Archiviate 40 mila inchieste di Susanna Marzolla

Archiviate 40 mila inchiede Emergenza nei Palazzi di Giustizia in vista del nuovo Codice Archiviate 40 mila inchiede A Milano ritmi intensi per evitare di riaprire casi ormai «chiusi» - Ma alcune istruttorie clamorose andranno rifatte secondo le nuove procedure: quella sulle «carceri d'oro» e sul vino al metanolo • Incertezze anche sulla sorte del caso Calabresi-Sofri - Intanto in Procura una decina di magistrati hanno chiesto il trasferimento MILANO — All'ufficio istruzione sembrano giorni come gli altri. Si nota solo un certo andirivieni di segretari con pacchi, valigie pieni di fascicoli. -Dobbiamo cercare di chiudere in fretta il maggior numero di procedimenti che ci sono arrivati dalla procura con la richiesta di archiviazione — spiega il vicecapo dell'ufficio, Matteo Mazziottl — per evitare che ritornino inutilmente al mittente-. Un numero di pratiche esorbitante (40 mila) che si sta cercando di smaltire a ritmi «industriali». Per il resto -si può dire — continua Mazziotti — che ogni giudice stiafacendo un lavoro di scrematura: sceglie e manda avanti quei processi che pensa di poter concludere entro l'entrata in vigore del nuovo codice, mettendo al primo posto quelli con imputati detenuti; gli altri li lascia indietro: ritorneranno in procura per essere istruiti col nuovo metodo-. Da un primo riscontro quasi sicuramente dovranno essere reistruite due inchieste importanti: quella sulle «carceri d'oro», scaturita dalle rivelazioni di De Mico sulle tangenti ai ministri Nicolazzi, Darida e Vittorino Colombo; e quella sulle vittime del vino al metanolo (aperta nell'86). C'è qualche incertezza sui tempi di chiusura per un'altra clamorosa inchiesta: quella su Sofri e gli ex di Lotta Continua per l'omicidio Calabresi. Quasi certa la conclusione delle inchieste sul crack dell'Ambrosiano e sulle fondazioni dello psicanalista Verdiglione. Oltre a dare una «scossa» alle inchieste i giudici istruttori come si preparano alla prossima sparizione del loro ufficio? 'Aspettiamo-, ri- spondono facendo notare che dal ministero non è arrivata nessuna indicazione concreta. Non si ancora, ad esempio, se gli attuali giudici istruttori saranno favoriti nel trasformarsi in «gip» (giudici dell'inchiesta preliminare) o se invece questo ruolo sarà loro precluso a causa della «forma mentis» acquisita. Antonio Pizzi, uno dei giudici dell'inchiesta sul Banco Ambrosiano, è d'accordo con la prima ipotesi: -anche se il gip c una figura ben diversa da quella del giudice istruttore mi sembra che quest'ultimo ne sia il destinatario naturale. Dovremo abituarci a ritmi diversi, privilegiare i riti alternativi previsti perché, se queste cose non funzioneranno, vorrà dire che il nuovo codice avrà fallito nelle previsioni: L'introduzione del nuovo codice diventa occasione di spostamenti per molti magistrati. In procura una decina di sostituti hanno chiesto il trasferimento: una grande fuga? -Assolutamente no — dice il procuratore capo Francesco Saverio Borrelli —, qualcuno ha chiesto di andare via per motivi strettamente personali, per qualcun altro dopo 10-15 anni di permanenza in questo ufficio forse il nuovo codice può fare da leva per un cambiamento di ruolo che già si desiderava; ma nessuno se ne va per protesta, perché non accetta le nuove norme o peggio perché viene limitato il suo potere: non esistono motivazioni tanto meschine'. Borrelli cita l'impegno con cui i magistrati partecipano a incontri, seminari, gruppi di studio sul nuovo codice. E se qualcuno si prepara all'appuntamento con un certo scetticismo, per altri -si va incontro ad una vera e propria rivoluzione culturale del pubblico ministero, un cambiamento sotto certi aspetti esaltante-. Cosi si esprime, ad esempio, Guido Viola. In passato ha collabo¬ rato con gli inquirenti americani (è stato pubblico ministero nel caso Sindona). -Bisogna abituarsi a raccogliere prove riscontrabili e non a ragionare per articoli di codice — dice —, anche la polizia giudiziaria dovrà venire a testimoniare sulle sue indagini». Visto che col nuovo codice saranno praticamente impossibili i «maxiprocessi» dovrà cambiare anche U modo di rapportarsi alla criminalità organizzata: -Abbandonare le megainchieste e puntare sul fatto certo — dice Viola—anche se non si tratta del reato più grave'. Un po' come Al Capone incastrato per frode fiscale? -Sì, è così-. Ciò che preoccupa anche i magistrati più ben disposti verso il nuovo codice è la carenza di strutture adeguate. Dice Borrelli: -Occorrono spazi- a Milano abbiamo calcolato una maggiore esigenza di 10-12 mila metri quadri. Occorre personale preparato mentre Milano è cronicamente sotto organico. Non vorrei — aggiunge—eie proprio la mancata soluzione di problemi pratici finisse col far naufragare il nuovo codice'. Preoccupazioni simili manifesta anche il procuratore generale Adolfo Berta d'Argentine che parla di una -terribile corsa contro il tempo». Ma Berta ha in mente anche un'altra scadenza: il '93. -Con l'integrazione ewopea arriveranno a Milano i grossi studi internazionali — dice —, dovremo essere in condizioni di competere sul piano europeo anche sul terreno della giustizia, non solo con un codice più moderno ma anche con le strutture adeguate-. Susanna Marzolla

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