«A 16 anni volevo la sedia elettrica»

« A16 anni volevo la sedia elettrica » Heat la chiese per Pomicidio di una donna, poi cambiò idea: ultima parola alla Corte Suprema Usa « A16 anni volevo la sedia elettrica » «La mia casa era un parco giochi, tutti mi rifiutavano» - «La vita era ormai insopportabile, sapevo che stava per succedere qualcosa...» i 'Avevo paura. Sapevo che ■ slava per succedere qualcosa' ricorda Heath Wilkins. -La vita ormai mi era diventala insopportabile. Era la : prima volta che agivo per ■ conto mio, la prima volta che nessuno era responsabile al posto mio... non so se mi spiego: Siamo in una cella d'isolamento del Centro di Detenzione di Clay County nel Missouri, a poca distanza dal Jesse James Bank Museum di Liberty. Heath Wilkins sta descrivendo quale fosse il suo stato d'animo nel 1985, quando, a sedici anni, dormiva in un parco giochi e stava per commettere un omicidio che lo avrebbe mandato nel braccio della morte. Il delitto — e, più ancora, il particolare stato d'animo in cui venne commesso — sarà al centro del dibattimento di domani, quando la Corte Suprema prenderà in esame le accuse dello Stato del Missouri contro Wilkins (insieme con quelle dello Stato del Kentucky contro Stanford) e comincerà a dibattere se i ventisette assassini minorenni rinchiusi nelle prigioni americane devono rimanere in vita o morire. Lo scorso giugno, nel processo Oklahoma contro Thompson, la Corte si pronunciò di stretta misura contro l'esecuzione di William Wayne Thompson, che all'epoca del delitto da lui commesso aveva quindici anni, fissando di fatto a sedici anni l'età minima per essere giustiziati negli Stati Uniti. Il giorno seguente, la Corte accettò di esaminare il caso Wilkins per vedere se, per estensione, si dovesse risparmiare la vita anche ai criminali sedicenni. Ma la decisione estremamente controversa sul caso Thompson ha lasciato forti dubbi sulle tendenze future della Corte nei casi di condanne a morte di minorenni. Heath Wilkins, che nel frattempo ha compiuto vent'anni, è in se stesso un enigma. All'atto pratico, in quattro ore di colloquio in prigione, mostra in rapporto alla possibilità di una sua condanna a morte la stessa incertezza palesata dai tribunali. «Vivevo in un canguro» Poco dopo essersi riconosciuto colpevole di aver ucciso a pugnalate nel 1985 Nancy Alien, ventisette anni, madre di due figli, nel corso di una rapina in un negozio di liquori di Avondale, Missouri, Wilkins «licenzio» il proprio difensore d'ufficio e, con un atteggiamento processuale davvero insolito, cercò di trovare testimonianze che inducessero i giudici a condannarlo a morte. Se doveva scegliere tra l'orrore di una vita intera trascorsa in prigione e la condanna a morte — disse ai giudici —, preferiva la morte, perché -una mi fa paura, l'altra no», n 27 giugno 1986, un giudice di Clay County condannò Wilkins alla sorte da lui stesso cercata. Poi, un anno e mezzo dopo, all'ultimo momento, Wilkins cambiò idea e si appellò alla Corte Suprema contro la propria condanna a morte. Ancora adesso — dice — non è del tutto convinto di avere fatto bene a chiedere di essere lasciato in vita. 