Borsano a Casasco: «Via i rami secchi» di Curzio Maltese

Borsano a Casasco: «Via i rami secchi» Borsano a Casasco: «Via i rami secchi» Durante la presentazione alla stampa, il presidente invita il nuovo direttore generale a riordinare l'assetto interno - «Dopo l'Avellino, il Torino è la società che ha più spese» - Il perché della scelta - Confermato il ruolo di Federico Bonetto il giorno della presentazione di Maurizio Casasco, ultimo nome della campagna di primavera del Torino. Si è parlato invece d'altro. Ed è stato un piccolo show di Gian Mauro Borsano, che in questi 15 giorni da presidente ha largamente compensato in interviste e conferenze stampa il black-out di mesi della squadra tutta. Appuntamento alle cinque della sera, brutto orario per i tori in generale, clima da consiglio d'azienda di rampanti. Borsano, Maurizio Casasco e Federico Bonetto, tutti in completo grigio, con cravatta a piacere, tutti giovani. Anagrafe alla mano potrebbero essere i figli di Gerbi e De Finis, o i fratelli maggiori di Cravero: una fotografìa della rivoluzione granata. Casasco era l'ultimo tassello, in perfetta sintonia col resto del mosaico. Bastava guardarlo ieri, accanto al presidente, e immaginare al suo posto un Moggi o un Nassi: impossibile. Eppure la sua nomina a direttore generale del Torino ha suscitato strani stupori, evocato fantasmi. Borsano è subito costretto all'appello degli assenti, cioè appunto Nassi. Moggi, Allodi. «Ho scelto Casasco perché ho apprezzato una faccia pulita, un giovane capace ed entusiasta, e perché credo nel gioco di squadra. Altri perso naggi sarebbero venuti qui con la loro corte, avrebbero imposto certe scelte». Scelte che Borsano non vuole delegare a nessuno, tanto meno ai burattinai riconosciuti del calcio o circo-mercato, liquidati come «figure destinate a sparire in un calcio sempre più manageriale». «Una scelta coraggiosa» secondo il presidente. Ma c'è voluto coraggio anche da parte di Casasco. che aveva in tasca un accordo con Spinelli del Genoa. Un'altra grande, ma più comoda occasione per sfondare. Casasco si è presentato con poche parole, ripercorrendo il suo curriculum (8 anni in ascesa, dal Vigevano al Monza al Brescia), con vaghi riferimenti all'esperienza di studente negli Stati Uniti («dove i manager di grandi aziende han¬ no 30-40 anni» ), e la citazione finale di Pier Cesare Baretti quale modello di riferimento. Una precisazione sul divorzio dal Brescia: «L'ho annunciato a inizio campionato, quando il presidente Baribbi ha deciso di affiancarmi Sognano». Nella grande scommessa di Casasco, non manca un pizzico di sentimentalismo granata doc, da parte di un «lombardo per 300 metri (è nato a Rivanazzano 34 anni fa, ndr), con avi e parenti piemontesi e un lontano amore per il Torino-. Ma i compiti che attendono il nuovo manager hanno poco di tenero. Tanto per cominciare Borsano gli affiderà una scure per tagliare i rami secchi del Toro. Che sono parecchi, se è vero, come ha detto l'ingegnere, che «il To- ne tti o. io ao, bi omnlidi ri nnti no ono orà mi paha To- i , a a ; 5 5 rino è dopo lAvellino la società più cara d'Italia. Icosti del personale incidono per il 74 per cento dell'incasso, contro il 45-47 della media. Ho verificato una sovrabbondanza di ruoli». n riferimento non vale per Federico Bonetto, al quale anzi il presidente e Casasco hanno chiesto una mezza dozzina di volte di rimanere; come direttore sportivo. «Vorrà dire che se ci tenete tanto, chiederò un aumento» ha detto, pronto, Bonetto. Resterà, e curerà con Casasco la campagna acquisti. E poi ancora Borsano, a ruota libera, il presidente, a richiesta, ha stilato una tabella salvezza: «Abbiamo Pescara, Roma e Bologna in casa, il Veronafuori. Per tirarci fuori occorrono 6-7 punti» con Sala che sgranava gli occhi in fondo alla sala. E si è discusso di stadio. Appena arrivato sul ponte di comando, Borsano ha alzato la voce contestando un progetto già tormentatisslmo: «Uno stadio anti-spettacolo — l'ha definito il presidente granata —. E, fatto gravissimo, programmato senza ascoltare il Torino e la Juventus». Per chiudere, due notizie. Muller non parteciperà alla partita di addio a Zico, in programma a Udine, ufficialmente per infortunio. E presto il Torino chiuderà la vicenda del silenzio stampa. Curzio Maltese

Luoghi citati: Bologna, Casasco, Italia, Pescara, Rivanazzano, Roma, Stati Uniti, Udine