Felice architettura, senza ricette
Felice architettura, senza ricette GINO VALLE, 40 ANNI DI ATTIVITÀ': MODELLI, FOTOGRAFIE E 300 DISEGNI A VICENZA Felice architettura, senza ricette VICENZA — Nella Basilica palladiana una grande mostra antologica su Gino Valle, U celebre architetto friulano che da quarant'anni costruisce in Italia e fuori con un forte e originale linguaggio. La rassegna, che ha il patrocinio del Comune di Vicenza, è curata da Pierre Alain Croset, autore della bella monografia sull'artista apparsa in questi giorni da Electa, ed è organizzata dall'Associazione culturale per l'architettura Abaco. (Fino al 23 aprile; tutti i giorni salvo il lunedì, dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 19). Trecento disegni di architettura, tra splendidi modelli e puntuali fotografie: accompagnati da un centinaio di schizzi, guazzi, quadri, fogli e foglietti, colorati e no, pieni di un'intensa felicità che prende subito e non molla più per tutta la mostra. Gli uni e gli altri pronti a mostrarci dal di dentro, con inesauribile ricchezza inventiva e bellezza di segno, tutte le fasi della progettazione fino al costruito. Spesso quel primo «ovuloche si affaccia alla mente, e subito tenta la sua forma sulla carta, è addirittura emozionante; ma presto l'idea-sogno si evolve, non ci lascia scampo: si moltiplica, si scarnisce, si precisa verso i piani di massima, talora per vie traverse, opposte, complementari, per arrivare infine tra ricorrenti ritorni e nuovi «innamoramenti» ai piani definitivi, pronti per il cantiere. Per situare tutto questo nell'immensa nave gotica della Basilica, ecco ricostruite pareti e stanze come quelle in cui viviamo ogni giorno: i mu- ri-pannelli compongono si può dire due appartamenti o due serie di stanze, senza soffitto. In mezzo, una stretta calle; o forse, poiché siamo a Vicenza, una conerà. I due «appartamenti» contribuiscono a dare un riconoscibile, immediato senso familiare alla mostra, quel tocco che basta; però li scopriamo leggermente sghembi rispetto all'asse della Basilica: col risultato come di avvicinare, spostandole appena, le splendide prospettive esterne della Piazza. Sopra di noi, l'immensa volta ogivale della basilica: più che il cielo, «il mondo», come ci dice Gino Valle. 11 grande mondo nel quale furono sognati, pensati, vissuti e costruiti i suoi progetti. Anche quelli non costruiti — dice —, «soprattutto quelli-, rimasti solo segni e colori «e magari sono i più belli». Ironico come sempre, occhi sorridenti e appena maliziosi. Dentro e fuori casa, intanto, nelle pareti-pannelli, tornano, si infissano, girano, ci chiamano disegni schizzi, quadri, progetti, costruzioni, nella successione in cui sono venuti al mondo. Dalle prime case costruite da Vaile a Udine e a Sutrio, che mostrano le profonde e mai dimenticate radici nei luoghi, a quegli uffici Za miss* presso Pordenone che fecero epoca: la megastruttura insieme congiunge e separa da strade e luoghi il grande universo della fabbrica. Tutto disegnato come piace a Valle, fino ai dettagli dei rivestimenti e dei serramenti Ma ecco il monumento alla Resistenza, che non ferma solo il ricordo ma lo costruisce; e i municipi di Treppo e di Casarca, poco lontano dalla semplice tomba di Pasolini che esprime purezza e incanto infiniti. Seguono altre case e palazzi a Udine e in Friuli che segnano il tipico inserimento di Valle nella città antica, in contrasto con lo stabilimento di Denver, capace di imporsi nel paesaggio aperto e forte, a scala geografica. Mentre negli uffici e albergo alla Défense di Parigi l'architetto costruisce un vero pezzo di città nel caos urbano; e nella sede di New York della Banca Commerciale Italiana mostra la profondità del suo interesse per i temi dell'allusione all'esistente architettonico, reinterpretandone la composizione. Lasciamo al visitatore-lettore il godimento della forza costruttiva dei Palazzi di Giustizia di Brescia e di Padova, della curva dinamica degli Uffici Olivetti a Ivrea, del progetto per l'area della PirelliBicocca a Milano, con la sua limpida varietà di soluzioni tra conservazione di archeologie industriali e nuovissime prospettive. Tutto senza intellettualismi, senza etichette: in un flusso ininterrotto, multiforme e aperto, sempre a fuoco sul caso specifico. Tra i risultati più recenti suggeriamo in particolare la rilettura del nucleo abitativo costruito a Venezia nell'isola della Giudecca: in un complesso quadro ambientale, l'architettura di Gino Valle si fa ricca di evocazioni dell'edilizia industriale della zona, componendole felicemente con elementi e segni tipici dell'antico costruire veneziano. Valle non sottostà, qui come altrove, con quella sua forza differentemente mobile di più, con la sua ironica felicità —, a tentativi di classificazione, a schemi interpretativo-riduttivi; ma ecco che ci regala sul vasto e quieto canale, in un punto di sutura tra la grande Venezia e la minore, un fronte d'acqua di case popolari tra 1 più sereni e delicati che la nuova architettura conosca. Paolo Barbaro Venezia. Le «Case popolari» dell'architetto Gino Valle, presso il mulino Stucky, alla Giudecca
Persone citate: Gino Valle, Paolo Barbaro, Pasolini, Pierre Alain Croset, Stucky, Treppo, Vaile
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