E la fiera Hanoi bussò a Occidente di Fernando Mezzetti

E la fiera Hanoi bussò a Occidente Isolato per la guerra in Cambogia e soffocato dal blocco socialista, il Vietnam rivede la sua politica e medita la svolta E la fiera Hanoi bussò a Occidente «Stiamo cambiando tutto, vogliamo meno Stato e più mercato, e maggiori rapporti col mondo capitalista», dice il direttore dell'Istituto di Economia - Scarseggia anche il riso: «Un terzo dei bambini è denutrito» ■ L'inflazione è al 300 per cento, un abitante su quattro è senza lavoro DAL NOSTRO INVIATO HANOI — E' l'ora del ripensamenti. Isolato per il suo intervento in Cambogia, legato a filo doppio al blocco socialista tecnologicamente arretrato e travagliato da profonda crisi economica, il Vietnam sta rivedendo la sua politica, la collocazione internazionale, il proprio sistema politico-economico. Nessuna decisione radicale, ma le insofferenze vengono alla luce anche negli ambienti più ufficiali. Ci si rende conto che il modello di sviluppo a suo tempo scelto non va, che il legame con l'Urss è stato utile per fare la guerra ma non per vincere la pace; che il Comecon è una gabbia, non uno strumento promotore di sviluppo: una pompa che spreme l'80 per cento delle esportazioni in macroscopici e spesso insensati baratti, lasciando appena il venti per cento per i mercati internazionali da cui ricavare valuta forte. Non è solo il vento della perestrojka a spingere a questo, ma la drammaticità della situazione interna, caratterizzata da un incessante sviluppo demografico cui non è corrisposta una pari crescita dell'economia. Il livello di vita è così costantemente peggiorato a differenza di ciò che è avvenuto nei Paesi della regione, a diverso sistema politico. 'Negli ultimi anni abbiamo avuto una crescita demografica di oltre il 2 per cento — dice il professor Le Dang Doanh, direttore dell'Isituto centrale di economia —. Ciò vuol dire ogni anno un milione e mezzo di persone in più da sfamare, vestire, istruire, far lavorare. Per ogni punto di aumento della popolazione avremmo bisogno di 4 punti di crescita economica non per migliorare, ma per mantenere almeno lo stesso livello di vita. Nel 1988, lo sviluppo è stato del 6per cento. Ciò vuol dire che la situazione è peggiorata , come è avvenuto negli anni precedenti». Se ciò è visibile ad Hanoi, per le sue strade affollate di mendicanti, di gente che si spidocchia a vicenda, ben peggio dovrebbe essere nelle campagne. Tempo fa è stata importato dall'Occidente glutammato di sodio, in pratica dadi da brodo, al solo scopo di colorare di qualcosa la modesta razione di riso bollito che veniva distribuita. Carne, neanche parlarne: secondo la Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'agricoltura, il consumo è di 10 grammi a testa al giorno. Ma manca anche un alimento base come il rìso, in un Paese che prima dell'unificazione ne esportava. Secondo la Fao la produzione è stata nel 1988 di 16 milioni di tonnellate allo stato grezzo, pari a 10 milioni di riso vero: tolti gli sprechi nello stoccaggio e mettendo da parte le semine, ne restano nove milioni per i 65 milioni di abitanti, 138 chili annui a testa. Non sarebbe poco se al rìso si affiancassero altri alimenti: ma a parte un po' di patate, di manioca e di soia, qui si mangia solo riso, soprattutto perché non c'è altro, mentre il rendimento agrìcolo rimane sotto le potenzialità per carenza di fertilizzanti, pesticidi, meccanizzazione. A ciò si aggiunga che la maggior parte della produzione è a Sud, mentre la popolazione è distribuita equamente. Alle difficoltà nei trasporti per mancanza di mezzi e infrastrutture si sovrappongono quelle burocratiche: fino a pochi mesi fa erano difficili perfino gli scambi tra province limitrofe. Risultato di tutto questo, come ammette il professor Le Dang Doanh, è denutrizione diffusa in tutto il Paese: 'Il trenta per cento dei bambini sono denutriti: Una ammissione che spiega le recenti ondate di boat-people, non quelle degli Anni Settanta per paura del comunismo, ma quelle di adesso, di fuga dalla fame e dal socialismo reale portato dalle steppe ai tropici. Su questo sfondo i ripensamenti vengono apertamente alla luce: 'Seguendo il vecchio modello di socialismo — dice lo studioso — abbiamo sviluppato una economia di Stato con un processo di collettivizzazione integrale nell'agricoltura, nella pesca, nell'artigianato, per non parlare dell'industria. Abbiamo ignorato o impedito lo sviluppo di elementi capitalistici come il settore privato. Ma in Vietnam non esistevano le condizioni indicate da Marx per quel modello, cioè l'alto livello capitalistico con masse di proletariato e l'alto livello economico. Questo è un Paese di contadini. La situazione è grave. Su trenta milioni di persone in età lavorativa, il 