Pace al San Carlo nel nome di Verdi di Sandro Cappelletto
Pace al San Carlo nel nome di Verdi Buon successo a Napoli per «Un ballo in maschera» diretto da Daniel Nazareth Pace al San Carlo nel nome di Verdi NAPOLI — Un pubblico folto e per una volta riconciliato con il proprio teatro ha tributato un buon successo al Ballo in maschera del San Carlo. Una prima rinviata di qualche giorno per concedere al direttore Daniel Nazareth alcune prove supplementari, dopo l'obbligata rinuncia di Vladimir Deiman. E non è certo agevole concertare una partitura tra le più complesse composte da Verdi: pagine dove in molti si sono sforzati di rinvenire influssi di Wagner — la presenza e il conflitto dei «temi» deU'amore e deUa morte, sin dal preludio — e di Offenbach, neUa vivacità ritmica e neUa cura deUa strumentazione. Ma nessun dubbio che la continua invenzione che attraversa il Ballo sia tutta verdiana: 'Opera d'indole popolare sì, ma di forme nuove ed elevatissime: scrisse con acume U critico deUa Gazzet¬ ta Musicale di Milano, recensendo la prima rappresentazione, a Roma nel 1859. E' opera diffide da allestire, anzitutto perché richiede almeno cinque cantanti di qualità. Molto attesa era la prova di Alberto Cupido, al debutto nel ruolo di Riccardo, una parte quasi obbligata per ogni carriera verdiana degna di rispetto. Del governatore di Boston, Cupido, la cui formazione è avvenuta soprattutto nel repertorio leggero e belcantistico, ha reso un ritratto elegante, attento alla chiarezza deUa dizione al fraseggio, ma capace di appassionarsi nel duetto d'amore. Una pagina dove l'ispirazione di Verdi sembra prendere per mano anche il librettista, Augusto Somma, che ben racconta le esitazioni, i dubbi, il desiderio, il ri¬ morso di Amelia. Maria Chiara ha da tempo in repertorio il ruolo di Amelia, al quale offre il supporto di una tecnica sempre sicura. L'Oscar di Nuccia FocUe è stato quasi una rivelazione: il giovane soprano ha reso tutta l'agilità del canto del paggio, ma ha anche compreso come questo spiritello più lieve dell'aria sia il vero, anche se ignaro, motore della vicenda: un adolescente beffardo e impunito, grazie all'intimità di cui gode presso U Conte. Renato era Matteo Manuguerra, mentre come Unica ha cantato Gail GUmore, imponente e spiritata. Molto lavoro neUa regìa di Stefano Piacenti, con qualche eccesso nella rappresentazione dell'antro deU'indovina, dove si agitava una corte dei miracoli cenciosa e in perenne copula. Le scene di Cesare Marcotto riprendevano U bozzetto vincitore del concorso Toti Dal Monte di Treviso. Lo spazio del palcoscenico era delimitato da due pareti di un materiale riflettente, U «lexan», lo stesso usato per U Beaubourg di Parigi. Applausi convinti, ma anche un isolato gruppetto di ostinati fischiatori: espressione forse delle tensioni, non ancora risolte, che attraversano la vita del teatro. Sandro Cappelletto
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