Febbre del voto per Eltsin di Emanuele Novazio

Febbre del voto per Eltsin Dopo 70 anni l'Urss elegge il Parlamento a scrutinio segreto Febbre del voto per Eltsin Trentamila persone allo stadio Lujniki per sostenere il tribuno della perestrojka: «Rappresenti la giustizia sociale» - Fischi per Ligaciov e per il segretario pcus della capitale DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — Oggi si vota In Urss, ma l'ultima viglila elettorale è stata per lui, Boris Eltsin, e ventimila persone almeno, trentamila forse, ieri a mezzogiorno sono arrivate sul grande spiazzo dello stadio Lujniki: due chilometri di coda, dalla metropolitana al grande spiazzo per scandirne il nome, per gridare rabbia e sdegno al partito della capitale che ha ostacolato la candidatura dell'eroe populista. Per gridare «vergogna» a Lev Zaikov, segretario a Mosca, e fischiare Egor Ligaciov. avversario storico di Eltsin, ma per affermare soprattutto, «in pubblico», le energie e le voci che hanno accelerato il confronto politico nel!'Urss. Alla vigilia di un voto dal quale usciranno 1500 deputati «popolari», la manifestazione di Mosca, la terza in una settimana e come le altre non autorizzata, è stata insieme dimostrazione di forza, affermazione di un principio, liberazione di umori esasperati. In piazza c'erano le molte anime dello scontento, della protesta, dell'inquietudine che la campagna elettorale ha concentrato e animato. C'era chi inneggiava al candidato che -rappresenta il popolo e la giustizia sociale', all'uomo che «to; pensa in altro modo». C'erano i poemi su di lui, -che lotta con chi sì fa beffe di noi tutti». C'era perfino chi esibiva a Eltsin la gratitudine e il sostegno dei credenti per il suo impegno alla restituzione delle chiese. Ma c'era soprattutto la rincorsa al simbolo capace di condensare, su di sé, tutto questo e altro, capace di dar copertura e legittimità, «voce», a un rifiuto, a una «opposizione» non ancora tollerata né capace di una vita politica organizzata, ma già presente nei fatti di questa campagna elettorale. Ieri, davanti allo stadio Lujniki, circolavano i telegrammi di candidati -solidali con Eltsin, dallo storico Afanasiev alla sociologa Za slavskaia, una ventina almeno e tutti noti e in grado di fare opinione. Non era ancora una dichiarazione d'-opposizione», ma qualcosa che mol¬ to le somiglia, la prefigurazione di quanto accadrà alle prime sedute del nuovo Parlamento, la formazione di gruppi di pressione tenuti insieme da un interesse diretto, occasionale, o legate da tensioni politiche di maggior respiro, da visioni strategiche e ambizioni che potranno precisarsi solo più tardi. E così è stato, in questo mese di comizi, di riunioni autorizzate e non, di dibattiti in tv, per strada, sui luoghi di lavoro: sotto l'unica bandiera del partito si sono affermate ed espresse linee coerenti e antagoniste. Si sono imposte due grandi sfide parallele all'Istituzione, Eltsin in lotta col partito dall'interno, Sacharov in lotta con il mondo periferico e potente delle or¬ ganizzazioni culturali, all'esterno del partito dunque ma all'interno della fortezza del potere, ancora. Sono le grandi lezioni di una campagna elettorale cominciata un po' in sordina e diventata fragorosa e tumultuosa perfino, una campagna segnata da fenomeni inediti e in prospettiva dirompenti, dall'affermarsi di un'opinione pubblica decisa a parlare a voce alta, e da una sfida al potere legittimata ormai, come i casi di Eltsin e Sacharov, come le manifestazioni di protesta davanti al municipio di Mosca, come i tentativi di marciare sul Cremlino o la dimostrazione di ieri a Lusniki hanno mostrato. Quella di oggi sarà dunque una rottura storica, nono- stante i grevi residui del passato, perchè il primo voto a più candidati è anche l'avvio di una trasformazione della struttura del potere e dello Stato, con la creazione di un parlamento ampliato e dai poteri più robusti. Ma la campagna che ha preceduto il voto sembra garantirne già la forza, e anche per questo la manifestazione di ieri ne riassume il senso: a Lujniki, davanti a una folla come non s'era mai vista qui, ha parlato Valentin Logunov, vice direttore della Mosfcovskaia Pravda, il giornale del partito centro dell'opposizione a Eltsin. Logunov ha spiegato perchè la replica di Eltzin ai suoi avversari, la confutazione delle accuse pubblicate da quel giornale la settimana scorsa, è stata resa nota solo ieri. Il partito di Mosca, ha rivelato, ha ordinato la censura e solo un intervento -al più allo livello», dello stesso Gorbaciov forse, ne ha reso possibile la pubblicazione. Ma ad animare l'intera campagna contro Eltsin, ha denunciato Logunov, è proprio Zaikov, numero tre del partito e patron a Mosca. C'erano insieme applausi e fischi, davanti a quest'uomo di potere che denunciava il potere: era l'ultima vigilia elettorale, è stata forse la più fragorosa. Emanuele Novazio

Luoghi citati: Mosca, Urss