Con Liszt e in libertà di Giorgio Pestelli

Con Liszt e in libertà Un'aggressiva incisione del «Totentanz» Con Liszt e in libertà Zimerman al piano con l'orchestra di Boston diretta da Ozawa NELLE Lettres d'un voyageur (1836), George Sand racconta che arrivata a Chamonix in cerca di Liszt e Marie d'Agoult, per identificare il compositore fece questa descrizione a uno sconcertato albergatore: «giacca striminzita, capelli lunghi e arruffati, berretto frusto, cravatta arrotolata amo' di fune, al momento zoppicante e cantìcchiante il solito Dies ira e con aria giuliva». E' un'istantanea che fissa mirabilmente la simpatia del giovane Liszt per la scenografia apocalittica, per l'antica «danza della morte» alimentata dalla passione romantica per il Medio Evo: di questa materia, Totentanz è una delle rappresentazioni più spettacolari. n pianista Krystian Zimerman ne offre una nuova incisione assieme al direttore Seiji Ozawa, in appendice a un Cd contenente i due Concerti per pianoforte e orchestra: tre lavori abbozzati in varie occasioni, ma completati nel biennio 1848-49, data importante per Liszt, che abbandona il concertismo errabondo e si sistema a Weimar. Zimerman è pianista gentile e raffinato, ma in Totentanz tira fuori le unghie di un grande virtuosismo, capace di gesti fumosi e forsennati. La verità è che questa morte è presa a braccetto da un Liszt che scoppia di salute e vitalità (bisognerà attendere le ultime, misteriose composizioni, La lugubre gondola, Nuages gris, Am Grabe Richard Wagners, perché la morte si impossessi come una malattia della sua invenzione): in Totentanz la morte danza ancora all'ungherese, e l'originalità delle trovate maschera la tecnica delle variazioni. Esordio da giorno del giudizio, con bassi squadrati da cui il Musorgsld dei Quadri d'una esposizione trarrà l'incedere pesante del suo Bydlo, scherzi grotteschi, corali organistici, eterei carillon, fuga severa, scatenata rapsodia; di. questo caleidoscopio di stili Zimerman è puntuale messaggero, cavalcante intrepidamente la spregiudicata libertà. Anche dei due Concerti il solista offre una esecuzione ragguardevole; superiore per vivacità e slancio a quanto fa il direttore Ozawa, che della Boston Symphony mette in luce sopra tutto la bravura delle prime parti nei frequenti interventi solistici. Con tutta la loro esteriorità queste pagine conservano tutta la loro forza: la genialità con cui è innovata la forma concertistica resiste a qualunque scetticismo, e l'ascolto abbinato sottolinea le soluzioni complementari del due lavori: basti l'esordio, teso nel primo con l'energia di un leone nemèo, ripiegato nel secondo nell'umbratile clima del foglio d'album. Fra i momenti più felici dello Zimerman è lo scherzo del primo Concerto (allegretto vivace) con la nervosità di un tocco che gareggia con il tinnire del triangolo: vera firma del giovane Liszt, da cui balza in primo piano il profilo del rapsodo ungherese che sonnecchia sotto il paludato apostolo del romanticismo internazionale. Giorgio Pestelli Liszt: «Concerti n. 1 e 2 per pianoforte e orchestra; Totentanz», solista Krystian Zi' merman, Boston Symphony Orchestra diretta da Seiji Ozawa, Deutsche Grammophon.

Luoghi citati: Boston, Weimar