E la banca dice no all'industria

E la banca dice no all'industria Rondelli: il regime attuale funziona - Pininfarina: un divieto assurdo E la banca dice no all'industria MILANO — Banchieri prudenti, industriali più decisi, mentre il presidente della Fiat, Giovanni Agnelli, respinge le accuse di 'improprie commistioni o confusioni di ruoli'-, il dibattito sui rapporti tra banca e impresa si arricchisce di una serie di interventi di esponenti del mondo bancario e industriale ai quali il Credito Italiano ha chiesto di esprimere la loro posizione sul problema che ha visto recentemente il governo proporre un limite del 20% alla partecipazione dei gruppi industriali al capitale degli istituti di credito. La rivista del Credit, -L'impresa banca», ha raccolto così le opinioni tra gli altri, del presidente della Olivetti, Carlo De Benedetti, del presidente della BrU, Nerio Nesi. di Agnelli, Pininfarina e Rondelli. Ecco una breve sintesi di quanto hanno detto. 1) Gianni Agnelli: 'Contro V ipotesi di un rapporto più stretto e più diretto tra banca e industria — afferma il presidente della Fiat — vengono prospettati i rischi di improprie confusioni tra il ruolo del creditore e quello del debitore, di comportamenti non corretti nei confronti delle esigenze di tutela dei risparmiatori'. 'Certamente questi rischi esistono — ammette Agnelli — ma può essere fin troppo facile obiettare che dipendono non dalla natura dei soggetti ma dai loro comportamenti e che questi comportamenti possono essere regolati, anche rigorosamente, da norme e limiti, chiari e precisi, tanto sulle modalità e la consistenza delle partecipazioni che sui criteri di destinazione del credito. Appare quanto meno un elemento di ritardo il fatto che resistenze e obiezioni, fondate prevalentemente su questioni di principio, possano impedire le sinergie che sarebbero realizzabili attraverso un più ampio scambio di competenze, di metodi organizzativi, dì risorse di capitale, fra banca e industria'. 2) Lucio Rondelli: secondo il presidente del Credito Italiano a proposito del dibattito sulla separatezza tra banca e industria 'affrettare innovazioni in questo campo così delicato può essere intempestivo. La separatezza non ha del resto dato cattiva prova di sé nell'esperienza italiana e l'attuale regime normativo propone peraltro sufficienti margini di flessibilità'. 3) Sergio Pininfarina: -Una chiusura verso un maggiore coinvolgimento dei privati, anche industriali' nella ricapitalizzazione del sistema bancario -non appare giustificaia'. B. presidente della Confindustria afferma che 'il problema non è di stabilire le quote possibili di ingresso del capitale privato nelle banche, quanto di rafforzare le garanzie che già la legge sul credito prevede a tutela dei privati risparmiatori'. 4) Nerio Nesi: per il presidente della Bnl la partecipazione delle imprese private al capitale delle banche dovrà rispondere a 'Chiari limiti e necessari controlli' ma si tratta di una scelta che spetta al legislatore perché è 'Squisitamente politica'. 5) Carlo De Benedetti: pur non entrando direttamente nel merito dei rapporti banca-impresa, il presidente dell' Olivetti sottolinea come le aziende di credito debbano affrontare lo stesso cammino affrontato dalle imprese, 'ricercando coraggiosamente nuovi sbocchi sui mercati, anche attraverso la creazione di una rete di alleanze e joint-venture'.

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