Elton un razzo su Parigi

Elton, un razzo su Parigi Dopo 4 anni di assenza il debutto europeo della popstar Elton, un razzo su Parigi Dopo un periodo di crisi ha ritrovato la sua identità e ora si fa chiamare con il suo vero nome Reginald Kenneth Dwight - Nel concerto ha presentato l'ultimo Ip «Reg Strikes Back» - Tra il pubblico la Rampling • Il 26 aprile suonerà a Verona, poi Milano e Roma DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — E' «il» concerto di primavera. H più glamour, rigoroso, affascinante di questa mezza stagione pop-rock avara di star. E' valsa la pena spendere la sera del venerdì santo a Parigi per assistere al debutto del tour europeo di Elton John, dopo quattro anni di assenza. Non sarà Riccardo Muti, ma è uno che in quasi trent'annl di carriera ha nobilitato la musica pop, spesso facilona, scrivendo melodie di alta qualità, che interpreta ed esegue poi con uno stile Inconfondibile, compatto e brillante. Elton John ha passato anni artisticamente bui, che sono coincisi (è curioso) con il matrimonio con il tecnico del suono Renate Blauel, nell'84. L'88, con il divorzio e un disco nuovo, gli ha aperto nuovi spazi, il suo tour negli States è risultato fra i più acclamati, in Italia David Zard ha dovuto portar le date da una a tre: 26 aprile Arena di Verona, 27 Milano, 28 Roma, con treni rock da altre città, Torino o Bologna, Trieste o Napoli. Cos'è successo? Forse il segreto è nascosto dentro il titolo dell'ultimo album, arrivato in Italia quasi a duecentomila copie vendute: Reg Strikes back, Reginaido ha colpito ancora. Passati 1 40 anni (ieri ne ha compiuti 42 con un gran party al Bois de Boulogne) Elton John ha fatto le cose che tutti abbiamo letto: si è liberato anche psicologicamente di tutti quegli orpelli che sembravano un bagaglio Inevitabile della sua musica e facevano tanto Anni Settanta. Via le scarpe con zeppe alte per sembrare meno piccolo, via la collezione di tremendi occhiali per dimenticare la miopia (tra l'altro, saranno esposti in mostra dal 1° aprile a Padova, poi Roma, New York, Tokyo). Si è insomma riappropriato dell'identità originaria, condita dalle gioie deUa maturità.- è tornato ad essere Reginald Kenneth Dwight come l'avevano chiamato i suoi. Perciò, quasi nudo. Reginaido è nel mondo dei normali, anche in concerto. Si presenta in frac, lunghe code nere e un panciotto di lamé uguale alla fascia sul panama. Nel gran caldo dell'altra sera poi si è anche sentito male, è andato lungo e disteso per terra; si è ripreso con l'aiuto di un ventilatore, s'è tolto la giacca e ha ripreso tranquillamente a cantare. Disavventure a parte, la sua musica si è dispiegata per due ore con grande ricchezza di elaborazione e Invenzioni. Negli ultimi anni sono rimasti in pochi a saper suonare e cantare davvero. Lui, anche senza il falsetto portato via dall'operazione australiana alle corde vocali, c'è. E i ragazzi, non più abituati a simili performances, corrono e stupiscono. «Reg» si è inoltre liberato del pianoforte a coda bianco sul quale saliva durante i concerti a ballare con i trampoli nei piedi. Ora sta a una tastiera, seduto di fronte al pubblico, e pesta i suoi tasti tirando fuori una gamma Infinita di spunti ed emozioni. E' aiutato da una band mitica e scatenata come lui, soprattutto Davey Johnstone alla chitarra, suo coautore, e alla batterìa Jonathan Muffett, ex collaboratore di Michael Jackson; altre due tastiere arricchiscono i suoni, tre coriste compagne di strada di Lionel Ritchie e Stevie Wonder innervano questa musica bianca con straordinari sapori neri. Già, perché Reginaido non ha 'loosed the blues*, non ha perso il blues, e anzi lo coltiva con sapienza e invenzioni continue. E' una delle scoperte di questo concerto: il massimo viene con Sad Song (Say So Much) che ha un prologo ad alta tensione nel duetto fra lui e una delle coriste, prima di partire come un razzo verso il resto della melodia. La serata si apre con il sinfonlsmo e l'organo da Anni Settanta di Sixty Years On; un'altra citazione di que¬ sto filone che è possente ma non il più felice è la largamente strumentale Funeral Fot A Friend. Ma la parte più convincente della serata sono le canzoni per ballare e quelle per sognare. Frale prime. Bum Down The Mission, Philadelphia Freedom, l'm Stili Standing, con innervature rock; con le seconde ci va a nozze, perché suo è il repertorio più storico nel campo: Canale In The Wind dedicata a Marilyn, Nikita, I Guess That's Why They Cali It The Blues, Sorry Seems To Be The Hardest World. In sala tante fiammelle, lui ringrazia in perfetto francese. Nel backstage, gli fanno i complimenti Charlotte Rampling e Jean-Michel Jarre. Per l'occasione, la popstar esibisce un completo con sahariana in tinta kaki dai bottoni d'oro, ha una spilla-pantera di Cartier che pesa mezzo chilo e sui capelli platino una bustina vinaccia. Reginaido, ovvero la capacità di essere normale. Marinella Ven egoni Elton John (42 anni Ieri) per il gran caldo si è sentito male, è andato lungo disteso per terra