Le sfilate del prèt-à-porter autunno-inverno

Italia di moda a Parigi Le sfilate del prèt-à-porter autunno-inverno Italia di moda a Parigi L'«italian style» ha ragione dello sciovinismo francese - Romeo Gigli debutta nel cortile del Louvre con abiti di sapore orientale - E Tarlazzi coglie l'eredità di Laroche con tagli morbidi - La «donna di lana» presentata da Coveri PARIGI — Ormai sono un bel drappello. Finite le schermaglie dello sciovinismo si occupano di loro giornalisti della carta stampata e della televisione, identico spazio come per gli stilisti francesi e in più un'atmosfera intrisa di ricordi delle vacanze in Italia. L'altra sera, al debutto di Romeo Gigli nella corte quadrata del Louvre, l'accoglienza trionfale si è espressa a sfilata conclusa, in ritmici applausi, e altrettanto cadenzati sbatter di piedi, un quarto d'ora fragoroso per indurre il capofila della moda minimale ad apparire in passerella. Invano, secondo le previsioni: Romeo Gigli è invisibile, come un imperatore dell'antica Cina regna in virtù della sua assenza. Una virtù mai come questa volta in carattere con i suoi modelli, all'improvviso così diversi. Per la sfilata a Parigi, Romeo Gigli ha operato una coltivatissima commistione di volumi d'Oriente, fra Cina e Mongolia, in quegli scialli piatti sulle spalle e irti di pieghe sulle reni, e di sontuosità bizantine, rivissute in chiave barocca, nei mantelli in velluto ricamato come i piviali vescovili della Chiesa trion fante post concilio di Trento, nelle cappe bordate, ai risvolti, di seta cesellata: per avvolgere gonne plissé alla Fortuny, camicie dai colli sfogliati in punte fiammeggianti e pantaloni in merletto dorato. Poi, altro italiano sulla cresta dell'onda, c'è Angelo Tarlazzi. Mentre si prepara a disegnare la prossima col lezione Alta Moda, affidata gli in punto di morte da Guy Laroche, Tarlazzi consiglia alla sua donna di autunnoinverno bei mantelli morbidi come gli accordi delle la ne double-face, fra cammello, blu, viola, fucsia, verde, tanto più rassicuranti nel confronto col nero di calzamaglie e pantaloni, che preparano i consueti exploit del sarto italiano nella maglieria chiné e multicolore, negli abiti che sembrano nascere da una sciarpa, si ingentiliscono di frange senza abbandonare mai i pantaloni. Siamo già al 1992, il mercato europeo si apre sul versante moda? I tempi sono ancora lunghi. Nino Cerniti intanto ha sperimentato l'accordo alta tecnologia della tedesca Escada con la propria creatività e il risultato, a parte la bellezza dei mantelli color burro e mattone in accordi con tailleur monocolori, grigi e blu notte, è stato il raddoppio delle vendite, grazie al centrato rapporto prezzo-qualità. Il programma è giungere in tre anni a consecutivi rad¬ doppi: i tedeschi tendono a tradurre in operazioni razionali l'inventiva, ma si sono preparati in silenzio per anni a farlo e, con un po' di pazienza dello stilista italico, riusciranno a rispondere alle nuove esigenze — eleganza, praticità, prezzo — della donna moderna, ora che la moda è meno importante. Va detto che gli italiani spuntano da ogni parte, mentre in una Parigi, che amplifica le proprie offerte internazionali, giovani di paesi diversi sotto l'egida del Segretariato della lana vergin,.. £ confronto, vengono dal Canada o dalla Spagna da Stoccolma o da Zurìgo e naturalmente dall'Italia, come l'estrosa Marina Spadafora. Monteverdi presenta in un padiglione di firme emergenti sessanta modelli della sua tradizionale abilità negli abiti da cocktail e da sera. Eclettico, colorato in pallidi rosa, verdi mela, azzurri celestiali. Marco Cavallo idealizza una donna alla Barbie, che si trasforma da Baby doli in segretaria di lusso, in montagna porta bei maglioni purché su minigonne bordate di visone, come le scarpette, tute in maculato e in città splendidi cappotti-vestaglia o di linea trapezio su tute rinnovate e corti abiti neri dall'orlo a smerlo. Il più italiano di tutti è però Enrico Coveri che da una sventagliata di maglieria, avvolgente ed esplosiva di colore, stile Messico, ha fatto esplodere una giovane donna, sportiva e glamourosa, allungata nei suoi pantaloni a fuso, nelle calzamaglia e nervosa nei tailleur mascolini ma alleati nelle loro tinte quiete a mantelli dai colli smisurati e dai toni energetici, giallo sole, verde acerbo, turchese o sordi-bordeaux, blu tifone. Lucia Sollazzo Un modello di Romeo Gigli per le sfilate di Parigi