Bush disarma i contras

Bush disarma i contras Accordo con il Congresso su una nuova strategia in Centro America Bush disarma i contras Washington fornirà soltanto 65 miliardi di aiuti umanitari per favorire il reinserimento dei guerriglieri in Nicaragua • Il Presidente: ora Ortega deve dimostrare che rispetta le promesse DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — E' la sua prima iniziativa di politica estera, e segna la fine della strategia dell'intervento di Reagan in Centro America. Dopo due mesi di trattative segrete, Bush si è accordato con il Congresso per l'abbandono degli aiuti militari ai contras nicaraguensi e per il ritorno alla diplomazia di pace. In cambio, potrà fornire ai ribelli assistenza umanitaria per 45 milioni di dollari. 65 miliardi di lire, per i prossimi dieci mesi, allo scopo di reinserirli in Nicaragua, e di trasformarli in una forza politica attiva per la democratizzazione del Paese. L'annuncio lo ha dato Bush in persona, alla vigilia delle vacanze di Pasqua, affiancato dal segretario di Stato Baker e dai leader del Congresso. Con un indiretto riferimento agli errori di Reagan. il Presidente ha detto che d'ora innanzi -gli Usa parleranno con una voce sola sul Centro America-. • L'accordo — ha aggiunto Bush accettando la sfida di Ortega — significa che noi vogliamo partecipare al processo di pace, ma anche che sul Nicaragua ricade adesso l'onere di dimostrare che la democratizzazione avanza secondo i patti-. La svolta sul Centro America è maturata in segreto nella giornata di giovedì quando Baker ha stilato l'accordo coi leader congressuali in cinque ore di duro lavoro. Baker si è impegnato ad accettare una revisione dell'accordo a novembre, e addirittura la sua revoca, se il Congresso lo riterrà opportuno. -Nessuna strategia — ha spiegato il segretario di Stato — produce frutti se conduce allo scontro tra il potere esecutivo e quello legislativo-. Né Bush né Baker hanno svelato i retroscena dell'accordo. Ma tre sono stati i fattori decisivi. Il patto di pace concluso a febbraio dalla cinque nazioni centroamericane. patto che ha spiazzato il Presidente. L'impegno as¬ sunto all'inizio della settimana dal leader honduregno Azcona, che aveva minacciato di scacciarli, di continuare a ospitare i contras ai confini del Nicaragua fino a che non entreranno in vigore le misure di pace e di democratizzazione di Ortega. La disponibilità di Gorbaciov a limitare il proprio appoggio al regime di Managua. A questa disponibilità Bush ha accennato in maniera velata in un'intervista al quotidiano conservatore Washington Times. Il Presidente ha detto con chiarezza che il Nicaragua sarà il primo argomento sul tappeto nel vertice con Gorbaciov. Ha insistito che dalla risposta del leader del Cremlino dipenderà anche il disarmo. Indicazioni rassicuranti sull'orientamento dell'Urss sono giunte dall'ambasciatore sovietico a Washington Dubinin. che ha lasciato intendere che Gorbaciov inviterà Castro alla moderazione durante la sua visita a Cuba il 2 aprile prossimo, -e ascol¬ terà con attenzione quanto Bush vorrà dirgli-. I tempi tuttavia non coincidono: le cinque nazioni sudamericane hanno stabilito di partire col piano di pace a metà maggio circa. La Casa Bianca ha detto di confidare in un breve rinvio. L'inattesa iniziativa di Bush è piena di incognite e non è gradita ai leader dei contras e ai conservatori. Tra i conservatori, serpeggia già l'accusa a Bush di aver «venduto» per la seconda volta il Nicaragua alle forze comuniste, dopo Carter nel '79, e di aver gettato le premesse per la nascita di una seconda Cuba. Ma tra le righe Baker ha affermato che non esistevano alternative. Dopo la vittoria delle destre nel Salvador, il Centro America rischia di diventare di nuovo una polveriera. Tra la strada dell'intervento armato e quella della diplomazia, Bush ha scelto senza esitazioni la seconda, sperando anche in Gorbaciov. e. c.