«Ora la minaccia chimica spaventa più della Bomba» di Enrico Benedetto

«Ora la minaccia chimica spaventa più della Bomba» «Ora la minaccia chimica spaventa più della Bomba» Esperto Usa: «Qualsiasi Paese del Terzo Mondo può diventare produttore» TORINO — L'ultimo allarme viene da Kabul: le Forze aeree del pericolante regime filocomunista avrebbero in dotazione bombe chimiche come estrema risorsa per frenare l'avanzata guerrigliera. Ma non è l'unico. L'Egitto, ad esempio, proprio in queste settimane sta perfezionando la riconversione militare d'un impianto civile, che produrrà — afferma la Cia — gas tossici. Le solenni dichiarazioni firmate 1*11 gennaio da 149 Paesi per bandire iprite, fosgene, sarin e le tante < atomiche dei poveri- potrebbero rimanere lettera morta. Ne parliamo con Brad Roberts, a Torino per una conferenza al Circolo Ufficiali promossa dal Comitato Atlantico del Piemonte. Esperto di guerra chimica presso il «Center for Strategie & International Studies», dirige il Washington Quarterly. forse la più quotata rivista Usa in campo politico-militare. — Signor Roberts, il caso Rabta ha spostato l'interesse mondiale, per la prima volta nel dopoguerra, dalla minaccia nucleare a quella chimica. Oggi, due mesi dopo ia Conferenza di Parigi, come vede la situazione? L'Europa sta venendo incontro agli Usa dopo la crisi Washington-Bonn o elude le richieste di Bush? •■Il Presidente e soprattutto il nuovo segretario alla Difesa, puntano molto sul disarmo chimico. Ho visto Cheney in azione, lo dico per esperienza diretta. Ma il quadro resta complesso. Bloccare la proliferazione nucleare è quasi un gioco da ragazzi in confronto a quella chimica: con lievi modifiche, ogni stabilimento di fertilizzanti può sfornare gas tossici. Secondo i nostri calcoli, il 95f f dei Paesi esistenti hanno gli strumenti per procurarsi armi chimiche, e 24 le fabbricano in patria. L'escalation è vistosa: basta pensare che. fino a due anni fa, solo gli Usa ammettevano ufficialmente di possederle. In questa prospettiva, la decisione Cee presa a febbraio, cioè regolare l'export chimico congelando otto composti suscettibili d'impiego bellico, rappresenta un segnale politico chiaro, ma in pratica l'impatto sarà modesto, D. Terzo Mondo, ormai, sa come aggirare gli ostacoli-. —Avete nuovi elementi? «Ci sono prove, finalmente, che l'Angola ha usato gas d'origine cubana per contrastare Sawimbi e i suoi partigiani. Non dimentichiamo poi che Gheddafi, Rabta a parte, impiega armi tossiche in Ciad: con il trattato d'assistenza militare Tripoli-Addis Abeba questo arsenale potrebbe tranquillamente finire in Etiopia. E il Nord Corea, poi, ha scorte ingenti, come del resto Hanoi». — Gli Stati Uniti amano presentarsi come Grandi Inquisitori che inchiodano alle loro responsabiUtà planetarie Libia, Iran, Nicaragua. Eppure, per restare in Medio Oriente, Paesi filo-americani come Israele, Giordania, Egitto hanno i loro bravi gas. -Vero, l'America sembra usare talvolta due pesi e due misure, una contraddizione grave oggi che la guerra fredda è terminata. Ma va detto che da alcuni Stati è lecito attendersi una guerra chimica difensiva, altri, invece, minacciano apertamente i loro vicini». — Quanto ci vorrà per il disarmo chimico? «H cosiddetto Gruppo Australia, formato nell'85. sta lavorando bene. Occorre allargare il numero di prodotti sottoposti a regolamentazione intemazionale. E non dimenticare la guerra biologica, che obbedisce alle stesse regole di quella nucleare: già oggi possono scatenarla diversi Paesi afro-asiatici-. Enrico Benedetto

Persone citate: Brad Roberts, Bush, Cheney, Gheddafi, Grandi Inquisitori