«Tell» astratto a Parigi

«Tell» astratto a Parigi All'Opera il capolavoro di Rossini con la regia di Pizzi «Tell» astratto a Parigi Eliminato ogni riferimento naturalistico, diventa un dramma fatto solo di uomini - Ottimi Van Dani, Merritt e la Cuberli - Direttore Olmi PARIGI — In tempi di crisi ecologica il Guglielmo Teli di Rossini sembra un test infallibile per misurare a che punto è la nostra coscienza della natura. Non è forse un caso, infatti, che quest'opera dove foreste, fiumi, laghi, montagne innevate e scroscianti torrenti, tempeste valanghe e panici squarci di sole sono forse più importanti dei personaggi, ritorni da qualche tempo con una certa frequenza sui palcoscenici dei teatri lirici. Ma come è diffìcile entrare in un rapporto diretto, semplice, «naturale», appunto, con questa presenza, divenuta così problematica, della natura. Se Ronconi, alla Scala, si era buttato nelle braccia del cinematografo, sfiorando il documentario turistico, Pier Luigi Pizzi ha scelto qui l'estremo opposto, eliminando in pratica dall'orizzonte del suo palcoscenico quasi ogni riferimento naturalistico. Grande maestro dell'artificio, Pizzi ha il genio innato del barocco che ricrea magnificamente in tutte le sue forme, storiche e metastoriche. La sua fantasia si sfrena nell'allestimento degli interni ove la fonte di ispirazione è l'arte, non la natura, come ho già avuto modo di constatare altre volte (ad esempio nel Conte Ory di Pesaro): di prati, boschi, fiumi e laghi deve importargli assai poco e ho l'impressione che il nostro amatissimo Jean-Jacques Rousseau gli appaia, sostanzialmente, come un gran seccatore. Non riesco a spiegarmi altrimenti l'incapsulatura del Teli entro grige architetture astratte, l'eterna presenza di uno sfondo color fumo in cui campeggia un pallido sole, la foresta fatta di tronchi neri e spettrali, la breve comparsa d'una montagna dipinta, nell'ultima scena, che precipita quasi subito per lasciar spazio ad uno sfondo bianco e luminoso. L'opera delle profondità ambientali viene cosi a schiacciarsi in primo piano in un luogo privo di vero spazio: il triangolo tipicamente romantico di natura, affetti e politica che si alimentano reciprocamente e convergono nella deflagrazione poetica della musica, pur nella nobiltà figurativa dello spettacolo, fatalmente si spezza. O meglio, sembra che Pizzi voglia rovesciare le cose: la natura che nel Teli alimenta le passio ni, riflette invece qui l'oscurità della oppressione politica e da soggetto che agisce diventa oggetto che pa tisce una plumbea situazione morale: idea magari moderna e suggestiva ma, in rapporto al Teli, difficilmente accettabile. In questo modo l'ultima opera di Rossini diventa un dramma fatto solo ed esclusivamente di uomini, secondo un taglio interpretativo che l'allestimento parigino ha sostenuto, bisogna dire, con le argomentazioni più convincenti. La compagnia di canto era infatti di una qualità eccelsa, a cominciare dal protagonista, il baritono José Van Dam, che nel Guglielmo Teli dà una delle sue interpretazioni migliori: dalla esattezza della pronuncia francese, scolpita con perfezione assoluta, si irradia la luce che investe tutto il personaggio, la sua nobiltà eroica ma non retorica, la calma interiore e la paterna tensione morale del vero condottiero. Grande voce nella stagione della piena maturità. Van Dam si impone senza mai prevaricare, con la classe che è di pochi primattorì. Accanto a lui, la coppia Matilde-Arnoldo ha trovato in Leila Cuberli e Chris Merritt una incarnazione quasi ideale: la prima sfoggia una vocalità precisa e sicura nelle insidie del canto rossimano, appena velata, qua e là, da un senso di lieve freddezza; il secondo ha ripetuto la prova superba data pochi mesi fa nel Guglielmo Teli scaligero: ed è detto tutto. Ottimi anche 1 comprimari Jeffrey Wells (Walter), Jean Philippe Courtis nel doppio ruolo di Melchthal e Gesler, Magali ChalmeauDamonte (Hedwige) e Constane e Haumann (Jemmy). L'Orchestre National de France e il coro dell'Opera di Nizza sono stati guidati con slancio e brillantezza dal giovane direttore italiano Paolo Olmi che ha contribuito in modo determinante al grande successo della serata decretato dal foltissimo pubblico parigino che ha chiamato ripetutamente alla ribalta 1 cantanti, i coristi e U corpo di ballo dell'Opera di Nizza con il suo coreografo Martine Pannata. Paolo Gallarati

Luoghi citati: Nizza, Parigi, Pesaro