25 per cento è disoccupato'. Su questa constatazione si fondano le riforme in atto: 'Stiamo cambiando tutto, vogliamo introdurre un'economia pluralistica. Accanto allo Stato e alle cooperative stiamo promuovendo il settore privato, le strade di Hanoi sono già tutto un business. Abbiamo deciso di abbandonare la priorità per gli investimenti pesanti, e dare la terra ai contadini, sviluppare quindi l'agricoltura, i beni di consumo, l'esportazione per ricavare valuta forte e importare tecnologia. Riforme come quelle sull'iniziativa privata che vogliamo incoraggiare e stimolare investono l'ideologia e la filosofia dello Stato socialista. Qualcuno diventerà ricco, altri resteranno poveri, e ciò porterà a un cambiamento del quadro politico, con riduzione dell'appara¬ to, diminuzione del ruolo imperativo dei ministeri. L'economia di mercato ha elementi positivi e cerchiamo di imitarli». Varato nel 1986, attuato nell'ultimo anno, il processo di cambiamento ha già innescato un certo dinamismo al quale si è accompagnato un riallineamento della moneta sui suoi valori reali: cioè poco o niente. Il cambio col dollaro, secondo la scuola sovietica a lungo mantenuto artificiosamente alto, è stato modificato più volte, con una svalutazione che in un anno ha superato il mille per cento e che è altrettanto rovinosa sul piano interno: 'Nel 1988 — spiega il professore — l'inflazione è stata del 700 per cento, quest'anno sarà contenuta entro il 300 per cento. Stiamo mettendo a posto tutto il meccanismo dei prezzi, per anni artificiosi». Intanto dalla Germania Est continuano ad arrivare tonnellate di banconote nuove di zecca, fatte stampare Incessantemente per pagare almeno gli stipendi: mediamente sui 30 mila dong al mese, pari a 6 dollari al cambio parallelo e 9 a quello ufficiale, quando ci vogliono 700 dong per un chilo di riso al mercato. Così, per le strade di Hanoi le donnette che vendono una gallina o dieci uova hanno sporte di soldi, i mendicanti a mucchietti, mentre un francobollo per una cartolina costa una piccola fortuna nominale. U professor Doanh, 47 anni, ha studiato a Mosca e a Berlino Est, e non ci si stupirà delle sue prudenti puntualizzazioni dottrinarie, non ha importanza che ci creda o no. Altri più in alto va ancor più lontano: 'Un'economia di mercato — ha dichiarato recentemente il ministro degli Esteri Nguyen Co Thatch — non è una innovazione del capitalismo, ma dell'umanità intera». Bastano queste riforme interne, affiancate dalla riduzione di un esercito che è per effettivi il terzo del mondo, a dar adito alla speran¬ za? No, non basta né questo né la riduzione delle spese militari, ci vuole ben altro. 'Dobbiamo diversificare le nostre relazioni economiche internazionali — aggiunge il professore —. Finora abbiamo sviluppato cooperazione e commercio estero soprattutto con l'Urss e il blocco socialista. Ma ora abbiamo bisogno di stabilire rapporti col mercato mondiale, coi Paesi capitalistici della regione, con l'Occidente. Per questo apriamo le porte al capitale straniero. La nostra legge sugli investimenti stranieri è tra le più avanzate. Non si tratta solo di joint-ventures come altrove, noi siamo pronti ad accettare imprese con capitale straniero al cento per cento, con a capo personale straniero e beninteso possibilità di trasferire i capitali all'estero». Cosa vuol dire diversificare i rapporti economici? Uscire dal Comecon? 'No, continueremo a farne parte, ma dobbiamo guardare anche altrove. 1 rapporti col Comecon sono naturalmen¬ te positivi sul piano politico, ma non si può dire lo stesso sul piano economico. ' Il meccanismo non è efficiente, la cooperazione tra i vari Paesi va male,, il loro grado di industrializzazione e di capacità tecnologica è lontano da quello dell'Europa occidentale o di altre nazioni asiatiche tipo Corea del Sud». Rintanati nei loro ghetti 1 circa diecimila sovietici, tecnici per giganteschi progetti cui entrambi i Paesi stanno rinunciando, il Vietnam è corso da uomini d'affari taiwanesi, thailandesi, giapponesi, singaporeni. La presa d'atto che non da Mosca o Varsavia potranno venire tecnologia e capitali, spiega in reali termini marxisti ciò che sta avvenendo nella politica estera di Hanoi: un cambiamento completo rispetto all'Asean, l'Associazione del Paesi del Sud-Est asiatico, fino a ieri avversata e della quale si chiede oggi di far parte; la necessità per questo di uscire dalla Cambogia, rientrando nella comunità internazionale. Ciò sullo sfondo di un mutato quadro generale, con la distensione Mosca-Washington e il riavvicinamento Mosca-Pechino, nel quale i ripensamenti che hanno portato ai mutamenti interni si manifestano con maggior ampiezza e significato in politica estera. Fernando Mezzetti

Persone citate: Dang, Marx, Nguyen Co Thatch