Hanoi addio al Grande Fratello

Perestrojka nel Laos (si vota dopo 14 anni) Vientiane vuole darsi una Costituzione Perestrojka nel Laos (si vota dopo 14 anni) Un'economia in ripresa • Migliora la situazione dei diritti umani NOSTRO SERVIZIO VIENTIANE — Le prime elezioni legislative dal 1975 si svolgono oggi, domenica 26 marzo, nel Laos. Dopo la presa di potere del Pathet-Lao, più di tredici anni fa, i laotiani sono stati chiamati a votare soltanto due volte: nel giugno 1988, per eleggere delle assemblee distrettuali, e nel novembre dello stesso anno per le elezioni provinciali. L'Assemblea suprema del popolo che sarà eletta oggi avrà come compito principale quello di dotare la Repubblica democratica e popolare della Costituzione, di cui è stata finora priva. Dei tre Stati indocinesi, 11 Laos è quello che si apre più rapidamente al mondo esterno e si accinge più seriamente a riformare l'economia. Raccoglie anche gli insegnamenti di dieci anni di stagnazione. Il vero avvio a queste riforme, allo studio dal 1979, è stato dato alla fine del 1936 quando il quarto congresso del partito rivoluzionario del popolo (prp) si è pronunciato per un "nuovo modo di pensare», l'equivalente laotiano della perestrojka. Per Kaysone Phomvihan, segretario generale del prp fin dalla fondazione, nel 1955, e primo ministro dal 1975, si tratta di restaurare il capitalismo di Stato nel quadro della fase transitoria verso il socialismo. La libera circolazione delle merci è stata ripristinata dentro le frontiere. In due anni l'autonomia finanziaria è stata instaurata nella maggior parte delle aziende di Stato. Misure finanziarie hanno permesso, l'anno scorso, di eliminare praticamente il mercato nero e di stabilizzare i prezzi. E' stata avviata una «decollettivizzazione» seria dell'agricoltura, di cui vive ancora l'80 per cento dei quattro milioni di laotiani, ed è stato ripristinato il commercio privato. Le circa quattromila cooperative agricole non hanno ormai che una funzione socio-politica e le fattorie statali, già autonome, saranno gestite sulla base de1 profitto. Inoltre, con la promulgazione di un codice per la liberalizzazione degli investimenti esteri, nel luglio 1988, sono state di nuovo legalizzate le imprese straniere. Un centinaio, soprattutto thailandesi, vi operano già. Infine la Francia è stata invitata a dare una mano per rimettere ordine nelle rilevazioni statistiche e nel sistema fiscale. Questo pacchetto di misure dà già dei frutti. Imprese di Stato hanno visto i profitti accrescersi del 50 per cento. Sono riprese le esportazioni. Gli interessi sul debito sono ritornati dal 1987 al 13 per cento (il livello del 1982), dopo avere toccato 11 tasso del 22 per cento due anni prima. Ma la bilancia commerciale resta largamente deficitaria (150 milioni di dollari nel 1987), 11 risparmio Interno non ha fatto progressi e le vendite di energia elettrica alla Thailandia sono cadute della metà nel 1986 in seguito al nuovo negoziato con il vicino regno. Soprattutto, il Laos non riesce sempre a nutrire la sua popolazione. L'ondata di siccità del 1987-'88 ha avuto la sua parte. Ma in ogni caso il governo stima oggi il deficit annuo di riso in 250 mila tonnellate, cioè circa un quarto del fabbisogno. D'altra parte, ora che il commercio ha avuto una netta ripresa tra le due sponde del Mekong (soltanto 29 «prodotti strategici» su circa 250 hanno ancora il divieto di esportazione da Bangkok al Laos), la necessità di importare beni di base e la «fame» di beni di consumo di cui i laotiani sono rimasti a lungo privi lasciano pensare che a breve termine sarà difficile correggere il deficit del commercio estero, anche se i laotiani accettassero — possibilità niente affatto sicura — di vendere grandi quantità di legname, una delle principali ricchezze del Paese. Sotto il profilo politico, la situazione si è in qualche misura appianata. Non tutti i «campi di rieducazione» sono stati chiusi (ne rimarrebbero ancora una dozzina), ma molti prigionieri politici sono stati liberati. Benché continui a controllare strettamente la vita politica, il partito ha accettato la pluralità di candidature nelle votazioni dell'anno passato. Rappresentanti non comunisti siedono nelle assemblee provinciali ed è probabile che alcuni vengano eletti oggi. Inoltre, questo voto potrebbe costituire l'occasione —ma nulla ancora lo garantisce — di una ulteriore perdita d'influenza degli elementi più conservatori del partito comunista. Sul plano diplomatico le relazioni con la Thailandia, attraverso la quale transita l'essenziale del commercio estero di questo Paese interno, non sono mai state cosi buone dal 1975. Si è giunti a numerosi accordi e a scambi di visite del primi ministri. Ugualmente migliorano i rapporti con Pechino, come dimostra un accordo commerciale del dicembre scorso. Anche Washington sta oggi pensando di considerare il Laos come nazione favorita. I comunisti laotiani conservano tuttavia buoni rapporti con l'Urss e soprattutto con il Vietnam, che manterrebbe ancora truppe nel Nord del Paese e, beninteso, nel Sud, alla frontiera cambogiana. Essendosi raffreddata la situazione nell'insieme della regione del Sud-Est asiatico, il Laos tenta in effetti di cavarsi d'impaccio. E i suoi dirigenti si organizzano. II Paese ha perso buona parte della sua dirigenza con l'avvento dei comunisti al potere, poiché 300 mila laotiani (circa un decimo della popolazione) si sono rifugiati all'estero, fra cui una parte consi-. stente ancora riunita nei campi profughi in Thailandia. Questa emorragia negli ultimi tempi si è praticamente arrestata. Si tratta ora di organizzare uno dei Paesi più ridenti ma anche fra i più poveri del mondo. Jean-Claude Pomonti Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»