'Secondo me, ho avuto quello che meritavo^ mi ha detto. «Vorrei avere un'altra possibilità, ma non credo proprio di poterla chiedere. In un certo senso, tutta questa storia ren- de le cose più facili, non so se rendo l'idea. Sempre meglio di quel che succede nelle prigioni sovietiche. Là sono innocenti». Qui, nella piccola e angusta cella d'isolamento, ci sono momenti in cui Wilkins potrebbe essere preso a prima vista per un tipico adolescente americano, inquieto e un po' timido: 11 classico bravo ragazzo, senza satanici fronzoli heavy metal. Sotto molti altri aspetti, però, non è né un tipico adolescente né un tipico «criminale adolescente». E' probabilmente l'unico membro attivo della Smithsonian Institution che si trovi nel braccio della morte. Usa la propria tessera d'iscrizione per farsi mandare libri di aeronautica elencati nella rivista aerospaziale della Smithsonian. In cella, progetta quello che definisce un 'Sistema di propulsione gemello per veicoli spaziali capaci di superare la velocità della luce'. Pur non essendo sicuro di voler salva la vita, Wilkins è ansioso di spiegarla. Il 2 agosto 1985, un informatore segnalò a una squadra della polizia metropolitana di Kansas City alcune notizie sull'assassinio di Nancy Alien, avvenuto sei giorni prima. Secondo l'informatore, i responsabili erano alcuni ragazzi che stazionavano dalle parti di Penguin Park. Ron Nicola, un investigatore della squadra metropolitana, ricorda la maniera alquanto strana in cui quell'informazione venne data: -Ha detto che c'è un mucchio di animali di cemento, al Penguin Park e che (i sospetti) vivono in un canguro'. Penguin Park è un acro di erba ruvida e cespugliosa situato a Kansas City e dominato da figure di animali di cemento simili a quelle dei cartoni animati e alte come edifici di due piani. C'è il pinguino dall'aria allegra che dà il nome al parco e, vicino ad esso, c'è la grossa mamma canguro, che poggia una zampa protettrice su un cangurìno dagli occhi spalancati, che contempla preoccupato il mondo, al sicuro nel suo marsupio a tre metri da terra. Nella sua cella, Heath Wilkins fissa una foto presa al parco con una Polaroid. «Già, è qui che vivevamo, proprio qui dentro» dice indicando il marsupio della mamma canguro. -Non dormivamo mai nel pinguino. Puzzava'. Spiega come si disponevano per dormire. -Io dormivo qui- dice, indicando il mucchio di rifiuti che si trovano in fondo al marsupio. «E Midget, la mìa ragazza, dormiva più su, vicino al cucciolo. Sa, ci si può stendere, là dentro'. Per la prima volta in vita sua, doveva cavarsela da solo. Era stato sotto la sorvegliar! za delle autorità preposte al controllo dei minori fin da quando aveva otto anni A quanto pareva, aveva cercato di avvelenare uno degli amanti della madre, che — così almeno sosteneva — l'aveva picchiato e terrorizzato. Due anni dopo era stato tolto alla custodia della madre. Poi ave va cominciato a commettere piccoli reati, che l'avevano fatto restare quasi sempre in carcere. Detestava stare in prigione, ma adesso che ne era fuori era «sempre spaventato: La ragione fondamentale di quel panico era che 'nessuno mi aveva più sotto la sua responsabilità». Oli unici a essere ufficialmente responsabili di lui erano gli addetti alla sorveglianza dei minori, che però avevano perso le sue tracce. Oli atti processuali permettono di stabilire il momento esatto in cui una maglia s'allentò nella rete del controllo sociale e Heath Wilkins ne cadde fuori. Fu circa un mese prima del delitto, quando Wilkins cominciò a 'fare il pazzo e dare i numeri» per farsi sbattere fuori — cosi dice adesso — da un campo di lavoro situato a Clearview, nello Utah n soggiorno in quel campo di lavoro doveva essere l'ultima fase di un periodo di libertà vigilata concessa a Heath dopo una rapina da lui commessa a quindici anni Quando lo rispedirono in aereo dal campo di lavoro a Kansas City, i funzionari della sorveglianza lo restituirono alla custodia della madre. Ma la madre, impiegata in una compagnia di carte di credito, non volle tenerlo con sé. Le aveva sempre causato