Quella notte Berija lasciò morire Stalin di Lia Wainstein

Quella notte Berija lasciò morire Stalin in urss nuovi testi sulla sua carriera: ladro, spia, poi potente e malfido servo del dittatore Quella notte Berija lasciò morire Stalin Solo ora con l'intensificarsi della seconda destalinizzazione, attualmente in corso in Unione Sovietica, è possibile rievocare la carriera di Lavrentij Berija (1899-1953): l'impresa infatti equivale a una denuncia sia dell'allucinante personaggio sia del suo complice-padrone Stalin. Non desta quindi meraviglia se ora i testi sull'argomento si susseguono in Urss. Tra l'altro, sul mensile per la gioventù Junost (n. 12) è uscito in versione ridotta il Berija di Anton Antonov-Ovseenko. L'autore è figlio di Vladimir, leggendario eroe della Rivoluzione d'ottobre. Tra il 1923 e il 1927 Vladimir AntonovOvseenko aveva aderito all'opposizione trockista, ma in seguito se ne allontanò. Fu poi console a Barcellona e commissario alla Giustizia. Stalin lo fece fucilare nel 1938. Secondo le leggi del tempo il figlio, laureato in storia, dovette, in quanto 'membro della famiglia di un nemico del popolo» rimanere nei Lager dal 1940 al 1953. Scrisse poi un libro sul padre e un libro su Stalin, Ritratto di un tiranno, che uscì all'estero nel 1980. Le autorità sovietiche sequestrarono allora il suo archiviò e il manoscritto di un libro su Berija. AntonovOvseenko ha riscritto quest'ultima opera, che l'editore Moskovskij Rabocij pubblicherà in versione integrale. L'ini-io dell'insolita carriera fu precoce: a quindici anni Berya ruba nella scuola di Suchumi la cartella con le note caratteristiche sulla condotta ■ degli alunni e provoca il licenziamento del sorvegliante. Lui invece, mediante interposte persone, organizza la vendita dei documenti. Nel 1917 il diciottenne Berya è mandato al fronte romeno, ma dopo sei mesi si fa esentare per malattia, nel 1919 s'iscrive al partito bolscevico. Lavora, a quanto pare, per diversi padroni: per il Musavat (secondo la definizione sovietica 'il partito dei nazionalisti borghesi azerbajzani») controllato dall'Intelligence Service e legato ai servizi turchi e tedeschi e per lo spionaggio sovietico e il suo capo di Baku, Mikojan. In Georgia, regione non ancora annessa ali "Urss, Berija è arrestato come spia sovietica ma Kirov lo fa liberare. Berija si reca allora a Tiflis dove entra in contatto con la polizia segreta menscevica. Nuovo arresto, ora nei sotterranei della Ceka, la polizia segreta sovietica. Liberato da un funzionario amico, Berija diventa capo del Spo (settore politico segreto) e, a ventidue anni, vicecapo della Ceka locale. Secondo alcune testimonianze Berija fu presentato a Stalin nel 1924 insieme con altri funzionari georgiani. Secondo altri, l'Incontro ebbe luogo nel 1929, quando Stalin si recò per cura a Chaltubo nel Transcaucaso. I rapporti tra il dittatore e il più sanguinario dei suoi collaboratori sono stati sottoposti a un'attenta indagine dal generale Dmitrij Volkogonov, il cui padre venne fucilato da Stalin. Volkogonov, che è direttore dell'Istituto di storia militare, sta scrivendo un libro su Troekij e ha finito il primo volume di un'opera su Stalin, Trionfo e tragedia (mensile Oktjabr nn. 10-12). n capitolo Un mostro staliniano è dedicato alla carriera di Berija. Nel 1938 questi è chiamato da Stalin a sostituire rinetto Ezov. Perché una simile scelta? domanda l'autore: 'Perché quest'uomo conquistò così presto la fiducia speciale dell'onnipotente segretario generale del partito? Come potè quest'avventuriero raggiungere in breve tempo i gradini più alti del potere: in pochi anni diventa membro del politburo, primo sostituto del presidente del Consiglio dei ministri, maresciallo, poi eroe dell'Unione Sovietica?: Stalin considerava positivo il fatto che i suoi collaboratori avessero un passato compromettente: Vysinskìj, ex menscevico che aveva voluto arrestare Lenin, era devoto al dittatore, Berija, malgrado i suoi legami con i partiti nazionalisti, nel 1935 aveva pubblicato un proprio rapporto, in cui "dimostrava il ruolo speciale, eccezionale di Stalin nel movimento rivoluzionario del Transcaucaso...: E' quindi nominato commissario agli Interni e — con un gesto definito da Volkogonov "Una semplice operazione cosmetica» — vengono liberati alcuni uomini di primo piano, la cui attività è connessa con la Difesa: i militari Rokosovskij, Mereckov, Gorbatov, il costruttore Tupolev, il fisico Landau e altri, ma intanto entro il 1939 erano periti ventitremila comunisti che lavoravano nella polizia segreta e che avevano tentato di frenare gli eccessi. A proposito delle voci, diffuse anche in Occidente, di una morte di Stalin dovuta a cause non naturali, AntonovOvseenko accusa Berija di aver lasciato il dittatore, colpito da emorragia cerebrale, senza soccorsi per molte ore e commenta: "Stalin stesso più di una volta fece ricorso a questo metodo per eliminare persone sgradite». Secondo Volkogonov, Berija voleva usurpare il potere e Stalin se n'era probabilmente reso conto, poiché i loro rapporti nel 1952 erano diventati più freddi, n tenente generale Vlasik, capo delle guardie di Stalin sin dal 1918, fu arrestato alla vigilia della morte del dittatore. Dichiarò in seguito, a più riprese, che "Berija ave- va aiutato Stalin a morire-. Nessun sospetto, però, è formulato nelle memorie del professore A. Mjasnikov, chiamato il 2 marzo al capezzale di Stalin morente e presente poi all'autopsia (Literaturnaja gazeta del 1° marzo). Arrestato nel luglio 1953, Berija venne fucilato, in dicembre, nel bunker dello stato maggiore del distretto militare di Mosca. I verbali dell'istruttoria costituivano 19 volumi, l'atto d'accusa era lungo cento pagine. 'In questo modo inglorioso, conchiude Antonov-Ovseenko, fini la vita irta di difficoltà di uno dei vampiri più celebri nella storia dell'umanità». Per Volkogonov, la lunga collaborazione si spiega con la disponibilità di Berija a eseguire qualunque ordine: • Stalin gliene diede di assai scabrosi. Cosi Trockij, l'irriducibile nemico personale del vozd. infin dei conti venne eliminato fisicamente con la partecipazione del commissario del popolo». Questo crimine e gli infiniti altri sono dovuti, scrive Volkogonov, al fatto che "Berija era ideologicamente asessuato, per lui non vi era nulla di sacro, adorava solo la violenza... Delinquente, avventuriero in politica e moralmente una canaglia, Berija si ergerà sempre come un'accusa di Stalin, che permise la sua ascesa... Era profondamente apolitico, non capiva nulla di Marx, non conosceva affatto le opere di Lenin. La politica per lui aveva un senso solo in quanto connessa con i suoi propri fini. E solo il potere, il potere, il potere sugli altri». Lia Wainstein

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