La mappa dell'Italia che inquina di Liliana Madeo
La mappa dell'Italia che inquina Presentato a Roma il rapporto della Lega Ambiente: a rischio più di settemila industrie La mappa dell'Italia che inquina ROMA — 'La situazione è grave e molto preoccupante. Ma non catastrofica. Se c'è impegno, è possibile cambiare rotta». Ermete Realacci, presidente nazionale della Lega per l'Ambiente, ha cosi sintetizzato il contenuto del volume di oltre 500 pagine che ieri mattina aveva fra le mani e presentava al pubblico. E' il primo Rapporto sulle condizioni delle acque e dei boschi italiani, la salute dei cittadini e la distruzione di interi ecosistemi, l'inquinamento urbano e l'economia a rischio, i pericoli che ci minacciano a tavola e le iniziative dello Stato per fronteggiare il disastro, la gestione del territorio e del patrimonio culturale. Non è il rapporto che il ministro Ruffolo ha annunciato da tempo. E' il frutto di un lavoro durato 6 mesi, per cui l'associazione eco¬ logista ha mobilitato 59 specialisti di altissimo livello, che non hanno ricevuto un soldo per il loro contributo. Adesso la Lega annuncia che ogni anno farà questo check-up dello stato di salute dell'Italia, prendendo come modello il rapporto annuale del Worldwatch Institute americano che descrive ogni anno lo stato di salute del pianeta Terra. Otto le sezioni in cui sono distribuiti i dati, le tendenze e le proposte. Tre le premesse fondamentali: i fenomeni italiani vanno collegati con quanto avviene all'estero; i temi sono interdipendenti fra loro (ad esemplo, il capitolo sulle acque rimanda a quello sull'agricoltura, che a sua volta è collegato a quello sull'alimentazione e sul rischio chimico); moltissime sono le lacune del nostro sapere (ad esempio, su oltre 5 milioni di sostanze chimiche note, solo 53 mila sono quelle sottoposte a controlli e di appena il 21% di queste si conosce l'effettiva tossicità). Sul sistema chimica-agricoltura-aliment azione-rifiuti-industrie il Rapporto Ambiente Italia fornisce questi dati. Ogni anno vengono sparsi sul suolo del nostro Paese 2 miliardi e 170 milioni di chilogrammi di antiparassitari e fertilizzanti: 63 kg al secondo, 140 kg per ettaro, 36 kg per persona. In Lombardia, nel 1982, i casi di infezione alimentare sono stati 126; nel 1987 sono saliti a 903. In Italia si producono ogni anno circa 18 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani, 45-50 milioni di tonnellate di rifiuti industriali (di cui 5-10 milioni presumibilmente tossici e nocivi), ol¬ tre 200 di residui agro-zootecnici: vengono smaltiti 3, 5 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani e 2 di rifiuti industriali. Quasi nulla si sa del destino dei residui agro-zootecnici. Esistono più di 7 mila aziende a rischio (di queste, 500 rientrano nella categoria «a rischio grave»). Su 1581 depuratori, ne funzionano 851. Il 50% della fascia costiera è cementificato. Nel Mediterraneo oltre l'80% delle acque di fogna delle 120 più importanti città costiere viene scaricato in mare senza nessun trattamento. Nonostante i miliardi spesi per i depuratori, la situazione è tragica: in Sicilia, su 300 depuratori costruiti, ne funzionano 6. I fiumi italiani sono apportatori di inquinamento: 11 Po versa nell'Adriatico 82 mila tonnellate di azoto, 64 mila di oli e idrocarburi, 10- 20 mila di fosforo, migliaia di tonnellate di metalli pesanti, 7 tonnellate di pesticidi. Dei 72 maggiori fiumi italiani, 44 versano in gravi condizioni d'inquinamento. Per molti fiumi non sono mai state fatte analisi chimico-fisiche. Su 147 ambienti lacustri, l'80% è in condizioni di meso-eutrefia e ipertrofia. L'-uso e consumo» del territorio (erosioni e frane, disboscamento e impermeabilizzazione, cave e dighe, escavazioni degli alvei dei fiumi e costruzioni) non conosce soste. Prendendo come dato medio dell'attuale consumo del territorio quello del bacino del Po, che è dello 0,6% l'anno, si può fissare in circa 100 anni l'arco di tempo entro cui si esaurirebbe l'intero spazio fisico. La vita vegetale finirebbe prima. Liliana Madeo
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