troppi guai e poi era lo stato a doversene assumere la responsabilità. (Dopo la condanna a morte, Wilkins e la madre si sono riconciliati). Il racconto fatto da Heath dei propri tentativi di cavarsela da solo nel mese precedente all'omicidio è una serie ininterrotta di dinieghi, rifiuti e umiliazioni. Tornato dallo Utah, per alcuni giorni Heath dormì sul sedile posteriore di un'auto da demolire, parcheggiata di fronte alla casa di un suo amico a pochi passi dalla dimora della madre. Poi però l'amico lo sbatté via di là, 'perché non faceva una buona impressione. La politica viene prima dell'amicizia, rendo l'idea?». A parte il canguro, non c'erano vie d'uscita. L'unico limite posto al mio colloquio con Wilkins dal suo difensore, Sean O'Brien, era di non parlare assolutamente dell'esecuzione materiale del delitto. I fatti, peraltro, sono molto semplici. La sera del 27 luglio 1985, Heath, la sua ragazza Midget e i loro amici B o e Shades organizzarono una rapina. -Il piano era mio» mi disse Heath. 'Avevo deciso tutto io». Aveva scelto l'obiettivo, l'edificio a forma di cottage noto come Linda's Liquore. Heath e Bo arrivarono poco prima delle undici. Heath ordinò una panino e Bo si nascose nel gabinetto. Heath chiese di aggiungere un po' di lattuga al panino. Quando la donna del negozio gli voltò la schiena, Bo uscì dal proprio nascondiglio e Heath tirò fuori un coltello. H marito di Nancy Alien, David, quella sera era di servizio al North Kansas City Bureau of Investigation. Nonostante il suono ufficiale della sigla, si trattava in realtà di un'agenzia privata di sicurezza, che faceva un po' di sorveglianza anche a Linda's Liquore, un negozietto di alcolici e di paiiini. David e Nancy Alien erano una giovane coppia che si dava da fare per crescere due figli, in un quartiere cadente di colletti blu nella zona nord di Kansas City. Il fratello di David, Robert Alien, pensando che un po' di guadagno in più potesse tornar loro utile, aveva offerto a Nancy di lavorare alla Linda's Liquore, di cui era comproprietario. Era il turno di notte e lei si trovava là sola; ma suo marito l'avrebbe tenuta d'occhio dal vicino North Kansas City Bureau of Investigation. In effetti tutte le sere attorno a mezzanotte, quando Nancy chiudeva il negozio e si preparava a uscire, lei girava un interruttore alla Linda's Liquore e alla N.KC.B.I. si accendeva una spia luminosa che indicava che tutto era a posto e che era stato inserito l'allarme notturno. Ma quella volta a mezzanotte la spia non si accese. Quando David cercò di telefonare alla moglie, nessuno rispose. Ordinò allora a una radiopattuglla della N.K.C.B.I. di passare dalla Linda's Liquore. Chiamò anche il 911. Nella registrazione telefonica si sente la sua voce terrorizzata che chiama la polizia: 'Fate infrelta, è mia moglie!'. Larry Harman vuole che Heath Wilkins muoia. Fu Karman che, in qualità di procuratore di Clay County nel 1985, si recò alla Linda's Liquore quella notte giusto in tempo per vedere il corpo ancora grondante di sangue per le otto coltellate. E fu Harman che al processo del 1986 — quello nel quale Wilkins stesso disse di dover essere condannato a morte—decise di appoggiare con tutto il peso dell'autorità dello stato il desiderio espresso dal ragazzo. Karman è tuttora convinto che Wilkins merita di essere giustiziato e, per dimostrarlo, mi fa fare un giro. Mi conduce al canguro del parco giochi dove il delitto venne progettato e mi racconta che, a causa della giovane età di Wilkins, 'lottò» contro la decisio- ne di chiedere la pena capitale, decidendo 'soltanto all'ultimissimo momento» di proporla