sta dando alla luce il bimbo in un ospedale o una clinica. Forse sono sopraggiunte difficoltà o complicazioni che in mezzo a via Bruxelles non si sarebbero potute fronteggiare. Sabato Patrizia Riccardi si era mostrata davanti al camper, coi capelli sciolti e una grande vestaglia a quadri. -Il tempo scadrà fra due giorni' aveva detto, serena e decisa a non farsi prendere dalla paura. Un ginecologo era in contatto con lei per l'assistenza al parto. Le donne del -Tribunale 8 Marzo» le erano state vicine per stendere due brevi mes saggi indirizzati al Papa e al ministro Andreotti. -Voglio abbracciare Zhu. E' molto angosciato.nel sapermi qui, nel camper. Ma io non ho paura. Desidero solo che lui sia libero di lasciare il suo Paese e di venire a stare con me e con i suoi figli», aveva aggiunto. La sua è una storia di oggi e d'altri tempi insieme, una storia da romanzo che passa attraverso misteri della burocrazia e della politica, incursioni poliziesche, itinerari internazionali, amore, ostacoli all'amore che sembrano insuperabili, telefonate intercontinentali, telex cifrati, sospetti, rischi, matrimoni-ombra, matrimoni e figli veri... Un romanzo, tutto raccontato in prima persona da Patrizia, cui manca — ancora — il lieto fine. Tutto incomincia il primo gennaio '86. A un ricevimento, a Ginevra, Zhu Juwang e PnnznNsdcvsipqss Patrizia Riccardi si conoscono. Lui ha 28 anni, è cittadino cinese, diplomatico, funzionario dell'Onu. Lei, 30 anni, laurea in medicina, vive a Napoli. Nasce fra loro una storia d'amore, che subito deve fare i conti con una rete complicata di pericoli e divieti. Per un anno circa è una storia clandestina: nessuno in Cina e nell'ambiente diplomatico deve scoprire questo loro rapporto. Gli sembra di non aver fatto nascere sospetti. Nel dicembre dell'86 lui deve rientrare in Cina per la licenza annuale. Riesce anche, prima di partire per Pechino, a venire per una settimana a Napoli. E' uno dei periodi più felici per, i due giovani. Patrizia resta incinta. Ma nell'abitazione di Zhu, a Ginevra, è stata scopèrta una lettera di Patrizia. Zhu viene trattenuto in Cina. Co¬ me diplomatico non può sposare una straniera. La condizione per poter uscire è che sposi una cinese. E' un ricatto. Col sospetto che la donna non sia estranea alla scoperta fatta nell'abitazione di Ginevra. Ma Zhu e Patrizia sono d'accordo che questo pedaggio va pagato. Zhu si sposa e dopo pochi giorni può tornare in Europa. A Ginevra la moglie non lo raggiunge mai e qualche mese dopo chiede il divorzio. Nell'agosto del 1987 nasce il bambino di Patrizia, David Wen. Zhu riconosce il bambino. La storia adesso non è più clandestina, ma non per questo la situazione si appiana. Nel gennaio dell'88 Zhu deve tornare in Cina per la licenza. Tutto adesso precipita. Gli viene ritirato il passaporto. Lui presenta le sue dimissioni dall'incarico presso l'Onu. E' disoccupa¬ to, ma non libero. Patrizia col piccolo David lo raggiunge a Pechino. Il 20 giugno '88 si sposano. La donna resta in Cina fino al 5 agosto, poi deve rientrare. Al marito prima viene dato il visto d'uscita, poi il permesso gli è ritirato proprio alla vigilia della partenza. Patrizia è di nuovo incinta e toma in Italia. Zhu rimane in soggiorno forzato nel suo Paese. Vive a Shanghai con i suoi genitori. Non ha stipendio né passaporto. Patrizia Riccardi incomincia la sua ennesima battaglia perché la famiglia finalmente si componga. Alla vigilia del parto viene ad accamparsi a Roma, davanti al severo cancello dell'Ambasciata di Cina. E rilascia interviste, riceve parlamentari, firma appelli. Racconta i dettagli di una singolare storia d'amore Anni Novanta. • rx> ni' ff WUT MG10" ioti Roma. La protesta di Patrizia Riccardi contro le scelte che impediscono al marito cinese di raggiungerla in Italia

Persone citate: Andreotti, David Wen, Patrizia Riccardi