Mina liberale per Kohl di Alfredo Venturi

Mina liberale per Kohl Gli alleati prendono le distanze dal Cancelliere Mina liberale per Kohl DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Sulle copertine dei settimanali tedeschi è di scena in questi giorni il Cancelliere con i suoi guai politici. Dopo il Kohl incerottato di Stem, ecco il Kohl pensieroso e depresso dello Spiegel. E sullo sfondo la faccia manageriale di Lothar Spaeth, capo del governo regionale del Baden-Wuerttemberg: che nonostante le smentite e le professioni di lealtà è pronto, secondo molti, al grande balzo da Stoccarda a Bonn. H Cancelliere sta vivendo queste giornate difficili nella sua casa di vacanza austriaca sul Wolfgangsee: da dove potrebbe portare, al rientro nella capitale, un rimpasto governativo e un'iniziativa di rilancio politico. n problema che affligge Kohl si compone di due parti, la prima riguarda la disciplina interna del suo partito, la seconda ha a che fare con la coesione della maggioranza che lo sorregge da quasi sette anni. Sullo sfondo c'è una caduta d'immagine del governo, che si riflette ormai da tempo sulle avverse fortune elettorali dei partiti che lo sostengono. La perdita progressiva di consenso è confermata, dopo i recenti rovesci a Berlino e Francoforte, dai sondaggi di opinione. L'ultimo, pubblicato ieri sera dalla seconda rete televisiva, proietta senz'altro quel brucianti risultati su scala federale. Se si votasse domani per il Bundestag, i tedeschi darebbero uno scrollone all'attuale coalizione di governo, manderebbero al Parlamento la destra Republikaner, profilerebbero non una ma due alternative: una maggioranza rosso-verde come a Berlino oppure un'alleanza social-liberale. Come quella che precedette, sorreggendo il cancelliere socialdemocratico Schmirtt, la svolta conservatrice dell'82. Ma non si vota domani, le elezioni per il rinnovo del Bundestag sono in programma verso la fine del •90: e questi venti mesi offrono a Kohl la possibilità di impostare la sua controffensiva. Ma in che modo? Basterà licenziare qualche ministro impopolare? C'è qualcuno che ne dubita, anche all'interno della stessa Cdu. E qui veniamo alla prima parte del problema politico. In una circostanza marginale ma significativa, il varo di alcune misure di politica familiare, il gruppo parlamentare Cdu-Csu ha disatteso, la settimana scorsa, le raccomandazioni di Kohl. Sul piano tecnico la questione è rapidamente rientrata. Ma resta li segnale politico: il partito ha scosso il duplice potere del Cancelliere-segretario. Poi è subentrata la seconda parte del problema: la coesione della maggioranza. Alcuni esponenti liberali hanno cominciato a prendere le distanze dalla coalizione: come Juergen Moellemann, ministro dell'Educazione e capo deUTdp nel Nord Reno-Westfalia. Ieri è intervenuto Otto Lambsdorff, presidente del partito, per rassicurare Kohl: non vogliamo rompere la coalizione, ha detto. Ma ha aggiunto subito: fino alla fine della legislatura. Implicitamente, il discorso delle alleanze dopo le elezioni federali è aperto anche per Lambsdorff, che pure rappresenta l'ala Fdp favorevole alla coalizione attuale. Fu proprio lui, sette anni fa, il promotore della svolta. Quanto all'Spd, dà l'impressione di utilizzare il momento senza sbilanciarsi troppo. Si sa che nel partito non tutti sono entusiasti dell'alleanza con i Verdi che si è fatta a Berlino. Dopo il voto federale proprio il rovesciamento delle alleanze, dunque il ritorno dellTdp alla vecchia maggioranza social-liberale, potrebbe rivelarsi la sola alternativa praticabile a un governo rosso-verde a Bonn: poco gradito a molti tedeschi e non molto presentabile su scala internazionale. Per un eventuale ritorno al potere federale l'Spd ha bisogno della garanzia Genscher. Impedire questa nuova svolta è la scommessa di Kohl, e di Spaeth. Alfredo Venturi

Luoghi citati: Baden-wuerttemberg, Berlino, Bonn, Francoforte, Stoccarda