ai giudici Mi porta nell'ufficio dello sceriffo di Clay County, mi mostra le foto del cadavere scattate dalla polizia, indica le ferite di coltello nel collo e mi ricorda che, dopo aver colpito Nancy Alien alla schiena, al petto e al cuore, le inferee quattro coltellate alla gola 'perché lei lo pregava di non ammazzarlo e lui voleva farla stare zitta». «La vittima? Una lattina» Infine, a bordo della sua auto, mi dice quale posto esatto occupi secondo lui Heath Wilkins nella sua particolare classificazione della brutalità degli omicidi Vi sono gli assassini normali, mi dice, e poi ci sono quelli così incredibilmente malvagi che lui stesso potrebbe 'dargli una pasticca-. -Dargli una pasticca?', chiedo. -Gergo di polizia Vuol dire far cadere le capsule di cianuro nella camera a gas durante l'esecuzione'. (Solo recentemente il Missouri ha cambiato sistema, passando dalla camera a gas all'iniezione letale). Ciò che inchioda Wilkins al- le proprie responsabilità, la prova principale della depravazione spietata del suo stato mentale, è quello che Karman chiama -il paragone con la lattina vuota». Il paragone con la lattina vuota fu il perno dell'arringa conclusiva con la quale Harman riuscì a convincere i giudici a condannare Wilkins a morte. E può darsi che sia il solo elemento destinato a costare la vita a Wilkins. Si tratta di una cosa detta dal giovane a uno degli psichiatri della Menninger, per descrivere il motivo che l'aveva spinto a uccidere Nancy Alien anziché limitarsi a prendere l'incasso e a scappare. Wilkins disse al medico che non aveva nulla di 'personale» contro Nancy Alien, se non che, in un ipotetico confronto futuro, la testimonianza della donna poteva rappresentare un 'inconveniente'. 'La paragonò a una lattina vuota capitatagli tra i piedi» dice Harman. «Se ci giri attorno entrando, devi girarci attorno uscendo. Tanto vale quindi darle un calcio e togliersela dai piedi». O'Brien, capo del collegio pubblico di difesa di Kansas City, rappresenta Heath Wilkins in un'azione di «revoca dopo sentenza» (che consentirebbe al giovane di ritirare la propria dichiarazione di colpevolezza), distinta dal ricorso contro la pena capitale presentato alla Corte Suprema. O'Brien parla del proprio difeso come di un ragazzo maltrattato, vittima di un istinto di autodistruzione e non cosciente dei propri atti al momento dell'omicidio: un ragazzo che, successivamente, riuscì a influenzare la corte e a indurla a pronunciare una sentenza di morte nei suoi confronti. Se la sentenza verrà eseguita, dice O'Brien, sarà «un suicidio incoraggiato dallo Stato». O'Brien ricorda che una perizia psichiatrica non di parte fatta dal Dipartimento di Igiene Mentale dello Stato e commissionata dalla Corte Suprema del Missouri aveva esplicitamente dichiarato che Wilkins non era mentalmente in grado di rinunciare al pro- prio diritto di difesa e di richiedere per sé la pena di morte. 'Da qualunque parte lo si consideri, è un errore gravissimo. Ma la Corte Suprema dello Stato ne approfittò perché c'era una gran voglia di giustiziare qualcuno. Hanno pronunciato settanta condanne a morte negli ultimi dieci anni, ma non sono riusciti a giustiziare nessuno dal 1965, cioè da quando le loro sentenze sono ribaltate o sospese dall'Ottavo Livello o dalla Corte Suprema». 