In Iran resa dei conti per le «colombe»
In Iran resa dei conti per le «colombe» Il viceministro degli Esteri perde il posto, si ridiscute il nome del successore di Khomeini In Iran resa dei conti per le «colombe» Larijani era stato uno dei protagonisti della timida apertura all'Occidente - Riunione dell'Imam con il Consiglio degli Esperti - In perìcolo la scelta del pragmatico Montazerì - II premier Mussavi avverte: non cederemo mai al liberalismo TEHERAN — L'ayatollah Khomeini, 88 anni, ha convocato il Consiglio degli Esperti, l'organo indicato dalla Costituzione iraniana, per designare l'uomo che deve ereditare la successione al posto di capo politico del Paese dopo la sua morte. Lo ha riferito un dispaccio urgente dell'agenzia Ima. La riunione è avvenuta nel corso della notte tra domenica e lunedì ed è durata un'ora. Il consiglio degli esperti conta 80 membri ed ha il compito, in base al dettato Costituzionale, di deliberare quale persona e quale organismo dirigerà le sorti dell'Iran dopo la morte dell'Imam. Il presidente del consiglio degli Esperti è l'ayatollah Ali Meshkini e il vicepresidente è il presidente del Parlamento Rafsanyani. La successione politica di Khomeini può essere assunta da una sola persona o, come prevede la Costituzione, da un consiglio che può avere dai tre ai cinque membri. Il Consiglio degli Esperti aveva designato nel novembre 1985 l'ayatollah Montazeri, 63 anni, come successore «spirituale- di Khomeini. Tuttavia tale designazio¬ ne non è definitiva poiché la Costituzione prevede che il Consiglio possa privare della carica la personalità designata qualora non sia ritenuta più capace di realizzare i compiti fìssati dalla legge e non abbia le condizioni e le qualità richieste. Tali condizioni, secondo la Costituzione, sono -la perspicacia politica e sociale, licoraggio, la forza e la capacità di gestire la direzione-. Montazeri, che ha assunto un ruolo pragmatico, non ha esitato nel corso degli ultimi mesi a prendere posizioni diverse da quelle dell'Iman. In particolare lo scorso gennaio aveva tracciato un bilancio negativo dei dieci anni della rivoluzione denunciando le lotte tra le fazioni, l'estremismo, l'ingiustizia, la monopolizzazione del potere da parte di certi gruppi e il disprezzo per i diritti umani e i valori della rivoluzione. Khomeini il 22 febbraio aveva dichiarato che non sarebbe stato disposto ad accettare che "il potere cada nelle mani di liberali", e il 23 marzo con ancora maggior forza aveva ribadito che il suo sostegno non era in¬ condizionato: "Non ho firmato patti di amicizia con nessuno e manterrò il mio sostegno solo verso chi si mantiene sulla retta via». L'incontro di Khomeini con il consiglio degli esperti è venuto all'indomani delle dimissioni del viceministro degli Esteri Larijani che aveva svolto un ruolo chiave nella politica di apertura verso i Paesi occidentali nei mesi scorsi. Larijani, ex insegnante di matematica all'università di Berkeley negli Usa, si era attirato, per questo, le critiche di tutta 1' ala intransigente nel governo iraniano. Quasi a ribadire il legame tra i due avvenimenti, il primo ministro Mussavi ha detto ieri che incoraggiato dalle recenti dichiarazioni di Khomeini, il suo governo non cederà al liberalismo: "Assolutamente non ci indirizzeremo in nessun settore verso il liberalismo politico o economico-. I mojaheddin del popolo, i più tenaci avversari di Khomeini, hanno intanto annunciato che la sorella del loro leader. Massoud Rajavi, è stata giustiziata in Iran dopo essere stata torturata per anni. lAnsa-Afp)
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