«Ridurre i tassi? Nemmeno per sogno» di Stefano Lepri

«Ridurre i tassi? Nemmeno per sogno» Dopo la proposta di De Michelis, governo e Banca d'Italia escludono un intervento sui cambi «Ridurre i tassi? Nemmeno per sogno» Sarebbe un'operazione pericolosa da realizzare e malvista dagli altri Paesi. Cee • Il collocamento dei titoli di Stato diventerebbe impossibile - Per il Tesoro la fase più delicata si concluderà entro la metà di màggio. ROMA — E' la richiesta di svalutare lievemente il cambio della lira? Gianni De Michelis sferra un attacco alla Banca d'Italia, la invita perentoriamente ad abbassare i tassi di interesse. Nelle stanze dei palazzi romani semivuoti per le vacanze di Pasqua, un'intervista del vicepresidente del Consiglio viene lasciata cadere senza eco apparente. Ma poi alcuni retroscena del sempre delicato rapporto tra esecutivo e Banca centrale vengono a galla. Il paradosso del deficit della finanza pubblica italiana è che rende forte la lira. Gli alti tassi di interesse necessari a collocare enormi quantità di titoli di Stato attirano capitali dall'estero, rafforzando il cambio. Specie dopo l'aggravio agli oneri sociali deciso giovedì, l'industria esportatrice scalpita, desiderosa di maggior competitività. Ma la linea del governo, d'accordo con la Banca d'Italia, esclude operazioni sul cambio che sarebbero pericolose da realizzare e comunque malviste dagli altri Paesi Cee Presidenza del Consiglio e Tesoro non prendono nemmeno in considerazione l'i¬ potesi. Gli sforzi della Banca d'Italia sul mercato dei cambi sono soprattutto rivolti a evitare che la valuta italiana salga troppo. Un ribasso brusco dei tassi potrebbe forse ridurre il flusso di capitali che spinge in alto la lira. Ma a quale prezzo? Presidenza del Consiglio, Tesoro, Banca d'Italia ritengono che si tratterebbe di una follia: il collocamento dei titoli di Stato diverrebbe pressoché impossibile. I mercati finanziari premono per un ulteriore rialzo dei tassi sui titoli di Stato, al quale il ministro del Tesoro Giuliano Amato tenta di opporsi con tutte le forze a disposizione. Qualche tensione sembra ci sia stata, nelle ultime settimane, tra alcune componenti del governo e la Banca d'Italia. De Michelis, che è rimasto isolato nel governo a sostenere che si doveva tagliare meno, non lo è stato del tutto nel temere che la Banca d'Italia restringesse eccessivamente la liquidità per drammatizzare la situazione finanziaria, favorendo la posizione di Ciriaco De Mita e la sua richiesta di misure incisive sulla spe- sa. C'è stato anche chi ha avuto l'impressione che Amato avesse scarsa forza contrattuale nei confronti della Banca d'Italia. Ma la Banca d'Italia è invece convinta di non aver avuto altra scelta: una politica monetaria più accomodante, con una maggiore creazione di liquidità, avrebbe spinto l'inflazione ben più in alto del 6,4% re astrato in marzo. Questo errore è stato commesso, per esempio, in Inghilterra. Al Tesoro si sdrammatizza il tutto: c'è stata solo, come spesso avviene in tutti i Paesi, una normale dialettica tra governo e Banca centrale. La Banca d'Italia fa il suo mestiere, che per l'appunto è di guardiano r lì rigore, di difensore della moneta. Meglio evitare inasprimenti e contrapposizioni; e se tutti coopereranno, la fase difficile sarà superata. L'invito ad allargare la liquidità, che De Michelis rivolge alla Banca d'Italia, viene considerato non praticabile da Amato e dai suoi collaboratori. Né sembra opportuno riaprire, in questo momento così delicato, la discussione sul «divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro» (fino al «divorzio» del 1981, l'Istituto di emissione acquistava tutti i titoli di Stato rimasti invenduti; ora ne acquista quanti crede). Anche dopo il varo dei provvedimenti di giovedì scorso, con tagli per dodicimila miliardi, e l'esito discreto dell'asta dei Bot di fine marzo, la situazione resta molto delicata. Ancora il conto corrente di Tesoreria (con cui la Banca d'Italia finanzia il Tesoro, e che non può superare un certo limite) sfiora il segnale d'allarme. E i 12.000 miliardi di ta¬ glio devono uscire indenni dal Parlamento, che a tutti i guardiani del rigore presta limitato ascolto. L'ipotesi di dover ricorrere per legge a un'anticipazione straordinaria della Banca d'Italia al Tesoro (un provvedimento di assoluta emergenza che si rese necessario nel 1983) non è ancora del tutto scongiurata Grande importanza hanno anche le aspettative internazionali sui tassi, che però potrebbero diventare migliori. Per il Tesoro la fase difficile durerà per tutto il mese di aprile, con un elevato fabbisogno da finanziare attraverso emissioni di titoli, e probabilmente per la prima parte di maggio; poi i proventi dell'autotassazlone anticipata dovrebbero portare un ampio sollievo al Tesoro. Nei mesi estivi di solito le spese calano. Se nel frattempo il Parlamento avrà approvato tutti i decreti in attesa e il governo avrà impostato con successo la manovra per il 1990, solo allora la stretta della Banca d'Italia si potrà allentare, e la pressione al rialzo della lira scomparirà. Stefano Lepri Gianni De Michelis

Persone citate: Ciriaco De Mita, De Michelis, Gianni De Michelis, Giuliano Amato

Luoghi citati: Inghilterra, Roma