'In questo stalo di frustrazione» prosegue CBrien, «ecco arrivare Heath, che ha tutta l'aria di offrirsi volontario. A loro non importava che il volontario avesse solo sedici anni. A loro premeva soltanto cogliere l'occasione» (In gen- naio, poco dopo questi discorsi di O'Brien, il Missouri ese guì la sua prima sentenza capitale dopo ventiquattro an ni). Quanto al paragone con la lattina vuota, O'Brien fa notare che Wilkins lo fece in un momento in cui cercava di orientare la corte a condannarlo a morte, sapendo che tale pena era riservata a criminali che avessero agito in modo particolarmente ignobile e a sangue freddo. O'Brien non rrùnimizza affatto la gravità del delitto. Nega tuttavia recisamente che le condizioni mentali del giovane fossero quelle di un assassino a sangue freddo. Per lui l'omicidio è una tragedia che avrebbe potuto essere evitata se Wilkins non fosse stato abbandonato da tutti, comprese le autorità competenti, e lasciato solo. Ma — soggiunge poi — la disperazione da sola non basta a spiegare il delitto Occorre tener conto anche dei sintomi di psicosi diagnosticati da numerosi psichiatri e provocata da un'infanzia di abusi e di maltrattamenti. Di tutto questo si trova chiara traccia nel passato di Wilkins — dice O'Brien — ma non nei termini in cui lui ne parla. Secondo Wilkins, la grande svolta della sua vita fu il risultato di una stupida incomprensione giovanile. Accadde quando aveva do¬ dici anni e si trovava rinchiuso in una casa di pena per minorenni colpevoli di piccoli furti che potevano tuttavia ancora sperare in un futuro. 'Volevo andare in Aeronautica. Amavo la scienza, amavo volare con tutta l'anima, odiavo starmene al chiuso, ma potevo passare una giornata intera a studiare le tecniche di volo». Poi, un giorno, quel sogno andò in frantumi. 'Quelli dell'Aeronautica vennero a parlarci delle varie possibilità di carriera e io chiesi loro se il fatto di trovarmi nei pasticci come minorenne mi avrebbe impedito di entrare nell'Aeronautica Loro dissero che solo chi aveva commesso crimini molto grossi non poteva essere ammesso. Ora tutti quanti mi erano stali talmente addosso, cercando di farmi capire che terribile delitto avevo commesso, che in quel momento pensai- ecco, è proprio il mio caso! A questo punto non avevo più futuro. Solo più tardi mi resi conto di essermi sbagliato, ma ormai la mia fedina non era certo quella di un cittadino esemplare' Wilkins racconta molte altre storie del genere sulle proprie delusioni giovanili Esse non spiegano naturalmente tutta la sua storia, né giustificano la perversità con la quale uccise a coltellate Nancy Allea O'Brien ne parla come di una copertura che nasconde una serie di maltrattamenti e di violenze subite di cui Heath non vuole più parlare. I referti psichiatrici e diagnostici parlano di un'infanzia diversa e assai più cupa: una storia che Heath confer ma solo con molta riluttanza, dopo essersi riconciliato con la madre. I guai ebbero inizio quando lui era ancora nel grembo di sua madre. Il padre, un pilota che irrorava i campi con l'aereo, rimase gravemente ferito e ustionato in un incidente. La famiglia non sopravvisse a quello shock. I genitori divorziarono e Heath dovette subire la violenza sessuale di un baby sitter maschio e la violenza fisica di un amico della madre. La tesi di O'Brien è che quando Wilkins si spinse a confrontare la propria vittima con una lattina vuota, era ormai giunto a un punto in cui lui stesso si sentiva usato e buttato via come spazzatura. In cella, chiedo esplicitamente a Wilkins se, con quel paragone con la lattina vuota, voleva dire che pensava ormai che la sua vita stessa non fosse altro che immondizia. Wilkins sta in silenzio per un tempo insolitamente lungo. •No, non sto cercando di sottrarmi alle mie responsabilità' dice. -Sapevo che era un uelitto terribile. Sapevo che dovevo cambiare il mio atteggiamento mentale-. E' mutato il suo atteggiamento