Brogli nel Napoletano, mille indiziati

Brogli nel Napoletano, mille indiziati Svolta nell'inchiesta del magistrato sulle politiche '87: gli illeciti riguardano 137 sezioni Brogli nel Napoletano, mille indiziati Comunicazioni giudiziarie per presidenti di seggio, segretari e scrutatori - Avrebbero dirottato migliaia di preferenze da un candidato all'altro, falsificando i verbali ■ Il giallo delle 35 mila schede mandate al macero o bruciate NAPOLI — Un esercito di presidenti di seggio, segretari e scrutatori finiti sotto inchiesta per le elezioni truccate; un magistrato che sta consumando più d'una biro per firmare mille comunicazioni giudiziarie; un'intera provincia coinvolta in uno scandalo di proporzioni difficilmente Immaginabili Epicentro di questo violento terremoto politico è il golfo di Napoli, dove le consultazioni del 14 e 15 giugno '87 sarebbero state trasformate in un colossale gioco delle tre carte: abili mani avrebbero dirottato migliaia di voti di preferenza da un candidato all'altro, falsificando i verbali ufficiali alla presenza di ignari carabinieri, poliziotti e rappresentanti di lista. Al sostituto procuratore Luciano D'Emmanuele sono occorsi oltre sei mesi per districarsi nella giungla dei verbali inviati due anni fa alla corte d'appello da centotrentasette sezioni elettorali della provincia di Napoli. Dopo tutto questo tempo il magistrato sembra finalmente convinto: la raffica di esposti firmati dai candidati «trombati», le denunce di segretari di partito indignati e il grido d'allarme della Giunta per le elezioni della Camera erano tutt'altro che un'esagerazione. n primo, clamoroso sviluppo dell'inchiesta giudiziaria consiste nelle mille comunicazioni giudiziarie che il sostituto si appresta ad inviare a presidenti, segretari e scrutatori delle sezioni. I reati Ipotizzati sono la falsità ideologica in atto pubblico e la violazione delle leggi elettorali I brogli furono denunciati dal segretario del pli Altissimo e dai suoi compagni di partito Patuelll e De Lorenzo. Fu solo uno dei tanti esposti presentati alla magistratura e alla Giunta per le elezioni della Camera su presunte irregolarità nell'intera circoscrizione Napolì-Caserta Oli altri, firmati dai democristiani Giandomenico Magliano e Gio¬ vanni Piccirillo e dal socialdemocratico Alfondo Cecere, sono materia d'indagine per altri giudici, quelli della procura di Santa Maria Capuavetere. In un primo momento, sulla scrivania di Luciano D'Emmanuele giunsero le copie dei verbali di trecento sezioni elettorali di Napoli, Palma Campania, Portici, Torre del Greco, Castellammare di Stabla. Torre Annunziata Pozzuoli. Il magistrato ha impiegato settimane per separare il grano dal loglio. Infatti, le irregolarità individuate in 163 seggi sono risultate puramente «formali», dovute alla mancanza di professionalità o alla disattenzione più che alla dubbia onestà dei presidenti Gli illeciti, quelli più gravi ed evidenti, riguardano 137 sezioni In alcuni casi le elezioni avrebbero avuto esiti addirittura miracolosi: decine di candidati avrebbero ottenuto un numero di preferenze di gran lunga superiore a quello dei voti accordati al partito d'appartenenza Altri, certi della vittoria, si sono visti scavalcati da personaggi che mal in vita loro han tenuto un comizio. Patuelll non fu eletto, l'ex ministro De Lorenzo se la cavò per il rotto della cuffia Se la denuncia dei liberali comincia a sortire qualche effetto, gli esposti dei candidati de e dell'esponente socialdemocratico attendono ancora un riscontro giudiziario. Il racconto dei presunti brogli fatto da Giandomenico Magliano, da Giovanni Piccirillo e da Alfonso Cecere è dettagliato, e riguarda quasi esclusivamente la provincia di Caserta E' ancora indignato il de Piccirillo, che sostiene di essere stato improvvisamente scavalcato all'ultimo momento da un altro candidato. E protesta, dopo due anni, il socialdemocratico Alfonso Cecere, secondo dei non eletti dopo Massimo Nicolazzi, figlio dell'ex ministro. Sulla loro vicenda indaga la Procura di Santa Maria Capuavetere. Gli stessi giudici stanno tentando di risolvere il giallo di 35 mila schede elettorali mandate al macero o distrutte con un gran falò poco dopo le consultazioni nel cortile della pretura di Marcianise, in provincia di Caserta materiale fu dato alle fiamme per coprire gravissime irregolarità-, denunciò la Giunta per le elezioni. Ma l'unica persona che avrebbe potuto svelare 11 mistero delle schede bruciate, Vincenzo Siciliano, custode della pretura, non potrà mai parlare: fu stroncato da un infarto il 16 luglio dell"87, pochi giorni dopo la sparizione dei documenti • Tutti questi episodi, tutte queste inchieste dovrebbero essere unificate — commenta l'avvocato Rosario Rusciano, che rappresenta gli interessi del pli —, Sarebbe giusto che un solo giudice cercasse la verità, perché dietro questo maledetto imbroglio c'è evidentemente una sola mente criminale-. Fulvio MUone L