Iran-Iraq: riamo strisciante di Gianni Bisio

Iran-Iraq: riamo strisciante Iran-Iraq: riamo strisciante L'industria militare di Teheran si affaccia sui mercati internazionali - Forniture belliche sovietiche ai pasdaran - L'Occidente corteggia Baghdad nonostante l'embargo Iran e Iraq si riarmano, approfittando della pace provvisoria voluta dall'Onu. Così, mentre l'Unione Sovietica fa pressioni perché i due contendenti escano dal pantano delle lunghe trattative in corso a Ginevra, entrambi guardano interessati al mercato internazionale degli armamenti, dove molti sono pronti a sfruttare il periodo di tregua in corso dal 18 luglio lungo i 1200 chilometri di confine. Ma il ruolo dei due Paesi nemici non è solo quello dell'acquirente: la primitiva industria bellica iraniana, nata per far fronte all'embargo deciso dall'Onu, peraltro ripetutamente violato dall'Est e dall'Ovest, si è buttata sul mercato della difesa. Così 17dzo (Iran Defence Industries Organisation) si è presentata alla prima edizione del Secarm (Securlty and Army) di Libreville, nel Gabon, ed una folta delegazione, 25 persone compreso il ministro della Difesa, Moliamoti Hossin Jalali. E, fra la sorpresa di molti osservatori, ha messo in mostra un'ampia gamma di prodotti, offerti a prezzi molto competitivi. E' stato un esordio che ha interessato gli analisti militari, in quanto dimostra quanto l'Iran abbia sviluppato un'importante capacità di produzione durante gli otto anni di guerra: i modelli non sono molto sofisticati, ma proprio per questo sono particolarmente adatti ai Paesi del Terzo Mondo e soprattutto all'Africa, mentre il loro basso costo preoccupa per la facilità con cui possono approvvigionarsi alcuni Paesi africani con scarse disponibilità finanziarie. Nello stand iraniano erano esposte persino armi chimiche, a dispetto della recente Conferenza di Parigi che ne ha bandito non solo l'uso, ma anche la produzione. Ora però sarebbe stata Mosca ad aver offerto materiale bellico per ricostituire le scorte iraniane perse soprattutto negli ultimi mesi. Secondo quanto rivela il Teheran Times, una delegazione militare iraniana ha visitato le industrie sovietiche in dicembre: una notizia questa che significa un chiaro segnale di mutamento di fronte dei fornitori, tenuto conto che Khomeini ha sempre dovuto combattere attingendo al grande arsenale dello Scià, tutto di provenienza occidentale e soprattutto americana. A Libreville, nella mostra organizzata dalla Worldwide contact international corporation, azienda che i servizi d'informazione francese stimano 'emanazione- della Cia, fatto certamente curioso, gli iraniani hanno mostrato soprattutto munizioni per artiglieria da 120 mm, mortai da 60,81 e 120, ricetrasmettitori, persino un nuovo anfibio, presentato solo in un video. Soprattutto hanno interessato tre modelli di razzi: l'Oghab, versione iraniana del Tipo 83 cinese (230 mm con un peso di 360 kg), il Nazeat (355 mm, 950 kg), il Shahin2 (333 mm, 580 kg). Anche l'Iraq sta lavorando per ricostituire le scorte belliche di un esercito che, in ogni caso, ha mostrato di essere uno dei più preparati e dei meglio equipaggiati del Golfo. E l'Occidente, come ha rilevato il Jane's, in questa pausa lo sta -corteggiando a dispetto dell'embargo». Dopo aver presentato nel Dubai il mese scorso i migliori velivoli da combattimento, l'appuntamento dei mercanti d'armi è per aprile a Ba¬ ghdad, all'International exhibition for military production, mostra alla quale sono state invitate 18 nazioni. E la Francia, che ha venduto 45 miliardi di franchi di materiale bellico all'Iraq in 15 anni, sembra voler fare la parte del leone, soprattutto per gli armamenti pesanti: già in gennaio nelle officine della Dassault c'erano parecchi Mirage F.l con i colori iracheni pronti all'invio. Sono anche in corso trattative per assemblare in Iraq sia i Mirage 2000, sia gli Alpha Jet. La Brìtish Aerospace presenterà Hawk, Harrier e Tornado, mentre la Gec porterà a Baghdad i kit per modernizzare i Mig sovietici. Si sa anche che almeno 10 aziende tedesche, compresa la Siemens e la MBB, sono interessate all'Iraq, mentre l'elenco dei Paesi che intendono esportare anche nel campo degli armamer.ii è lungo: Italia, Grecia, Portogallo, Turchìa, Urss, Cecoslovacchia, Bulgaria, Jugoslavia, Polonia, Argentina, Brasile, Cina ed Egitto. Se la guerra è un affare, la pace armata non lo è da meno. Gianni Bisio

Persone citate: Dassault, Hawk, Khomeini