mentale? La domanda è pertinente, perché quanti si oppongono alla pena capitale, oltre a sostenere che i minorenni non hanno piena responsabilità morale, dicono altresì che i minorenni andrebbero risparmiati in quanto hanno maggiori possibilità di riabilitazione rispetto ai criminali adulti. Sono meno incalliti e hanno più tempo per maturare e per cambiare. Wilkins sostiene di far risalire il momento in cui sì rese conto di dover cambiar vita alla notte dell'omicidio, qu andò tornò indietro dopo aver accoltellato Nancy Alien a morte e vide l'espressione della sua compagna. Dice di non aver 'Sentilo nulla finché non ritornai e la vidi.-fu quello che le lessi in faccia, quando lei capì che l'avevo fatto. Non so se irti spiego.- Vidi quattro vite dìstrutte, senza contare la mia»'. La sua ragazza, Marjorie (Midget) Filipiak, che non aveva accompagnato Heath da Linda's Liquore, si dichiarò colpevole di associazione a delinquere a scopo di omicidio e fu condannata-a quindici anni con la condizionale e a un periodo di libertà vigilata di cinque anni. Ray (Shades) Thompson Jr., rimasto a sua volta indietro, si dichiarò colpevole degli stessi capi d'imputazione e sta scontando quindici anni di prigione. Patrick (Bo) Stevens, dichiaratosi colpevole di omicidio di secondo grado, sta scontando una condanna all'ergastolo. 'Fu — dice Wilkins — il momento peggiore della mia vita». Si rese conto dell'enormità di ciò che aveva fatto, comprese che non avrebbe potuto commettere le altre rapine e gli altri omicidi che aveva progettato e decise che toccava a lui -cercare di morire» . Sostiene di aver provato a impiccarsi in cella «una notte dopo l'altra-, per alcune settimane dopo il suo arresto. Fu soltanto nel 1986, quando si trovava ormai nel braccio della morte, che qualcuno gli mise una Bibbia sul letto ed egli si sentì -salvalo-. «Salverei un poliziotto» Poi Wilkins parla di quello che, secondo lui, è il suo chiodo fisso. Espiare il proprio crimine dando la vita per salvare un poliziotto. -Forse, se ci fosse una rivolta in prigione, potrei òolvare la vita a un piedipiatti. Non voglio dire che andrebbe al posto della vita che ho tolto, se non simbolicamente. Continuo a pensare che, per mettermi a posto, dovrei sacrificare anche la mia vita». Tre anni e mezzo dopo l'assassinio di sua moglie, ho cercato di mettermi in contatto con David Allea ma nemmeno suo fratello sa dove si trova. Ho avuto un breve incontro, molto teso, con Robert Allea che non è stato in grado di dirmi che fine avesse fatto David. -Non mi parla da due anni». «Perché?» -Mi considera responsabile-. «Di che cosa?» -Di averle offerto quel lavoro- dice con un soffio di voce. -Io cercavo soltanto di dar loro una mano». Che ne pensa Robert Alien? Wilkins dovrebbe continuare a vivere o morire? Ribadisce che inizialmente era favorevole alla pena di morte per Wilkins; ma che da quando ha saputo che Wilkins non voleva continuare a vivere e voleva invece morire, ha deciso Wilkias vivo e non morto. Che accadrà adesso, con Wilkins che almeno formalmente si è appellato alla Corte Suprema contro la pena di morte? -Purché sia ciò che lui non vuole- dice Alien. Una breve pausa, poi viene fuori qualcosa di diverso. -Non deve essere lui a decidere-. Ron Rosembaum Copyright The New York Times Magatine e per l'Italia La Stampa Harman, procuratore di Clay County, nel Missouri: «Merita d'essere giustiziato. Paragonò la vittima, una commessa, a una lattina vuota capitatagli tra i piedi» O'Brien, capo del collegio di difesa: «Se la sentenza verrà eseguita, ci troveremo di fronte a un suicidio incoraggiato dallo Stato»